Racconti nella Rete®

25° Premio letterario Racconti nella Rete 2025/2026

Premio Racconti nella Rete 2025 “La vera storia” di Olga Foti

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2025

La vera storia di Adamo ed Eva non è come ce l’hanno raccontata, il motivo per cui furono cacciati dal Paradiso terrestre è un altro.

Da un po’di tempo, fra i nostri due progenitori non tirava aria buona, Adamo la sera tornava a casa sempre più tardi, non coccolava Eva come faceva prima e lei sospettava tradimenti.

“Ma cosa ti viene in mente, torno tardi perché c’è molto lavoro, e poi come potrei tradirti se tu sei la sola donna dell’Eden e io il solo uomo?”

Questo era vero ma Eva, per prudenza, mentre lui dormiva gli toccava le costole, le contava e ricontava per essere sicura che non ne mancasse ancora qualcuna.

C’erano tutte, ma i dubbi restavano.

Poi un giorno lei incontra il serpente. Un bel serpente. Pelle verde smeraldo, lucida, occhi e dentini da serpente. Proprio bello, e anche gentile. Le cose che si raccontano sono solo calunnie: è infido, maligno, striscia per terra… Solo l’ultima è vera: striscia. E allora? Tanti animali strisciano, ogni specie ha il proprio sistema per spostarsi da un posto all’altro. Di sicuro ci sono serpenti bravi, gentili e altri, invece, dei veri farabutti. Come gli esseri umani del resto.

Quello era un serpente perbene e conosceva Eva da tempo. Si accorse subito che qualcosa non andava e chiese, da buon amico, si fece raccontare… Poi sentenziò: hai ragione, il Paradiso Terrestre è grande, come si fa ad essere sicuri che non ci sia un’altra donna creata magari con un sistema diverso? Non si può mai sapere ma c’è un rimedio a tutto, basta trovarlo. Adesso ho fretta, se vuoi ci rivediamo domani in questo stesso posto, alla stessa ora.

Strisciò veloce e scomparve.

L’indomani però era lì, come aveva promesso.

“Dimmi, sei mai andata dove lavora il tuo uomo a controllare senza farti scorgere? Hai provato a seguirlo quando, di domenica, ti dice che deve   far riparare la zappa o la cesta per raccogliere i frutti dell’Eden?”

No, Eva non l’aveva ancora fatto, ma c’è sempre una prima volta, e anche una seconda, una terza, e quando Adamo se ne accorse…

Litigi furiosi tanto che le creature dell’Eden protestarono:

“Ma guarda un po’che casino fanno questi due stronzi, non c’è più pace da quando sono stati creati!”  

Passava il tempo ma le cose fra i due non miglioravano, Eva non sapeva ancora se Adamo la tradiva oppure no.

Una domenica mattina – lui dormiva – lei si alzò senza far rumore, si vestì come per andare a una festa, tirò fuori anche le scarpette rosse col tacco e le mise in un angolo, a portata di mano. Poi indossò una vecchia vestaglia per nascondere il vestito elegante e mise in testa un vecchio foulard.

Sembrava pronta per iniziare le grandi pulizie di primavera.

Quando Adamo si alzò disse subito alla moglie: “Ieri ho dimenticato di ordinare le nuove ceste per la raccolta dei frutti, vado adesso, ci rivediamo a mezzogiorno.”

“Vengo anch’io” disse subito Eva con un bel sorriso “mi fa piacere accompagnarti.”

 E Adamo: “Ma no, cara, devi ancora prepararti, mi faresti solo perdere tempo.”

“Sono già pronta” rispose Eva, e in un secondo si tolse la vestaglia, il foulard, e infilò le scarpette rosse.

Non sto a raccontarvi quel che successe dopo, ì loro strilli svegliarono pure il Padre Eterno che dormiva dall’altra parte dell’Eden.

“Di nuovo litigi? Nemmeno di domenica si può dormire, ne ho davvero abbastanza di questi due!”

Fece cenno a un arcangelo che aprì il cancello e li scacciò via con la spada infuocata: “Andate a ramengo, non vi vogliamo più fra i piedi!”

Così Adamo ed Eva con la foglia di fico trattenuta con la mano sinistra, così come si vede nei dipinti, si trovarono sulla Terra.

“E adesso cosa facciamo?”

Quel giorno per l’appunto c’era brutto tempo, tirava vento e minacciava di piovere, dovevano per prima cosa trovare un riparo e questo non sembrava difficile, le caverne non mancavano, grandi e piccole, alcune anche graziose, solo l’imbarazzo della scelta. E ovunque c’erano alberi e alberelli carichi di frutti, erbe e animali, non come nel giardino dell’Eden, certo, ma di fame non sarebbero morti.

“Sai che ti dico? Quasi quasi ci abbiamo guadagnato, qui possiamo fare i cavoli nostri, non c’è nessuno che rompe, nessuno ci dirà che non possiamo mangiare questo, che non possiamo toccare quello! Che ne dici se cominciamo con qualche uovo? E poi quei bei frutti, manghi, vero?”

“Ma che dici! Stavi tutto il giorno in giro ma di botanica non hai imparato niente, quelli ti sembrano le foglie del mango così piccole e senza una spruzzata di rosso?”

Cavolo, quante cose sapeva quella stronza di Eva e sembrava decisa a sistemarsi nel miglior modo possibile. Davanti all’entrata della caverna aveva messo dei rami fitti di foglie per non fare entrare il vento ma prima aveva pulito per terra: “Che porcile fanno questi uccelli! Ci conviene chiudere l’apertura della caverna ogni volta che usciamo, così potremo avere sempre tutto lindo e in ordine!”

Ma figuriamoci, ad Adamo la cosa da qui gli entrava e dall’altro orecchio gli usciva, anche a lui faceva piacere l’abitazione pulita ma tanto se era sporca ci pensava Eva a spazzare. A volte lo faceva anche lui, ma da cani, se si voleva una caverna decente Eva doveva rifare il lavoro.

Per assicurarsi la carne fresca però, e per mostrarsi macho, anche con la neve alta andava in giro alla ricerca di qualche bestia da ammazzare e cuocere sul fuoco e lei ne aveva dovuto sprecare di parole per fargli capire che potevano tenere delle bestie a portata di mano, in un’altra caverna o in un recinto e ammazzarle quando ne avevano bisogno.

Ma di questo parleremo un’altra volta, quello che voglio dirvi invece è che allora, nell’Eden c’era davvero un’altra donna, più d’una, anzi.

Come faccio a saperlo? Ad esserne sicura?

Riflettete un po’.

Voi, come me, avete visto Eve e Adami negli affreschi di chiese e conventi, nei quadri, nelle miniature e persino nelle immaginette che una volta monache e preti regalavano ai bambini. Sapete quindi come erano i nostri progenitori, fisicamente intendo, sia lei che lui avevano lo stesso colore di pelle, lo stesso taglio di occhi, e vi sembra possibile che da due persone così simili potessero nascere anche bambini con gli occhi a mandorla e bambini neri neri con i capelli crespi, per fare solo due esempi?

Naturalmente no, tutti sappiamo dei fattori ereditari, cromosomi ecc, qualcosa di simile avviene anche per le piante, quel brav’uomo di Mendel ce l’ha spiegato bene.

E allora?

Sulla storia della Creazione io ho fatto le mie ricerche e per capire bisogna ritornare nell’Eden e alla gran voglia del Padre Eterno di fare delle cose, in altre parole, di creare. Fino al quinto giorno niente da obiettare, più o meno tutto come sappiamo, come è scritto nella Bibbia, le divergenze iniziano quando all’Eterno viene in mente di fare l’uomo a sua immagine e somiglianza e di regalargli tutto ciò che aveva già creato.

La cosa era più complicata, più faticosa anche, ma lui era l’Eterno, e poi, si disse, domani è il settimo giorno e posso riposare quanto mi pare.

Scese dal trono, cominciò a camminare e poi sedette sotto un albero non lontano da un ruscello e con il fango cominciò a fare dei pupazzetti. A coppie, maschio e femmina.

Dopo un po’ ne aveva una decina e li guardò soddisfatto. Poi accese il forno per cuocerli.

Il forno non era grande e poteva mettere dentro solo una coppia alla volta.

Via con la prima!

Quando la tirò fuori gli sembrò davvero graziosa: bella bocca, bel naso e un corpo armonioso. Forse era solo un po’ pallida.

Poco cotta…?  

Aggiunse della legna e ne infornò un’altra.

Anche di questo risultato fu contento: capelli ricciolini, pelle abbronzata, molto abbronzata anzi.

Sono forse troppo cotti?

E prima di mettere nel forno la terza coppia pensò di ungerla con l’olio.

 Oh che graziosa, un po’piccolina, ma graziosissima e di colore giallino.

Il forno intanto si era raffreddato, l’Eterno vi aggiunse due rami di ulivo e così venne fuori una coppia graziosa come le altre e con la pelle olivastra.

Restavano solo due pupazzetti e l’Eterno sapeva che sarebbero stati perfetti, i più belli di tutti, perché cotti al punto giusto. Ormai aveva la sua esperienza, sapeva come regolare il forno. E infatti: pelle color del rame, splendente, capigliatura nera e folta, insomma, bellissimi, e immaginò i loro bambini mentre correvano fra praterie e foreste.

Anche i bimbi delle altre coppie sarebbero stati deliziosi, con gli occhi azzurri o castani, con i capelli crespi e la pelle scura scura, dei cioccolatini, si disse, e poi quelli con gli occhi a mandorla, i capelli lisci raccolti in un codino.

Soddisfatto sdraiò le cinque coppie accanto a sé per mirarle e rimirarle, così uguali e così diverse, da collocare in diversi punti dell’Eden.

E così fece dopo aver alitato sopra per infondere loro l’anima.

Quindi, cinque coppie, diverse e uguali, collocate in punti diversi  dell’Eden, e che fin dal primo momento si comportarono tutte allo stesso modo. Proprio tutte, e il Paradiso finì di essere un paradiso.

Non che fra gli animali ci fosse sempre pace ma con quegli Adami e quelle Eve c’era davvero da perderci la testa tanto che ben presto il Padre Eterno fu costretto a scacciarli facendoli uscire da cancelli diversi che si aprivano su parti diverse della Terra.  

 “Questa non è più vita, andate fuori dai piedi, tutti quanti!”

Andarono via e da quel momento nel Paradiso ritornò la pace ma sulla Terra finì.

                                           —        —       —

Il Creatore si lamentava con San Pietro:

“Vedi come si comportano gli uomini? Sono gli uni peggiori degli altri, e i bianchicci sono risultati i più spietati. Forse perché sono un po’ crudi, poco cotti?

 Ma cosa mi è venuto in mente quel giorno!”

“Hai ragione, Padre Eterno” disse S. Piero, “ma ormai è troppo tardi, non si può più far niente.”

Mentre parlavano videro passare un angelo.

“Cosa ci fai tu qui?” chiese l’Eterno “ti avevo mandato a far l’angelo custode della bambina bionda nata nella notte!”

“Impossibile Creatore, son dovuto tornare indietro, c’è la guerra laggiù, sparano!”

“Un’altra guerra…? Ancora un’altra? Dovevo restare a dormire quel giorno invece di creare gli uomini!”

Ma ormai era davvero troppo tardi.

Una volta aveva anche pensato di intervenire personalmente, scendere lui sulla Terra, ma S. Pietro l’aveva messo in guardia: “Creatore, se non ci facciamo i cazzi nostri quelli sono capaci di mandare un missile anche quassù.”

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1 commento »

  1. Mi piace molto questo racconto. Un modo di scrivere incalzante, scorrevole, misurato, ironico e nel contempo pieno di rispetto. Mi pare un Dio un po’ troppo umano, ma fa parte di questa storia.

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