Racconti nella Rete®

25° Premio letterario Racconti nella Rete 2025/2026

Premio Racconti nella Rete 2025 “Dora Gray” di Donatella Asmodeo

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2025

La sveglia. Anche oggi, implacabile. Coraggio, meglio uno strappo deciso per staccarsi dall’abbraccio del sonno, come il cerotto dalla pelle.

Via le coperte, giù i piedi. Ciabatte. Alziamoci. Ahia, le ossa. Ma è normale avere il mal di schiena al mattino, già alla mia età? Una volta mi riprendevo molto più in fretta, dall’influenza.

Ah, è vero: il mese scorso gli anni sono aumentati. È cambiata addirittura la cifra davanti. Ho festeggiato concedendomi la maratona di “Sex and the City”, fino a mattina!

Quanto sarebbe bello tornare indietro con gli anni. O almeno fermarsi, però magari senza queste rughette di espressione. Forse sorrido troppo, per questo mi vengono. Dev’essere colpa del mio lavoro a contatto col pubblico: tutti questi sorrisi accoglienti, mi hanno fatto venire le rughe precoci! Per non parlare di tutte le volte che mi mangio le labbra per non rispondere male ai capetti di turno o ai ricconi arroganti che affollano l’hotel di lusso in cui lavoro.

Coraggio, specchiamoci. Ah, menomale, anche oggi l’ho scampata! Il viso è ancora giovane.

Magari, potessi fare il famoso patto col diavolo. Come Dorian Gray. Il bello è che il mio nome è Doriana, ma tutti mi chiamano Dora. E se fosse una profezia? La conturbante e spietata Dora Gray.

Che poi anche la perdizione ha il suo fascino: sedurre, lasciarsi andare al piacere, sentirsi inebriati dal potere di essere amati senza amare. Aggiungerei anche il poter mangiare senza ingrassare, deliziarsi di cibi proibiti senza fastidiosi mal di pancia e raccapriccianti brufoli sul viso.

Altro che sorrisi gentili imposti dalle circostanze e serate passate ad aspettare un messaggio, dopo aver provato a rispettare la dieta con petto di pollo e insalata scondita. La bellezza, questo è certo, apre tutte le porte. La giovinezza è la vera forza. E chi è spregiudicato, arriva dappertutto. Peccato che io sia l’esatto opposto.

Ma è tardi e ho appena il tempo di lavarmi i denti. Oggi in hotel ho il turno di mattina. E’ previsto l’arrivo di un gruppo di dirigenti d’azienda, clienti storici, e dovrò sorridere più che mai.

Che strana giornata.

Il collega bruttino che mi fa il filo mi ha invitata per il solito, noioso caffè, solo che stavolta gli ho detto chiaro e tondo che sta perdendo tempo. Non ero mai stata così diretta, con lui. Anzi, di solito sacrifico la mia breve pausa e accetto di prendere il caffè insieme, fingendo di trovare divertenti le sue terribili battute.

In molti si fermavano a guardarmi inebetiti, oggi. Credevo di avere qualcosa di strano sul viso: che so, di essermi truccata gli occhi di due colori diversi, o peggio ancora di avere qualche sfogo per il pacchetto di patatine alla paprika mangiato ieri sera. Però stamattina allo specchio non ho notato nulla: avevo la solita faccia ciancicata di chi non dorme abbastanza da troppo tempo.

Appena uscita dal lavoro, mi sono sciolta i capelli e ho visto che mi arrivano al sedere. Ma quando sono cresciuti così tanto?

Mi cadevano i pantaloni e ho dovuto ricomprarli, come se fossi dimagrita improvvisamente. Nel negozio il commesso mi fissava ed io gli ho restituito uno sguardo sfrontato. Non c’era lo specchio nel camerino, così gli ho chiesto un parere su come mi stessero i pantaloni di pelle che stavo provando. Mi ha mangiata con gli occhi, allora l’ho tirato dentro al camerino e l’ho baciato mettendolo spalle alla parete. Ancora non posso crederci, ma che mi è preso? Ho un così disperato bisogno di un uomo nella mia vita? Che mi stia venendo la menopausa precoce?

Bibip. Ah, è la mia collega che mi manda la foto con il gruppo di dirigenti. Che scema, c’è scritto “guarda come ti fissa quello moro, e dimmi subito chi è il tuo chirurgo estetico. Altro che a casa con l’influenza, ti sei rifatta tutta, e anche bene!”.

Si, magari. Enrica ha sempre voglia di scherzare. Lei sì, che è una fatalona: super sportiva, sempre a dieta, sa come stare in posa nelle foto, conosce le regole della seduzione. Io invece sono iscritta in palestra, nel senso che ho pagato l’abbonamento annuale, solo che poi toccherebbe pure andarci. La dieta di Enrica la seguo, ma a intermittenza, con uno schema di due a cinque, dove cinque sono i giorni consecutivi in cui mi lascio tentare dai manicaretti dei cuochi al lavoro. Le regole della seduzione per me sono semplici: quando mi piace qualcuno, in sua presenza mi trasformo in un pesce rosso. Divento muta e paonazza per l’imbarazzo. Ma vediamo questa foto, che è meglio. Ehi, dove sono io? Ma che io sono questa? Caspita, ma sarà una foto ritoccata! È vero, il moro mi guarda. Carino… Si, ma io non ho questa pelle radiosa, i miei capelli non sono così rigogliosi e inoltre in foto vengo sempre con un occhio più grande ed uno più piccolo; nemmeno i ritocchi riescono a correggere l’orrore delle mie pose. Qui invece sembro perfetta.

Mi rendo conto che da stamattina non ho più avuto modo di specchiarmi. Vado a controllarmi nello specchio del bagno. Meglio accendere tutte le luci. E… eccomi qua. La solita me, con quattro peli in testa.

“Dora… “.

Chi ha parlato?

“Io. Lo specchio”.

Lo specchio è sempre lì, attaccato alle mattonelle azzurrine del bagno, con la lampadina laterale che da giorni minaccia di fulminarsi.

Quella sembra la mia voce, ma più profonda, più sicura.

Deve essere uno scherzo, ci sarà una telefonata aperta sul cellulare.

“Sono qui, Dora “.

Ok, lo spengo. Spengo tutti i dispositivi, controllo anche il citofono.

“Dora”.

Guardo lo specchio. Il cuore mi picchia nel petto. Sono io, ma non sono io, perché la mia immagine stanca e accartocciata mi fissa con uno scintillio tracotante che non mi appartiene.

“Insomma, Dora, ti sto parlando!” Mi appoggio con la schiena al mobiletto davanti allo specchio, facendo cadere i flaconcini di lozione per i capelli che avevo lasciato in disordine sul ripiano. Le mie labbra non si muovono nell’immagine riflessa, eppure la voce continua a parlare, provenendo da chissà dove.

“Volevi essere giovane e bella, irresistibile e superba. Ora lo sei. Hai un periodo di prova di un mese, durante il quale capirai se il desiderio che hai espresso è veramente ciò che vuoi. Solo in questo specchio vedrai come sta diventando la vera te”.

Guardo i miei occhi riflessi nello specchio e lo scintillio tracotante si spegne. Capisco di essere rimasta da sola con me stessa. La vera me, anche se non so più quale sia.

Forse avrei dovuto evitare di fare il bis a quel brindisi al lavoro, mi sa che ho le traveggole. Ma è facile capirlo: basta andare allo specchio in camera da letto!

Ecco qua. Accendo la luce, mi piazzo e… Ooooooooh!!!!!!!!! Mi sono innamorata all’istante. Di me! Sono bellissima, ma non è solo questo. Sono magnetica, irresistibile, starei ore a guardarmi. Le mie labbra sono carnose e sensuali, il mio colorito appare sano, il mio corpo atletico e sinuoso, i miei capelli ondeggiano come quelli di una sirena e sento un’energia prorompente sprigionarsi da tutto il mio essere.

Ho voglia di rimorchiare. Esco!

Mi siedo al pub, come fanno i personaggi dei miei telefilm preferiti: si siedono a bere qualcosa da soli e attaccano bottone con sconosciuti sexy. Lo specchio non ha detto se resto magra e bella anche mangiando schifezze, quindi bisogna subito fare la prova. Ordino una birra, un panino doppio pieno di salse e patatine. Ecco, il tizio con la camicia a quadri mi sta guardando. Non mi piace. Invece quello laggiù con la maglietta aderente e i muscoli in evidenza sì, che mi piace. Mi basta uno sguardo languido e si avvicina: “Posso farti compagnia?”. Sono un po’ preoccupata che mi veda addentare un panino gigante e spruzzare salse dappertutto, invece mi sorprendo delle mie maniere affascinanti persino nell’ingurgitare un doppio cheesburgher. Trascorriamo la notte da me. Al mattino lo caccio frettolosamente perché devo prepararmi per andare al lavoro. Lo specchio della camera da letto mi restituisce l’immagine della dea della bellezza.

Al lavoro, vengo avvicinata da un uomo particolarmente distinto. E’ del gruppo di dirigenti della Beauty Dream, la società di prodotti cosmetici di alta gamma che ha organizzato il meeting aziendale da noi. Non è il tizio moro che mi guardava nella foto. Credo che questo sia il loro capo del marketing, e so che piace ad Enrica. “Signorina, sono rimasto folgorato dalla sua bellezza e dalla sicurezza che emana. Se è d’accordo, vorrei fare un piccolo servizio fotografico per vedere cosa ne esce fuori. Che ne pensa?”. Che ne penso? La cosa strana è che il cuore non mi stia martellando fino a scoppiare e che non mi sia trasformata nel solito pesce rosso. “Finisco alle 17. Vogliamo fare a quell’ora?” – rispondo come se stessi prendendo appuntamento dal parrucchiere.

Le mie pose sono naturali, il mio sguardo algido come quello delle modelle. Sono una ammaliante sirena, ora romantica, ora maliziosa. Il fotografo impazzisce, Brian – così si chiama il responsabile del marketing – vuole vedermi a cena per parlare d’affari…

Per la cena sul roof garden tengo l’abito da sera con cui ho posato. Sono a mio agio, qui con Brian ad osservare la città dall’alto in basso. E’ questo il mio posto, non in un’ampolla, a guizzare su appena qualcuno mi lancia un po’ di briciole. Brian sorride quando arriva la mia porzione doppia di lasagne: “La voracità è sinonimo di passione”, ammicca. Questo è solo il primo giorno del mio mese di prova, ma so già cosa dire allo specchio.

Trascorro i giorni seguenti tra set fotografici in giro per l’Europa. Non avevo mai viaggiato così tanto! Mi dispiace solo non poter condividere la mia gioia con Enrica. Se l’è un po’ presa, perché Brian piaceva a lei. Le passerà. Altrimenti pazienza, troverò nuovi amici. Qui nel mondo della moda sono tutti pazzi di me e non mi lasciano un minuto da sola: ho una nuova amica truccatrice, una nuova amica parrucchiera, persino un’amica consulente di immagine! Al lavoro ho preso un lungo periodo di aspettativa. Forse non rimetterò mai più piede in quell’hotel. Oh, ma che sciocca, certo che ci tornerò! Nella suite, con Brian, al prossimo convegno! O anche con un altro, non deve essere per forza Brian. Il mare è pieno di pesci!

Mi secca un po’ dover interrompere il mio sogno divenuto realtà per presenziare all’appuntamento con lo specchio. Ma temo che la mia assenza possa essere interpretata come un non voler accettare questo dono. Così torno a casa e cerco di liberare un po’ di spazio mentre i facchini scaricano i bagagli contenenti anche i tanti abiti che mi sono stati regalati. Dovrò comprare un appartamento più grande, è evidente. Una sirena non può stare in una vaschetta per i pesci. Vado a dormire. Domani mi tolgo questo pensiero dello specchio e poi potrò tuffarmi nella mia nuova vita.

Eccoci qua, specchio, ora ti libero da questo telo! Scusami se ti ho coperto, ma non ci tenevo a vedermi ingrassata e brufolos… Ah, che orrore! Che colorito giallo, sembro malata! Cos’è questo sfogo intorno alle labbra? Mi fa schifo! Non ci posso credere, questo bubbone sulla fronte mi fa sembrare un unicorno! E questo? Specchio, puoi farla sparire per sempre questa immagine, perché io ho deciso”.

“Buongiorno, Dora”.

“Si, ciao, buongiorno. Io voglio restare per sempre bella e senz’anima.”

“Ci hai pensato bene? Sei sicura?”

“Certo. Ero un pesce rosso, grassottello e con tendenza all’acne. Nessuno cercava la mia compagnia, tranne Enrica, a cui piaceva farsi bella con l’amica goffa. Per gli uomini non esistevo. Ora invece sono una splendida sirena, tutti mi adorano, ho una carriera di successo e gli uomini cadono ai miei piedi”

“Se è così, mi dispiace”. La mia immagine riflessa mi rilancia uno sguardo sorpreso, preoccupato, iracondo. Del tutto slegato dal dispiacere che quella voce così simile alla mia esprime. Stavolta, nessuno scintillio tracotante anima i miei occhi e l’unico segno della presenza oltre la mia, è la voce da dietro lo specchio.

“Mi dispiace perché tu non sarai eternamente giovane, bella e superba. Non sarai Dora Gray. So che ne soffrirai, e questo mi rincresce”.

“Ma in che senso ti dispiace? Tu sei il diavolo, no? Non puoi avere sentimenti. Ma se anche fossi lo spirito di Dorian Gray, non saresti certo il tipo che si preoccupa per gli altri. Perché allora ti devi dispiacere proprio per me, anziché darmi ciò che desidero? Me lo avevi promesso!”

“No, Dora, non te lo avevo promesso. Vai a rileggere l’inizio di questa storia, se non ti fidi. Troverai scritto ‘ Hai un periodo di prova di un mese, durante il quale capirai se il desiderio che hai espresso è veramente ciò che vuoi’. Ed è successo questo, infatti: trascorsi trenta giorni, hai capito cosa vuoi. Quindi ora muoviti per realizzarlo. Vuoi essere bella? Smetti di mangiare schifezze. Vuoi che gli altri ti amino? Esci e incontra persone vere, anzichè passare tutto il tuo tempo libero davanti alla TV. Vuoi restare giovane? Comincia ad amare te stessa, scopri cosa ti piace, dai ascolto alla tua curiosità anziché imprigionarla in un’ampolla”.

“No Specchio, non puoi farmi questo! Specchio! Specchio!”

Silenzio.

Corro allo specchio della camera da letto. Una fitta di dolore mi trafigge l’anima mentre riconosco la vecchia me. I pantaloni elasticizzati da sirena sinuosa ora strizzano la mia circonferenza da pesce rosso. Tutta la mia figura è tornata ad assumere l’aspetto malsano di chi ha sostituito la luce del sole con quella dello schermo e l’amor proprio con il comfort food. Detesto me stessa per essermi confinata per anni in un angusto acquario, preferendo sbattere la testa su quel vetro anziché esplorare l’oceano ignoto.

Rovisto nell’armadio e in un angolo, sepolta sotto jeans e maglioni accatastati alla rinfusa, la trovo: la borsa della palestra. Già pronta e intonsa dal giorno in cui mi sono iscritta, mesi fa. Carico la borsa sulla spalla, con una mano prendo le chiavi di casa e con l’altra cerco il numero di Enrica sul cellulare.

Le sirene riconoscono i loro errori. E si scusano.


Le sirene sanno quanto siano pericolose le tempeste, ma non per questo rinunciano al mare aperto.

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5 commenti »

  1. Ho trovato il testo originale, soprattutto per i periodi corti che rendono la lettura piacevolmente veloce. Il personaggio di Dora è vero, nel senso che credo molte donne possano riuscire ad impersonarsi in lei e nelle sue insicurezze (me compresa). Ho apprezzato il risvolto finale, con la protagonista che decide di impegnarsi per ottenere quello che vuole. Nel complesso, questo racconto secondo me è molto carino e ha il pathos giusto per attrarre lettori.

  2. Mi piace molto l’idea del periodo di prova e di uno specchio chiacchierone. É un racconto molto carino.

  3. Bel racconto, letto d’un fiato. Per ottenere ciò che si vuole c’è bisogno di sacrificio, non basta semplicemente desiderarlo. Complimenti.

  4. Racconto scorrevole e divertente. Si legge con piacere.

  5. Grazie infinite a tutti per i commenti di incoraggiamento!

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