Premio Racconti nella Rete 2025 “El Cobra” di Nicola Di Marco
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2025Guardare o vedere. Vedere o guardare. Questo è il problema. In genere, fuori, di giorno, portava occhiali da sole con lenti scure. Ne aveva tantissimi. Quasi una collezione. Di sera, e all’interno, occhiali progressivi fotocromatici. Distanza. Occhio destro + 0.50. Occhio sinistro + 1. Addizionale + 2.75. Nonostante questo, i suoi occhi erano affilati come due lame di coltello. Due lingue di serpente infuocate pronte a schizzare veleno. Quando ti guardavano, incutevano timore e rispetto. Per questo, si era guadagnato l’appellativo di, El Cobra. Lui stesso li temeva e rispettava e loro avevano una particolarità poco comune, parlavano. Ma non parlavano come si potrebbe dire di un certo tipo di sguardo, perché avevano proprio il dono della parola, e cioè, emettevano suoni.
I gemelli, così li aveva ribattezzati El Cobra, ci provavano a rendergli più bella la vita e il mondo, era come un gesto di riconoscenza, perché El Cobra, gli aveva dato una casa dentro la sua faccia. Certo, non si sarebbe potuto definire affatto una persona amabile. Uno come lui non lo avrebbero voluto nemmeno all’inferno. Ma si sa, l’amore, a volte, non ha occhi, e se poi sono proprio gli occhi a dircelo, dovremmo prenderla sul serio questa cosa.
Certe volte, El Cobra, li faceva piangere. E non perché fosse una femminuccia, tutto si poteva dire di lui tranne che fosse una femminuccia, ma per annaffiarli un po’, dargli una rinfrescatina, soprattutto nelle torride sere d’estate dove anche lui, diventava più nervoso. La notte, su loro richiesta, li copriva con una mascherina di seta per farli riposare meglio e allora gli cantavano la loro canzoncina preferita, come una ninna nanna prima di andare a letto. Ai gemelli piaceva “Fly Me to the Moon”, sapete quella che fa, ta tara ta tta tara tta ta tarattata…nella versione di Frank Sinatra, Count Basie e Quincy Jones. Li metteva di buon umore e sapevano che la musica calmava anche il Cobra. Quando questo accadeva, bendato, si alzava in piedi e cominciava a ballare sinuosamente. Ballava abbastanza bene, sembrava proprio un Cobra. Ma non così tanto bene da ritenersi un ballerino. E faceva anche un po’ paura, quando
ballava. I gemelli erano gli unici con cui riusciva a divertirsi, ma poco, visto il suo carattere chiuso e impenetrabile. Avrebbe voluto ringraziarli con un abbraccio, ma era troppo indurito dentro, dalla vita, per poterlo fare. E poi, non era mai stato uno tanto abituato a mostrare i sentimenti. Si era fatto dieci anni dentro per omicidio, aveva buttato dal balcone moglie e amante perché li aveva sorpresi a letto insieme e i gemelli avevano assistito a tutta la faccenda, fotogramma dopo fotogramma. Tutto era rimasto impresso nelle loro pupille gustative.
I gemelli, avevano anche provato a fargli vedere cose che altrimenti non avrebbe mai voluto, ne’ potuto vedere di sua iniziativa. Lo dirottavano verso una mostra d’arte ad esempio, o verso un film d’amore, un libro di poesie, un tramonto. Ma non c’era un cazzo da fare, restava sempre il mentecatto che era. Rimanendo sordo alle sollecitazioni dei suoi inseparabili amici gemelli, piazzati da una vita sotto quella fronte scura e minacciosa. Era grazie a loro, se aveva acquisito una certa conoscenza e padronanza del mondo. Questo lo riconosceva anche lui, in certi giorni in cui si sentiva più solo, più umile e più umano del solito. Raramente. Perché dovete sapere, che El Cobra era veramente una grossa testa di cazzo, che li costringeva a guardare le cose del mondo soltanto come voleva lui e non serviva a niente bruciare, arrossarsi, imprecare di non torturarli più con quei video da mentecatto che guardava tutto il giorno su uno strano aggeggio che teneva sempre in tasca o in mano. Il problema era sempre lo stesso per El Cobra, guardare o vedere. Vedere o guardare. Questo era il problema. E infatti, quello che doveva succedere, inevitabilmente, successe.
Una mattina, mentre si stava radendo, i gemelli trovarono il coraggio di parlargli apertamente, perché sapete, non era mica facile parlare con uno come El Cobra, e gli dissero e poi fecero qualcosa che avrebbe cambiato per sempre la sua vita.
“Cobra, molliamo gli ormeggi. Togliamo l’ancora. Abbiamo deciso di andarcene di casa”. Cobra restò impietrito, ma anche un bel po’ spiazzato da tutta questa audacia, perché non è che proprio tutti potevano parlargli così. E ribatté con un sorriso inquietante da assassino quale era, “ma che cazzo dite gemelli, è uno scherzo vero”. “No Cobra, abbiamo deciso di andarcene davvero e di guardare il mondo come, quando e dove ci pare a noi. E tu, purtroppo, non sei più invitato. L’occasione l’hai avuta, ma ora il tempo, è scaduto. Time out. Off Limits. Non sai guardare Cobra, non potrai mai vedere”. Non aspettarono nemmeno che finisse di radersi che saltarono fuori dalle orbite scivolando giù dalla sua faccia, e se ne andarono all’istante, prima che potesse reagire con quella brutalità che
conoscevano bene. Il salto a terra non fu tanto dolce, ma non importa. El Cobra rimase davanti allo specchio a fissare il buio, con il rasoio in mano, cercando a tastoni di accendere l’interruttore della luce. “Dove cazzo siete”, urlava. “Dove cazzo siete andati a finire”. Ma ormai i gemelli, si erano già allontanati. “Addio, Cobra. La lampadina è fulminata. Buona notte”. Guardare o vedere, vedere o guardare. Questo non è più il problema per El Cobra, canticchiavano i gemelli mentre si allontanavano ballonzolando per la strada.