Premio Racconti nella Rete 2025 “Giardinaggio” di Piero Fittipaldi
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2025Durante l’assemblea di condomino il sig. Grossi, l’amministratore, fece un colpo di tosse, si portò le mani alla gola e crollò a terra. Poi iniziò a scalciare tutto ciò che gli stava intorno, costringendo i condomini a farsi da parte per non essere abbattuti da quel turbinio di calci.
Mentre le sue mani iniziavano a farsi bianche, il volto si colorava di rosso, viola, porpora e, infine, paonazzo, che non si è mai capito che colore fosse, però rende bene l’idea.
L’amministratore morì così, pulsante come un’insegna al neon, con le mani artigliate alla gola nel tentativo di smuovere la protesi dentaria che lo aveva soffocato.
L’assemblea fu rinviata e la riassegnazione annuale dei posti auto subì una brusca pausa.
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– Come fanno gli anziani ad avere gambe così esili?
– Ma che dici?
– Hai visto come agitava le gambe? Due fuscelli. E invece la pancia era bella tonda, come faceva a reggersi?
– Pensa a scavare.
Quella stessa sera, dopo l’ambulanza, il cordoglio e qualche occhio lucido, i coniugi Miranda, Lucio lui, Giada lei, erano risaliti a casa e, senza cenare, avevano aspettato il buio per uscire sul balcone. In quel momento stavano scavando a mani nude cercando qualcosa nel vaso dei gerani.
– Forse era nelle ginestre?
– Non le abbiamo mai avute le ginestre.
– Va bene, guarda lì, nell’altro vaso.
Giada si spostò sull’altro lato del balcone, infilando le mani nella terra molle dell’ultimo vaso ancora intonso. Quando le sue dita trovarono la busta di plastica che cercavano, la tirò via e strattonò il marito dentro casa.
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La plastica, aperta e ripulita dei residui di terra, era stata abbandonata nel lavello. La busta da lettera che conteneva era posata tra loro due sul tavolo della cucina.
Un elegante svolazzo vergato a mano recitava sul retro della busta “Coniugi Miranda”, mentre sull’altra facciata campeggiava la dicitura “Amministratore Carlo Grossi – servizi tecnici & condominiali”.
Era la busta che conteneva la convocazione per quella che sarebbe stata l’ultima assemblea dell’amministratore, con il temuto ordine del giorno riguardante la turnazione del posto auto per i Miranda. Quella delibera avrebbe costretto i coniugi, per un anno intero, a non poter parcheggiare l’auto negli stalli condominiali: una tragedia familiare aggravata dall’impossibilità di trovare posto in strada e dalla scomodità di non poter caricare e scaricare spese e bagagli a piacimento sotto il portone.
L’idea, attinta dal ricordo di un rito rimasto a sedimentare nella mente da chissà quanto e da chissà dove, era venuta a Giada. L’aveva ritirata fuori mentre sventolava la lettera dell’amministratore sotto il naso del marito.
- Questa è la scrittura dell’amministratore, no?
- Penso di sì.
- E se crepa mica può più deliberare sul posto auto, giusto?
- Penso di no.
- Allora proviamo a fare una cosa.
Il procedimento era molto semplice: bastava avere un oggetto della vittima, come fotografie o scritte di proprio pugno, sputarci sopra e sotterrarlo nella terra. Proprio come si fa con i cadaveri. Fatto con la giusta intenzione, quel funerale per trasposizione si sarebbe poi trasformato in un trapasso reale, almeno secondo il non meglio precisato rito menzionato della signora Miranda.
Visto che non avevano niente da perdere, ci provarono.
E, visto che funzionò, ci provarono di nuovo.
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Dopo l’amministratore, di comune accordo, l’avevano rifatto con il proprietario della bottega di alimentari, colpevole di non esporre i prezzi così da aumentarli a piacimento. Per non parlare degli scontrini: li emetteva a singhiozzo, limitandosi a segnare il conto a mano su un lurido bloc-notes che aveva accanto alla cassa. Uno di quei biglietti fu inserito dai coniugi in un sacchetto di plastica, destinato in origine a contenere surgelati, innaffiato di saliva e impiantato nottetempo nelle profondità di un vaso di rampicanti.
Qualche giorno dopo il negozio chiuse per lutto, riaprendo poi sotto la gestione del figlio. Per rientrare nelle spese del funerale, i prezzi erano stati immediatamente ritoccati verso l’alto, come fu immediatamente visibile dalle etichette che ora campeggiavano su tutta la merce.
Sorte simile toccò al parrucchiere di fiducia della signora Miranda. Per lui Giada inumò sul balcone un pettine sottratto mentre aspettava che la tintura si asciugasse.
– Glieli avevo chiesti leggermente sbiaditi come dopo un mese al sole, me li ha fatti azzurri come le anziane, disse al marito mostrando il pettine che aveva trafugato.
In quell’occasione aveva stabilito col marito che, anche se non era stato il parrucchiere in persona a sbagliarle la tonalità, bensì una delle ragazze che lo aiutava, doveva comunque ritenersi responsabile il titolare poiché si trattava pur sempre di una sua collaboratrice. Dove andrà a finire questo Paese, se nessuno si assume le sue responsabilità?
Così il pettine di acetato di cellulosa fu sotterrato, e il parrucchiere pure.
Per il diretto superiore del sig. Miranda fu necessario avevano dovuto acquistare un nuovo vaso, con dei profumatissimi frangipane, molto scenografici per le cene estive sul terrazzo e davvero facili da curare, in fondo non avevano mica tutto questo tempo da dedicare al giardinaggio.
Il capo avrebbe presto dato una sontuosa festa per i suoi 50 anni, con appena qualche giorno di anticipo su quella di Lucio Miranda. Il rischio, non indifferente, era quello di vedersi paragonato il proprio compleanno a una festa più solenne e sfarzosa. Per fortuna Lucio sapeva dove il capo conservava lo spazzolino da denti e il nuovo vaso era abbastanza ampio per accoglierlo tra le sue radici. Al funerale piangevano tutti ma l’invito per la festa di Lucio Miranda, spostato di una settimana in onore del collega, servì a stemperare almeno un po’ la tristezza.
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Il regalo di compleanno di Lucio Miranda, una lista in una nota agenzia di viaggio, gli era stato consegnato dai colleghi subito dopo la torta. Stesi a letto, con una quantità non indifferente di bollicine ancora nel sangue, i coniugi si ritrovarono a soppesare le possibilità di quel dono.
- Che ne pensi della Grecia?
- Perché non ce ne andiamo sulle Dolomiti, sono magnifiche d’estate.
- Veramente io ho già comprato i costumi da bagno.
- Per questo hai intensificato pilates?
- Adesso è una colpa stare in forma? Dovresti fare anche tu qualcosa.
- E quando lo faccio, mi licenzio?
- Anche io lavoro.
- Mi sembra che tu finisca alle 5 del pomeriggio, o sbaglio?
- Potresti uscire anche tu un po’ prima invece di rimanere in ufficio fino a sera.
- Sai quante nuove responsabilità ho con la promozione?
- Allora potresti farlo la mattina presto, lo fanno in tanti.
- Lo fanno in tanti?
- Sì?
- Ad esempio?
- Ad esempio tutti quelli del pilates. Il primo corso è alle 7.
- Secondo te io mi metto a fare pilates la mattina presto per fare bella figura in costume?
- Guarda che fa bene al cuore. Comunque resta così, tanto ogni volta ti stendi sul lettino e non ti alzi più, chi ti vede.
- Sulle dolomiti non ci sono lettini, al massimo le sdraio.
- Veramente io voglio andare in Grecia.
- Veramente il regalo è mio.
La mattina dopo, prima di uscire, Lucio pescò un paio di orecchini dal comodino della moglie. Giada fece lo stesso con dei gemelli, regalo del padre particolarmente caro al marito. Entrambi gli oggetti, in momenti e vasi diversi, trovarono nuova collocazione in un soffice solco di terra.
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Dopo le presentazioni di rito, il nuovo amministratore avviò l’assemblea di condominio per la riassegnazione dei posti auto condominiali. All’appello mancavano solo i coniugi Miranda. Per una fuga di gas, si disse.
L’assemblea, all’unanimità, fece mettere a verbale la costernazione per la scomparsa di così brave persone. Tutti auspicarono che i futuri inquilini avessero lo stesso il pollice verde: quel balcone fiorito era il più bello del condominio.
Molto molto carino. Mi è piaciuto leggerlo. Grazie.
È un piacere leggere il tuo commento, grazie mille a te!
Ma che racconto carino! Con un’idea dentro – semplice ma forte – che lo anima dall’inizio alla fine, senza la minima sbavatura. Ho molto apprezzato anche il tono di voce, anch’esso sempre coerente, con quel suo registro da commedia nera così leggero ed elegante. Proprio un bel lavoro, che personalmente candiderei per la venticinquina finale. Davvero complimenti e in bocca al lupo
Sono onorato dal tuo commento, grazie mille Ugo
Ciao Piero, grazie a te
“Come fanno gli anziani ad avere gambe così esili?”
Me lo chiedo sempre anche io. La bravura è nei dettagli.
Grazie angela