Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti per Corti 2025 “Intimo Ingrid” di Massimo Vezzaro

Categoria: Premio Racconti per Corti 2025

Daria torna dal lavoro con il treno delle 18.10 che detesta perché è sempre affollato. Nota una donna con una borsa alla moda. Nonostante qualche ruga, il corpo è snello, l’abito fine, il trucco curato.

Dal polso della donna pende un sacchetto di carta dorata con il logo di Intimo Ingrid, “Boutique de lingerie”. Per un sussulto improvviso del treno, dallo shopper caduto esce una scatola con la foto di una modella in lingerie.

Daria coglie qualche sorrisino ammiccante degli uomini più vicini e pensa che la imbarazzerebbe sentirsi togliere i vestiti da sconosciuti che la immaginandola con quell’intimo addosso. La donna, invece, fiduciosa e incurante, recupera le sue cose.

Daria pensa a un acquisto dell’ultimo minuto, forse per un appuntamento. Da quanto tempo a lei non capita qualcosa del genere? Si dirige verso l’edicola: prima di dormire sfoglierà qualche rivista. Uscire le mette ansia, il cuore martella in petto e il solco tra le labbra e il naso le si bagna di sudore.

È così dalla maledetta notte di San Silvestro.

Daria segue il flusso dei passeggeri per uscire. Davanti a lei, la donna osservata in treno stringe il braccio ad un uomo e gli sorride divertita. Lui le propone una caffetteria vicina, con una voce profonda e calda che, per Daria, è una staffilata bruciante.

È lui! Un lampo violento della memoria la riporta a quella notte. Si rivede danzare in piazza, mezza ubriaca, sui ritmi mixati dai dj. Fa scompostamente auguri a tutti, abbracciando amici e sconosciuti. Arriva lui, parla, balla, sorride, poi la trascina nello spazio buio tra i furgoni della radio e le casse di amplificazione. La fa piegare sulle ginocchia e le blocca la faccia contro la patta aperta dei pantaloni.

Daria risente il rumore secco del coltello a scatto e il gelo della lama appoggiata sugli zigomi. Le risalgono in bocca, dallo stomaco, i conati di vomito di quella notte.

«Se parli, ti ritrovo e ti faccio pentire di esser nata!» le dice, strafottente. «Tanto non ti crederà nessuno! Per tutti sarai solo una ubriaca e un po’ troia», aggiunge sicuro.

Da allora un gorgo si avvita in lei: l’impotenza della preda braccata; la paura che lui la trovi ancora; il senso di colpa, per aver ceduto; l’ansia per la curiosità morbosa delle cronache locali e dei vicini, se l’avesse denunciato.

Ora la donna del treno è in pericolo, Daria lo sa. Arraffa un tovagliolino di carta della caffetteria, ci scrive sopra “Scappa. Sei in pericolo!” e lo fa finire, appallottolato, in grembo alla donna del treno.

Capisce subito che è stata una mossa goffa. Torna indietro e segue i due fino alla corsia dei taxi. Capta, senza mostrarsi, un appuntamento all’ora di cena: ha un’altra chance. Si infila in un taxi e segue la donna del treno fino alla scalinata dell’Hotel Regina Margherita, ma non riesce a parlarle: l’addetto alla vigilanza vede in lei una disturbatrice della clientela e la allontana.

Daria torna verso casa con le spalle gravate dal fallimento e squassate dal pianto. Apre il portoncino, controlla la posta come fa sempre, allunga il braccio per tirare a sé il battente. Avverte prima una resistenza forte, poi una spinta brutale, improvvisa la chiude nel vano angusto e umido dei contatori. Qualcuno la schiaccia contro i tubi del gas e ansima. Daria sente una lama fredda sulla guancia, mentre una mano forsennata la fruga.

«Tanto lo so che ti piace. Siete tutte così. Troie!»

Daria riconosce subito la voce: ancora lui, ancora una volta nelle sue mani. Il grido di aiuto le si strozza in gola.

Dalla strada, oltre il portone chiuso, una voce di donna protesta furiosa: “Aprite! Presto! Aprite ‘sta cazzo di porta!”

Scatta l’apertura del portone. Un rumore secco, improvviso, violento, fa trasalire Daria. L’uomo dietro di lei caccia un urlo spugnoso e molla la presa. Poi una mano sottile e premurosa aiuta Daria a scavalcare il suo aggressore, rannicchiato a terra, e la guida nell’androne. A terra una cassetta di plastica per le bevande, spaccata, mostra del sangue lungo il bordo tagliente.

È la donna del treno.

Dal mezzanino, una signora agita le mani verso di loro. «Qua! Presto! Da me!». Avvolge Daria con un plaid e si affretta a serrare con tre mandate. La donna del treno le tiene ancora la mano: «Io Sono Miriam. Ora è finita!».

Le racconta di aver visto, dalla veranda dell’albergo, l’uomo con cui doveva incontrarsi a cena. Insospettita, l’ha seguito e ne ha indovinato le intenzioni. Si è fatta aprire, ha afferrato l’unica cosa a portata di mano, una cassetta per le bibite, e l’ha calata sulla testa di quella carogna con tutta la forza che aveva.

Daria racconta a sua volta, finalmente.

Nelle loro conversazioni interminabili al telefono, mesi dopo, Daria si agita ancora, ogni volta che Miriam le racconta della gentilezza di quell’uomo che si era fatto avanti con un premuroso «Dai qua, ti aiuto io», mentre le prendeva il trolley e l’aiutava a scendere.

Portava il foulard blu a gigli dorati, il segno di riconoscimento di Larryboy_4, conosciuto in chat, che Miriam avrebbe dovuto incontrare. Lei non aveva avuto il minimo sospetto, davanti alla gentilezza inattesa. «Mi hai colto di sorpresa!» gli aveva detto, appena scesa dal treno.

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5 commenti »

  1. Per una volta, è la donna a salvare un’altra donna e questo mi piace. Nel soggetto del corto c’è un percorso circolare fra la protagonista (Daria) che ha subito una violenza sessuale e la signora che incontra sul treno e che Daria tenta di salvare da analoga esperienza, avvisandola del pericolo. La chiave del racconto forse sta proprio in un invito alle donne di volgere anch’esse uno sguardo protettivo contro la cultura del dominio e dello stupro che purtroppo ancora rende meno libera la loro vita. Non sappiamo se Daria riuscirà a superare il trauma della la violenza subita, a saper nuovamente aprirsi alla vita e al mondo ma pensiamo che l’amicizia fra lei e la sua salvatrice, la condivisione della terribile esperienze potrà aiutarla e molto. Complimenti

  2. Mi piace. Due donne solidali per combattere un maschio prevaricatore

  3. Grazie Anna Rosa, grazie Gabriella. Avete individuato un tema di rilievo e il riferimento alla circolarità mi pare azzeccato. Miriam é fortunata e sfugge per una pura casualità (lo sguardo dalla veranda dell’hotel) al destino che Daria ha già amaramente conosciuto e che continua ad inseguirla, prima psicologicamente con l’ansia, poi anche fisicamente nella persona di Lorenzo. Un piccolo gesto inefficace (l’avviso sul tovagliolino di carte) e uno più deciso, imposto dall’urgenza dell’aiuto, (l’intervento di Miriam; l’accoglienza nella casa della signora del mezzanino) possono forse cambiare le cose, per Daria in particolare. Miriam e Daria possono in fondo rappresentare due facce che a volte coesistono nella stessa persona. Grazie delle vostre osservazioni.

  4. Quanta attualità e quanta angoscia. La tensione è palpabile fino alla fine. Complimenti.

  5. Sequenza serrata tra suspense e colpi di scena per un saggio già pronto a diventare la sceneggiatura di un cortometraggio sulla solidarietà femminile contro la violenza sulle donne. Complimenti!

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