Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti per Corti 2025 “Il nodulo” di Anna Rosa Perrone

Categoria: Premio Racconti per Corti 2025

Annita nella sua camera da letto si appresta a sistemare la stanza. Il suo volto rivela una miriade di pensieri che si accavallano come onde in un mare ora di speranza, ora timoroso su quale sarà l’approdo.

E’ ancora in pigiama ed è sola nell’appartamento.  Raccoglie vari indumenti dal pavimento e li appoggia su una sedia ma il suo sguardo mostra che sta pensando ad altro.

Flashback: si vede un uomo, probabilmente il suo compagno che la bacia e la saluta, si sente la porta di ingresso aprirsi e subito richiudersi velocemente con uno scatto. 

Il ricordo di quel rumore riporta velocemente Annita nel presente. Si avventa quasi con rabbia sul letto e butta sul pavimento le coperte e le lenzuola. Parla ad alta voce, e impreca contro qualcuno che chiama ripetutamente bastardo.

Non c’è nessun altro nell’appartamento.

Di fronte a uno specchio Annita improvvisamente si guarda e piange, non sa ancora con precisione per cosa.

“Sei solo una stupida!  se anche fosse non sei né la prima né l’ultima.  Si toglie la maglia e inizia a palpare il suo seno destro freneticamente.

Sì, ci sei piccolo bastardo! Ci sei!  non posso continuare a far finta di niente…”, guarda i suoi capelli prende le sue ciocche fra le mani e le tira con forza: 

“chissà se fra qualche mese sarete così salde sulla mia testa”. 

Ora si volta e cammina nella stanza in modo teatrale, poi buttandosi sul letto disfatto ride nervosamente: “dai Annita stai abbandonandoti al panico, cosa ti aspetti? Piero questa volta non può tenere fuori il mondo!” Sente in lontananza le parole di Piero, “il nostro progetto, vedrai costruiremo una fortezza solo per noi due, il mondo con i suoi problemi resterà fuori!”, Annita vede l’immagine di una capanna.

In primo piano si vede un insetto dentro un bicchiere colmo a metà di acqua, le zampe pelose si affannano vanamente nel liquido, cercano di risalire le pareti lisce per salvarsi, qualcuno riempie il bicchiere fino all’orlo, l’insetto non affoga raggiunge il bordo del bicchiere e si salva.

La macchina guidata da Piero percorre le strade di Lucca sino all’ospedale della città.

Vediamo Annita di fronte l’ingresso che stringe in una mano una piccola valigia. Saluta il suo compagno, lo abbraccia stringendosi al suo torace un po’ più del solito prima di entrare nella clinica. Seguiamo Annita mentre sale le scale sino al quarto piano.

La telecamera inquadra la scritta sopra la vetrata che indica l’ingresso del reparto chirurgia. Vediamo Annita mentre si affida alle infermiere per svolgere l’iter necessario per il ricovero e poi mentre effettua le analisi diagnostiche che rigirano il suo corpo come un calzino.

La scena ora si svolge nella camera dell’ospedale dove Annita è ricoverata.

Annita è rannicchiata fra le lenzuola e piange. 

Al suo capezzale Piero la rassicura.

“Annita non fare così, vedrai torneremo alla nostra solita vita. Come faccio io senza di te? come vivo senza Annita che aspetta il mio rientro dal lavoro? vuoi tradirmi, abbandonare il nostro progetto? Vedrai mi occuperò io di te come sempre…”

Annita si copre anche la testa con le lenzuola e piange più forte…

La lettiga percorre il corridoio pieno di luce, le sue ruote non emettono quasi rumore o almeno Annita che ha già lo sguardo offuscato dalla preanestesia non li avverte, anche le voci degli infermieri diventano eco lontano e i volti diventano macchie indefinite, tutto diventa di un bel verde intenso.

Annita saluta tutti prima di vestirsi velocemente e percorrere il lucido corridoio. Ha fra le mani il suo foglio di dimissioni e la sua piccola valigia con la quale riporta a casa i ricordi della sua degenza.

Ora è davanti all’ascensore, entra e pigia il pulsante che indica il piano terra, poi si dirige verso l’uscita.

Si ferma quando vede la sagoma di Piero un po’ curva stagliarsi di fronte all’ingresso delle scale.

il viso tranquillo, profilato dalla barba si china su di lei aspettando il bacio.

La guarda con aria interrogativa: 

“Ma hai preso l’ascensore? Hai rischiato di avere le tue solite crisi di panico, non devi farlo lo sai… Ecco cosa succede quando si mettono di mezzo gli altri, era necessario tenerti qui un mese dopo l’intervento per la psicoterapia?

Ora andiamo a casa, torniamo alla nostra vita tranquilla, tu ed io come sempre, solo tu e io, il nostro progetto, senza nessun altro”.

Anita lo guarda, trattiene a stento le lacrime. Si volta verso l’ascensore, quasi vorrebbe tornare indietro. Mentre è dentro la macchina e Piero la riporta a casa, istintivamente appoggia la mano sul seno destro,  Annita questa volta sorride, sì, la cicatrice è lì e le incute fiducia.

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2 commenti »

  1. ANNITA COSI INDIFESA DI FRONTE A QUEL PICCOLO NODO INSINUATOCOME UN LADRO NEL SUO CORPO, PER RUBARGLI LA SERENITA`. STORIA BELLA INTENSA.BRAVA.

  2. Grazie Giovanna del tuo commento

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