Premio Racconti nella Rete 2025 “Mezzo marinaio” di Dionisio Romano
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2025“Ne parliamo appena arrivo. Non so se riesco, ho parecchio lavoro arretrato.” Chiudo la chiamata. Mi aspettano ancora venti minuti di metro prima di arrivare. Metto gli auricolari nelle orecchie e inizio ad ascoltare un po’ di musica. Squilla nuovamente il telefono. Non sarà ancora lei con la storia del viaggio? Penso tra me e me. Rispondo.
“Ti ho già detto che ne parliamo appena arrivo”.
“Di cosa dovremmo parlare?” mi risponde una vocina fanciullesca all’altro capo del telefono.
“Scusa chi stai cercando? Penso tu abbia sbagliato numero.”
“No, non credo, mezzo marinaio”.
“Scusa? Come mi hai chiamato?”
“Hai capito bene. Mezzo marinaio.”
Quel soprannome me lo aveva dato mio padre quando avevo all’incirca nove anni. Si tratta sicuramente di uno scherzo. Mi guardo intorno ma le poche persone presenti nel vagone sembrano assorte, rapite, dai loro smartphone. La metro intanto continua nel suo viaggio verso la prossima fermata.
“Mezzo marinaio, allora hai fatto quello che avevamo programmato? Sei diventato un famoso archeologo come Indiana Jones?”
“Cosa?”
“Non mi dire che alla fine hai lasciato perdere. Dovevamo fare grandi scoperte nelle piramidi. Dovevamo anche esplorare le profondità marine per vedere tutti i pesci del mondo. Ricordi?”
La metro si ferma per far salire e scendere i passeggeri. Mancano quattro fermate alla mia destinazione.
“Chi sei? Perché parli di noi?
Silenzio dall’altra parte.
“Che lavoro fai oggi?” chiede dopo qualche secondo la vocina.
“Sono un importante manager di una società di consulenza internazionale” rispondo orgoglioso, come se stessi parlando a un cliente.
“Ma hai fatto grandi scoperte nelle piramidi o trovato qualche nuovo esemplare di pesce nelle profondità del mare?” risponde il bambino dall’altra parte.
“Certo che no, non ho tempo per queste cose, devo lavorare per migliorare la mia posizione, per fare soldi e acquistare quello che voglio.”
“Ma quindi sei felice così? Allora se puoi comprare quello che vuoi potresti comprare anche un po’ di tempo?”
Questa domanda fatta dal bambino mi coglie impreparato. Resto in silenzio. Intanto la metro continua il suo viaggio e più si avvicina alla destinazione più si svuota. Mancano tre fermate alla stazione in cui devo scendere.
“Beh, diciamo che non è andato tutto come avevo programmato.” Rispondo con voce più bassa.
“Mi sembra di capire che non sei felice. Quindi, cosa sei?”
Dopo quella domanda dall’altra parte del telefono la chiamata viene interrotta. Prendo il cellulare per vedere da quale numero proviene la chiamata. Spento.
Ma come è possibile? Alzo lo sguardo a fissare il vetro delle porte della metro. Riflesso nel vetro vedo un bambino di nove anni con i calzoncini corti, la sua maglietta preferita di color azzurro con raffigurato un pesce pagliaccio e in testa il cappello da marinaio regalatogli dal padre. Mi saluta. Noto subito che sul palmo della mano destra ha una cicatrice, come quella che mi sono fatto anche io cadendo dall’albero. Mentre imitavo Indiana Jones. Si aprono le porte della carrozza davanti a me ora trovo solo una banchina vuota, nulla più. Nessun mezzo marinaio.
Le porte si richiudono. La metro riprende la sua corsa. Continuo a fissare la porta della carrozza in cui ora vedo solo un uomo con lo sguardo assente che ripensa a quello che è appena accaduto. Mancano due fermate per tornare a casa. La metro rallenta, sono vicino alla prossima stazione. Nel vagone siamo rimasti io e un anziano signore che con l’aiuto del suo bastone si alza con lentezza, incurvato sulla sua schiena. Il cappello con la tesa leggermente abbassata lascia intravedere a stento il volto. Si affianca a me pronto a scendere alla sua fermata.
“Dà retta al ragazzino mezzo marinaio o finirai solo e pieno di rimorsi e rancore per le cose che non sono state, restando in attesa che tutto finisca” mi dice con voce debole.
Dopo questa frase l’anziana figura scende dal vagone. Le porte si chiudono subito alle sue spalle senza darmi la possibilità fare alcuna domanda, o forse in cuor mio non voglio farla. Io e il vecchio ci fissiamo negli occhi per qualche secondo. Ora focalizzo bene il viso solcato dalle profonde rughe. Scorgo un leggero sorriso come per dirmi che c’è ancora speranza, c’è ancora tempo per rimediare. Appoggia la sua mano destra sul vetro della porta e la vedo. Quella cicatrice.
La metro riprende la sua corsa. La prossima fermata è la mia.
Entro in casa con aria confusa.
“Caro tutto ok?”
“Amore, prenota subito il viaggio per l’Egitto che avevi in programma. Andiamo alla scoperta delle piramidi.”
Sorrido come da tanto tempo non succedeva.
Racconto ben strutturato, mi piace l’idea del dialogo tramite telefono e non di persona. Si avverte il passare del tempo scandito dalle fermate della metro. Una bella storia di fantasia tra passato, presente e futuro.