Racconti nella Rete®

25° Premio letterario Racconti nella Rete 2025/2026

Premio Racconti nella Rete 2025 “Una mora per i tuoi pensieri” di Nina Lucchi

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2025

Un vortice di neve si infrangeva sul parabrezza dalla macchina, a guardarlo faceva girare la testa, come fissare la lavatrice in funzione.

“Ne vuoi una?” Sandra allungò una mano verso i sedili posteriori, mentre l’altra era ben ancorata al volante; quando la mano rimase vuota la svincolò di nuovo appoggiandola affianco all’altra. Di solito Sandra guidava con la mano destra appena appoggiata alla lunetta inferiore del volante, mentre la sinistra reggeva una sigaretta vicino all’apertura del finestrino, girava sempre la testa e con un bacio espirava il fumo, illudendosi che così non avrebbe raggiunto Myria. Ma quel giorno era buio e la neve aveva invaso tutta l’aria, rendendo impossibile vedere oltre a un metro e obbligatorio stringere il volante come il cappello quando si alza il vento. La macchina procedeva piano, avvolta in un tornado di neve che sembrava avvolgere solo lei, accompagnandola passo passo. Sandra alzò gli occhi nello specchietto retrovisore, Myria aveva diligentemente estratto le prime tre caramelle dall’involucro cilindrico, tutte rosse, senza strappare nemmeno un millimetro di carta; aveva poi preso quella viola, l’aveva appoggiata sulla lingua morbida.

“Com’è?” le aveva chiesto Sandra sorridendole nello specchietto; Myria aveva fatto tintinnare la testa. “Che c’è che non va?”

Myria guardò fuori dal finestrino, sporgendo un po’ il collo oltre la protezione del seggiolino, la neve che cadeva vorticosa; sembrava che qualcuno stesse sbriciolando dei coriandoli bianchi sopra la loro auto. Gli occhi di Sandra si piegarono leggermente, continuando ad alternarsi fra la strada e il riflesso della bambina, il viso le si contrasse un po’ nell’unica ruga tra le sopracciglia: “Lo sai che poi ti diverti, il papà fa i tortellini migliori del mondo, te lo sei scordata?”

Myria guardava fuori, i fiocchi che sbattevano da tutte le parti le facevano girare la testa, non aveva mai visto tanta neve in vita sua; con la lingua rigirava la caramella gommosa da una guancia al palato all’altra guancia.

“Ehilà? C’è nessuno?” Sandra cercava il suo sguardo nello specchietto, le sorrideva e nelle parole ci incastrava tutta il buonumore che riusciva a trovare. Myria aveva gli angoli della bocca tirati giù giù verso il basso, con gli occhi tratteneva strette le lacrime. Fece di sì con la testa tante volte, velocemente. Dalla radio uscirono le prime note di Walk on the wild side, Sandra alzò il volume e si mise a ballare e a ridere sul sedile “She says, hey baby take a walk on the wild side” cantò forte e stonata, guardando Myria nello specchietto, quando la vide sorridere allentò la presa sul volante.

Finita la canzone gli occhi di Myria si fecero di nuovo tristi, non guardava sua madre ma di nuovo la neve colare oltre i finestrini, le venne in mente la prima volta che l’aveva vista. Si era appena svegliata, era scesa di sotto e aveva scostato la tenda della finestra per vedere se Duccio era sdraiato al sole, o rosicchiava il suo osso. Aveva trovato il suo solito giardino tutto bianco e diverso, il suo triciclo con la neve che ne copriva tutte le ruote; aveva spalancato gli occhi ed era corsa in cortile a farsi coprire i ricci dai fiocchi freschi, con la testa rivolta all’insù e la lingua di fuori era la prima sensazione che ora, più grande, poteva ricondurre alla felicità.

Myria sentì il clic dell’accendino e una folata di vento freddo, l’odore di fumo inondò la macchina in un secondo. Sandra aveva abbassato appena il finestrino ma la neve era tanta da intrufolarsi anche in quei pochi centimetri, Myria fissò i fiocchi che si scioglievano toccando la portiera.

“Me lo dici a cosa pensi?” Sandra teneva gli occhi fissi sul riflesso della bambina, quando espirava storceva un po’ la bocca verso il finestrino. Myria guardava fuori, staccando con la lingua la caramella che le si attaccava alle guance come una ventosa, attenta a non masticarla né a consumarla troppo. Si erano fermate al solito passaggio a livello, Myria fissava la luce rossa che lampeggiava e pensava che mancava poco all’arrivo.

“Mi piace di più stare con te” sussurrò alla fine, il cuore le batteva fortissimo e la luce divenne sfuocata come un fuoco d’artificio.

Sandra strinse forte le mani, quando le unghie le fecero male nei palmi si fermò un attimo a guardare le lunette rosse che vi erano appena comparse, chiuse un istante gli occhi e sospirò profondamente. “Ma se io non chiuderò occhio da quanto miagola Olmo! Mi toccherà alzarmi in continuazione, andargli a fare le coccole, rassicurarlo che la sua bimba torna presto.” Disse poi cercando di sorridere anche con gli occhi.

Myria rise, “Digli che tra poco torno.”

“Ah io glielo dico, ma lo sai che scene che fa, tutta una tragedia anche se non ti vede per un’ora.” Myria fece di sì con la testa, la bocca intorpidita dallo zucchero; si guardavano nello specchietto e ridevano. La luce del semaforo diventò verde e Sandra ingranò la marcia, la sigaretta che teneva tra le dita smaltate di rosso era ormai tutta cenere, la fece brillare per l’ultima volta e la buttò nello spiraglio del finestrino. La caramella si era ridotta a uno strato sottilissimo di gelatina, Myria la teneva in un angolo della guancia, resistendo all’impulso di cercarla con la lingua o si sarebbe dissolta in un ultimo baleno dolciastro.

La macchina rallentò fino a fermarsi, la luce accesa al secondo piano della casa, quella della cucina, Myria la guardò aggrottando la fronte: nemmeno sotto la neve sembrava più bella. Sandra scese dalla macchina e aprì la portiera di Myria, le slacciò la cintura e le calcò il cappuccio in testa, chiudendo la zip fin sopra al mento.

“Andiamo” le disse prendendole una mano. Scendendo dalla macchina Myria affondò nella neve soffice che si compattò sotto il suo peso. Al trillo del citofono seguì un silenzio che a Myria parve lunghissimo, col cuore che batteva forte sperava non rispondesse nessuno.

Il cancello si aprì con uno scatto, una scossa attraversò Myria per tutto il corpo, si arrestò solo quando raggiunse la mano destra, tenuta calda da quella di Sandra che l’avvolgeva. Sandra le diede un bacio sul cappello e le disse che sarebbe tornata a prenderla domenica sera.

Mentre saliva le scale Myria sentì la caramella dissolversi del tutto. 

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2 commenti »

  1. Ho letto il racconto chiedendomi perché così pochi lettori, me lo chiedo ancora: delicato, tenero, con questa caramella alla mora che la bambina vuol far durare il più possibile che dice di più del suo stato d’animo di tante parole. Secondo me, scrivi benissimo.

  2. Grazie mille per aver letto il racconto e per il commento, ne sono davvero felice 🙂

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