Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2025 “Blu” di Carmen Gerace

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2025

Alla fine ero scesa in spiaggia. Dopo l’ennesima discussione con lui era più saggio e più sicuro per me che non lo vedessi, almeno per qualche ora. Ero esasperata dalle sue  continue richieste, come se la mia vita non contasse nulla, come se i miei impegni dovessero venire sempre dopo i suoi bisogni, che  a volte erano  superflui, generati solo dalle sue paure.

Il mare era splendido, calmo come un lago, il sole alto, c’era una luce  che mi abbagliava la vista tanto da costringermi ad accostare le palpebre. Spiaggia deserta , come sempre a quell’ora  in settembre. Mi sdraiai al limite tra l’acqua e i ciottoli, li dove arrivavano piccole onde leggere che mi accarezzavano le gambe provocandomi dei piccoli brividi, come carezze discrete e delicate. Chiusi gli occhi, sentivo solo l’andirivieni delle onde con il loro rumore ritmico, gentile, sembrava che finalmente qualcuno si volesse prendere cura di me. Finalmente mi sentivo più rilassata, il mare era stato sempre una terapia per me, fin da quando ero piccola.

Poi improvvisamente si alzò il vento, quello di terra, fu prima una brezza delicata, poi più intenso, annunciato da folate più calde, che bruciavano sulla pelle. Adesso l’acqua era percorsa da lievi increspature che si diffondevano e si allargavano progressivamente su tutta la superficie. In breve tempo quello che prima era una distesa celeste divenne   blu, un blu profondo e quasi misterioso. Delle onde lunghe iniziarono a muovere la massa d’acqua davanti a me,  più al largo, come se fosse gelatina, forse, mi dissi,  il mare era  un immenso animale buono e gelatinoso che si muoveva a ondate , ma intanto sulla riva, vicino a me, restavano quelle onde soavi e carezzevoli, che sembravano voler lavare via da me quella rabbia, e quell’immagine del suo viso, teso, con le rughe che intristivano la sua fronte larga. 

Ed ecco che dalla gelatina emersero lentamente due propaggini, come due grandi braccia blu che si avvicinarono e mi circondarono , ero stupita , ma stranamente non avevo paura, neanche quando quando le due propaggini d’acqua mi sollevarono delicatamente trascinandomi al largo. Non capivo cosa stesse succedendo, ma c’era in me una tranquillità estrema, inspiegabile. Adesso viaggiavo nell’acqua, abbandonata, e poi , incredibilmente, mi ritrovai circondata da quel blu profondo da ogni lato, solo guardando in alto vedevo i riflessi del sole sulla superficie dell’acqua , in alto. Come faccio a respirare , mi chiesi. Ma non ce n’era bisogno , non mi mancava l’aria, ero in quello stato di calma assoluta che viviamo nei momenti che precedono il sonno, dopo una giornata faticosa. Non c’era alcun rumore intorno a me  e potevo  ascoltare il battito lento del mio cuore. Ero tutt’uno con l’acqua e il blu, avvertivo le correnti a volte più fredde, a momenti  tiepide che sfioravano la mia pelle facendomi sentire che ero viva, nonostante quella situazione a dir poco inusuale,  ogni segmento della mia pelle era li, al suo posto e fremeva. Ero in una dimensione sconosciuta, come se di me fosse presente solo quella parte più profonda , solitamente invisibile ma che  era la parte più vera, che finalmente si sentiva cullata, libera da ogni corazza che mi ero dovuta costruire.

Mi ritrovai ad uscire dall’acqua, camminando lentamente, colma di stupore, il sole stava tramontando. C’era il  profumo che conoscevo bene , un miscuglio di acqua salata e reti da pesca, in fondo dei pescatori preparavano le barche per un giro serale al largo, come quando ero piccola e passeggiavo sulla spiaggia con mia madre.  Decisi di tornare a casa e dirgli che l’indomani sarei partita.

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