Premio Racconti per Corti 2025 “La Cantilena” di Anna Rosa Perrone
Categoria: Premio Racconti per Corti 2025Il caldo soffocante l’ha svegliata. Ha le vesti, madide di sudore, incollate alle sue carni in modo insopportabile.Si guarda attorno cercando di capire dov’è e cosa le sia successo.
La stanza è illuminata da una piccola luce ma non riesce a capire dove si trova. Le sue mani stringono la testa dolorante che sembra una tabula rasa: non trova le parole e neanche una semplice vocale per urlare la sua agitazione, le viene in mente solo un numero che ripete compulsivamente 123655.
Un numero di telefono di qualcuno che puo’ aiutarla? Forse.
Sa solo che deve uscire da lì. I piedi nudi, sul pavimento le danno sollievo. Muove qualche passo, allungando davanti a sé le braccia perché sente di non aver completo equilibrio. La parete della stanza gli viene in aiuto e subito vede la porta.
Sì, finalmente ha la possibilità di uscire da quel posto!
Abbraccia l’anta che con il suo colore biondo legno, la rassicura mentre le sue mani cercano la maniglia.
Quella porta però non ha nessun appiglio per liberarla da quella prigione.
Ma perché ogni tanto le appare l’immagine di un filo spinato?
La toppa, priva di chiave, invece le fa intravedere che oltre lo stipite c’è luce. Si mette in ginocchio cercando di far scivolare il suo occhio oltre lo spiraglio.
Ora può vedere: ci sono le mura di Lucca là fuori e un ragazzo e una ragazza in bicicletta che percorrono ridendo i viali alberati in una bella giornata di sole. E come ridono! forse sono innamorati.
Si rialza la visione dei due ragazzi la turba, ma chi sono? Li conosce?
Ma ha voglia di sapere cosa succede fuori.
Si rimette in ginocchio e guarda oltre la fessura della serratura: oh ci sono nuovamente i due ragazzi, ma non sono più in bicicletta. Camminano semplicemente in una via elegante con molti negozi. Anche loro sono vestiti con abiti eleganti. Entrano ed escono dalle botteghe ma stavolta non ridono, sembra che non riescano a comprare nulla…
In tutte le vetrine dei negozi ci sono dei cartelli, ma non riesce a leggere cosa c’è scritto, mentre sente le sue labbra pronunciare uno strano nome: Fillungo.
E’ ancora più turbata, un turbamento che le incute paura, distoglie nuovamente lo sguardo, vuole uscire e scappare lontano, deve aprire la porta o farla aprire da qualcuno, ma invece guarda ancora una volta dal buco di quella serratura.
Ora vede un’altra stanza che le sembra poco ampia: un corridoio forse, e la porzione di un mobile, di foggia antica, sul quale è appoggiato un telefono.
Ecco deve arrivare a quel telefono e chiedere aiuto, il numero che deve comporre già lo conosce anche se non sa chi risponderà. Ruota la testa sul buco della serratura e vi appiccica l’occhio quasi a sentire dolore, ora può dilatare la visuale e scorgere di lato un quadro appeso alla parete, dalla parte opposta un grande vaso di ceramica di color ambra con una pianta a grandi foglie di un verde intenso: che strano ha l’impressione di averne avuta anche lei una simile anzi a guardarla bene… Ma sì è proprio quella!
Cerca di catturare qualche altro dettaglio mentre è assalita da una agitazione che fa martellare il suo cuore con un ritmo forsennato, non riesce a mettere in una relazione logica ciò che vede, sembra che le cose si siano mescolate in un tempo senza un prima e un dopo.
“Aiuto, apritemi, ho paura, apritemi “ grida mentre inizia a battere con violenza la porta con i pugni.
Dall’esterno un passo frettoloso…, lo stipite della porta inizia a scorrere lungo un binario.
Ora con grande meraviglia non ha più di fronte a sé nessuna barriera, ora è in piena luce dentro la stanza che prima vedeva dallo spiraglio.
Di fronte a lei c’è una signora che non conosce eppure le incute una istintiva fiducia.
La donna le si avvicina con tono pacato, le accarezza il viso per tranquillizzarla, ma lei scappa e raggiunge il telefono, prende la cornetta e compone quel numero che sembra occupare tutti i suoi pensieri 123655, 123655…
La signora la raggiunge e l’abbraccia togliendole dolcemente di mano la cornetta.
“Mamma, le dice quasi piangendo, nessuno risponderà a quel numero perché eri solo tu a rispondere a quel numero. Hai fatto nuovamente il tuo brutto sogno?
Poi le prende il braccio e le accarezza l’interno dell’avambraccio sul quale è ancora visibile il tatuaggio.
“Sono Sara, ti ricordi? Sara tua figlia, dai andiamo in cucina a mangiare qualcosa di buono e a raccontarci un po’ di storie belle, quelle che hai vissuto dopo…”
Mentre la accompagna, Sara sorreggendo i suoi passi incerti, pronuncia quasi cantando una cantilena che adesso lei meccanicamente ripete:
mi chiamo Ester, questa è la mia casa, ho novant’anni, sei mia figlia Sara, non c’è più il filo spinato fuori…
Commovente. Un inno a non dimenticare. Perché, per un attimo, pur conoscendo la storia, anch’io ho pensato fosse un numero di telefono al quale “rispondeva solo lei”. Poi arriva il tatuaggio… e una lacrima di commozione. Grazie.
Che bel racconto,commovente brava ti sei superata
Sicuramente la storia della sezione racconti per corti, nonostante abbia uno stile che poco si presta al soggetto cinematografico, che mi ha colpito di più. Brava.
Grazie ad Anna Rita e a Giovanna dei bei commenti. E’ sempre gratificante sapere che ciò che scriviamo suscita sensazioni e spunti di riflessione.
Molto intenso, perturbante e pieno di domande. Il numero somiglia a quello che la Segre ha sul braccio, quindi avevo capito subito di cosa si trattasse, ma il non detto è comunque di grande effetto e mi ha tenuta incollata fino alla fine.
Molto efficace, soprattutto a livello visivo: la mente può arrivare a dimenticare(anche a causa o grazie alla malattia) ma quel numero resta inciso sulla pelle. Una condanna carnale. Come già detto da altri colleghi anche se non è scritto come un soggetto si presta molto bene a diventare immagine. Complimenti!
Grazie Hesdeker , è davvero un piacere sapere che una mia storia arriva al cuore.
Un grazie particolare a Isabella e a Jacques dei commenti così gratificanti.
FRA QUALCHE GIORNO SCADRANNO I TERMINI DI PARTECIPAZIONE AL CONCORSO “RACCONTI NELLA RETE” COMUNQUE VADA E’ STATA COME AL SOLITO UNA BELLA ESPERIENZA , IN BOCCA AL LUPO A TUTTI I PARTECIPANTI: E’ STATO UN PIACERE INCONTRARE LE VOSTRE STORIE!
Intenso e carico di significati, oltre che emotivamente toccante. Brava!
Grazie Caterina del tuo commento.
Complimenti Anna Rose, hai gestito con maestria la suspense in una storia intensa e potente.
Grazie Roberto di aver letto e commentato il mio racconto.
Avvincente e con un finale delicato e commovente, Brava!
Complimenti per il racconto, costruito bene nel creare suspense fino alla fine. Brava!
Grazie Marialuisa e Alessandra di aver letto e commentato il mio racconto.