Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2025 “Cronache di un osservatore: Scuola Superiore” di Francesco Pio Calabrese

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2025

Da dove cominciare, vi chiederete? Dal principio, dall’asilo? Troppo sfocato… Dalle elementari? Nessuna correlazione… Dalle medie? Forse, ma nah… cominciamo dal principio della scuola superiore, il primo anno… hahaha il lockdown, tutti chiusi in casa a seguire in DAD… pare passato così tanto tempo… eppure lo ricordo come se fosse ieri… tutti confusi, incerti, spaesati… ma uniti, uguali, messi sullo stesso piano… (ohibò, chi l’avrebbe mai detto che avresti provato nostalgia per un periodo dove fare le stesse cose che fai ogni giorno era considerato addirittura salutare… ma non divaghiamo, il discorso è già lungo di suo). Bene, possiamo dire insomma che siamo partiti tutti dalla stessa base di lancio…

C’è da chiedersi tuttavia… QUAL È STATO QUEL DANNATO CAVALLO DI TROIA CHE MI HA CONVINTO A FARE LA SCELTA PEGGIORE DELLA MIA VITA?! ehm, riformulo…

Cosa mi ha convinto a scegliere quest’istituto, e quest’indirizzo scolastico? La causa di almeno la metà dei miei problemi? Essermi affidato a chi credevo degli amici…

Che mi hanno voltato le spalle non appena hanno visto come le cose giravano qui, né in senso orario né antiorario, ma secondo una sua “logica”. Ora potrei mettermi a rimuginare sui ““bei tempi che furono” cominciando a parlare di quelle volte che noi studenti ci siamo messi a scegliere immagini di profilo di cani… (Tra l’altro, ve la ricordate quella professoressa di matematica, che ci raccontava spesso dei mille cani che ha avuto? Haha…)

O ancora delle volte in cui ci siamo messi dei panni in faccia per sembrare dei fantasmi? (…)

Possiamo davvero dire di essere realmente cambiati da allora…? Di esserci “evoluti”? (…)

Personalmente? No.

A parte cambiamenti legati all’indissolubile ed universale cambiamento del tempo… sono sempre lo stesso… schivo e con un senso dell’umorismo “personale” anche se…

Devo ammettere che sono diventato molto più apatico e disilluso, se non a tratti pessimista, ma basta parlare di me… che egocentrico che sono…

Vi ricordate come dopo la DAD tornammo tutti a scuola così, de botto?

Mi ricordo ancora bene quel paio di volte in cui ci misero nelle aule coi banchi a rotelle…

Penso che siano finiti nella discarica, a fare compagnia a tutti i sogni e le aspettative che avevamo su quest’indirizzo: “Relazioni internazionali e Marketing”…

Illusorio e attraente come uno specchietto per le allodole…

E noi tutti ci siamo cascati, come pesci piombati in una rete composta e intrisa di partita doppia, Keynes und Deutsche sprachen. Alla fine di tutto, mi chiedo: con quale risultato siamo usciti da questa rete?

Liberi? Stanchi? Senza voglia di vivere?

Magari dovrei davvero darci un taglio al credere che ognuno abbia una mentalità simile alla mia, poiché semplicemente, non è vero.

E l’ho capito a mie spese, soffrendo, in solitudine.

Tuttavia vorrei scolpire un testamento: questo racconto non è una struggente e mielosa cantata dei bei tempi finiti.

“I mIgLiOrIiI aNni dElLa NoStRa ViTaAaAah ?”

No.

Sono profondamente stanco di indossare maschere sorridenti, scherzose e ottimiste, penso sia giunto il tempo che parli col cuore in mano…

Allacciate pure le cinture se ne avete, (non vi preoccupate, niente multe o punti levati dalla vostra nuova patente…).

Sono una persona molto schiva, sono di carattere mite, ci metto tempo ad aprirmi agli altri, ma non impiego nulla nell’accendermi nero di collera, a offendermi (solo se deliberatamente) ed entrare in conflitto.

Sono fiero delle mie idee, dei miei sforzi e dei miei risultati, e mi sento profondamente deluso quando non sono riconosciuti.

Preferisco che gli altri mi coinvolgano, piuttosto che instaurare rapporti di mio.

Preferisco aspettare, pazientare, attendere di ricevere le attenzioni e il coinvolgimento, gli inviti altrui.

All’attività sociale opto più favorevolmente allo stare in disparte, pensare, osservare.

Anche per questo mi sento di scrivere questa che per voi risulterà una forma di tortura formato testo, dato che ricordo ancora ogni cosa con lucidità (prima che il tempo, che tende a far “fermentare” i ricordi, unilateralmente, in positivo o in negativo, invecchiando come del buon vino… o diventando sempre più acidi, come il latte…).

Ovviamente dare una descrizione del genere risulterebbe di parte od imparziale, anche per questo desidero lasciare questo testo, come pietra miliare a testimonianza di ciò che è stato, nelle sue milioni di sfaccettature, un percorso chiave della mia, e ovviamente anche vostra, miei commilitoni di classe, vita.

Prima ho creato la metafora della rete coi pesci all’interno, non è una coincidenza, dato che più che un gruppo unito sembravamo più delle tribù suddivise in gruppi, in mente loro uniche e senza eguali ma in realtà tutte quante identiche.

Più che essere uniti, compatti come un argine contro uno tsunami, ci siamo spesso presi a morsi. Raramente siamo andati d’accordo, a malapena a tratti sembravamo una classe, figuriamoci degli amici…

Abbiamo avuto le nostre incomprensioni, i nostri litigi, io credo personalmente di vantare il record di aver bisticciato almeno una volta con ognuno di voi… che campione che sono, eh?

Ai temerari che sono giunti a questo punto, che si staranno chiedendo quando questo fallito cesserà il suo lamento, domandandosi persino questioni quali 

“ma chist a ten na vit aropp a scol?”

Ora vi rivelerò una verità, di cui potreste essere sorpresi o meno: No.

È vero, non ho niente altro, magari vi sorprenderò dicendovi che non sono qualche sorta di automa che si sveglia, studia, va a scuola, esce da scuola e così all’infinito… ma no, c’è qualcun altro oltre quella persona.

Una persona tormentata da dubbi, da vergogne e da mille imbarazzi, bloccata dal vivere a pieno la propria vita da un labirinto mentale di paure, magari solo immaginarie, che preferisce soffrire in disparte all’ammettere di non stare bene e di apparire debole.

Una persona che per questi motivi è stata incapace di costruire relazioni umane durevoli, che si è sempre sentita incompresa, a tratti anche disprezzata.

Questa mentalità porta la mia autostima ad essere quasi inesistente.

Tutto il sarcasmo che uso, le battute pungenti che faccio, i commentini disprezzanti che creo… sono tutti per mascherarmi come sicuro di me.

E sono tanto ma tanto bravo a farlo, che dire, col tempo le abilità si affinano… al punto tale da illudere chiunque di ciò… ma non me…

Io sono sempre stato lucido, forse troppo, non mi sono mai divertito alle feste perché non sono bravo a ballare, non mi piace fare attività fisica perché sono un inetto, non ho nessuno che mi conforti e che si diverta con me.

L’unica mia fonte di gioia, la benzina, che per quanto io mi sia sentito a terra è sempre stata capace di mandarmi avanti, erano i voti e lo studiare.

Vi chiederete (o forse no, in fondo è più interessante un martello pneumatico negli zebedei di te…) come mai dò sempre tutto me stesso anche quando si tratta di fare cose banali…

Non lo faccio per il voto, non lo faccio per il mio futuro, non lo faccio perché tale materia mi piace…

Lo faccio perché è l’unica conferma che io valga qualcosa.

Che esisto, oltre al vuoto che sento perennemente dentro di me, che mi impedisce di intraprendere nuove esperienze e di cambiare…

Io sono stato sempre fin troppo ancorato al passato, attaccato ai ricordi, legato alle persone…

Ma eventualmente… i ricordi svaniscono, le persone cambiano ed il passato si fa sempre più lontano.

E io… io sono sempre rimasto come immobile, incapace di far nulla, se non assistere.

Se non assistere alle ingiustizie, mie e degli altri.

Il mestiere dell’osservatore è il peggiore al mondo, ehehe, ben peggio di quello del professore o del lavoratore del Mc…

L’unico “salario” che ricevi è composto da delusioni e solitudine.

Il dolore di vedere ognuno andare avanti e godersi la propria vita, quando ti senti come bloccato.

Lì cominci a chiederti se effettivamente ci sia qualcosa che non vada con te…

È-è il mio carattere…? Quella volta in cui io—? DOVEVO DARE DI PIÙ, FARE DI PIÙ… È SOLO COLPA MIA SE SOFFRO COSÌ TANTO.

(…)

Stare così è doloroso, il tipo di dolore che desidererei nessuno patisca (per quanto sadico e rancoroso io possa essere)…

Ma ho sempre avuto un’ancora di supporto, una base di comprensione che nonostante tutto mi spingesse a—

NO.

Nulla di tutto ciò.

Nessun abbraccio, nessun conforto, solo occasionalmente gli sguardi di chi vorrebbe aiutare ma non sa cosa fare.

L’unico mio appiglio alla vita, nei miei momenti più oscuri non è stato un sogno, un motivo per cui vivere.

È stata la paura di ciò che viene “dopo”.

Vivere per questa ragione… non è nemmeno vivere… è esistere…

Ancora a galla, magari a tratti desiderando di annegare, in questo oceano di sofferenze, speranze non realizzate e delusioni… 

Ok… ho modo di vedere che questo sta lentamente diventando una lagna esistenziale degna di un cinquantenne divorziato che ha perso recentemente il lavoro.

Nonostante io sia bravo, e dico MOLTO bravo a crearne, questo testo non dovrebbe essere uno di essi.

Mi auguro queste mie farneticazioni arrivino dritto al cuore dell’eccelso, inarrivabile, acculturato gentiluomo o dama che sta assistendo con ammirabile persistenza a questa sottospecie di telenovelas in forma di racconto.


Bene bene… sembra proprio siamo giunti alla conclusione (per la vostra gioia, e per ulteriore dispiacere mio, eh tanto… uno in più, uno in meno…),

questo è il gran momento delle ultime riflessioni sconsolate!

Un’occasione che andrebbe coronata con un misto di champagne… e lacrime… bleah…


Cosa ci troviamo come antipasto? Tramezzini salmone e rimpianti…?

Stendiamo un velo pietoso per il mio catering, tanto deprimente quanto il mio decalogo… beh uhh ah sì! Le riflessioni finali! Ecco:


Ti venisse data la possibilità di rivivere questi cinque anni, cosa cambieresti?

PREFERIREI DI GRAN LUNGA LA SEDIA ELETTRICA.

(scherzo… forse… di certo porrei grandi cambiamenti bla bla bla – menzogne varie -, probabilmente finirei con il rifare gli stessi sbagli, consapevolmente…)


Prossima!

Un momento indimenticabile, che coverai con nostalgia e affetto?

(Ok… questa è complicata…)

Probabilmente tutte le tombole organizzate nel periodo natalizio…

Finanziate dall’istituto di credito che prende il mio nome…

(il cui conto è più rosso del sangue…).


Opinione sui docenti?

Eh… se stanno leggendo ora desidero ringraziarli per essere stati i conduttori di questo treno che è…

che nonostante a volte sembrava sul punto di deragliare o scontrarsi contro un muro…

è arrivato a destinazione, caso straordinario in Italia, persino in orario…


Sebbene alcuni passeggeri abbiano abbandonato il treno ancora in corsa,

di sicuro non sarà stato un atterraggio piacevole…

MA IN FONDO…

CHI SE NE FOTTE.

Hanno pensato a loro stessi, al loro futuro, alla loro felicità, non meritano le mie considerazioni, il mio affetto,

che hanno gettato via dal finestrino di questa dannata locomotiva come un fazzoletto sporco…


Bene, ho divagato di nuovo?

Sto facendo una sorta di competizione per far perdere la pazienza al lettore?

Se sì sono certo di starla vincendo, dannazione, rimettiti in sesto caro mio…

meno male che non ho scritto tutto questo…

un’altra figuraccia evitata… -fiuuuuu-.


Pare proprio siamo giunti agli addii, la conclusione più dolorosa per eccellenza,

e vi chiederete

(GESÙ ANCORA CON QUESTO “CHIEDERETE”, QUEST’IMBECILLE?!)

come farà Mr. Depressione qui a rendere il momento più drammatico,

il climax della piagnucolevolezza, ancora più desolante?


Infatti! Sopresona! Non lo farò!

Ogni mia falange se avesse volontà propria si sarebbe amputata da sola,

da quanto le ho sovraccaricate con questo… come posso definirlo…?


Monologo?

Sì, va bene: monologo.


Quindi concluderò con un messaggio coerente, con la mia opinione di voi,

il bene che voglio a tutti quanti voi!

La considerazione che avete avuto nei vostri confronti!

Ed il successo che vi auguro nella vita!


Andate tutti all’inferno.

Magari con l’ascensore però,

non dovesse esserci un Virgilio pronto a dirigervi, dotatevi di GPS.


Auf wiedersehen, lieber Käfer…


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1 commento »

  1. Stramboloide…

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