Premio Racconti per Corti 2025 “La Chiave” di Hesdeker R. Rodriguez
Categoria: Premio Racconti per Corti 2025Schermo nero su cui compare il titolo:
Prima parte – In bianco e nero
1. INT. SALA COMMISSIONE – GIORNO.
Una stanza asettica, illuminata eccessivamente da una forte luce bianca. Al centro della stanza c’è una sedia in metallo. A distanza di diversi metri un lungo tavolo in orizzontale rispetto alla sedia al centro e dietro al quale sono sedute tre persone in camice bianco: due uomini e una donna. Tutti e tre seduti su sedie confortevoli. Il primo da sinistra, il dottore (42), ha davanti a sé un computer fisso, il secondo, il primario (63), ha davanti una pila di fascicoli e ne sta sfogliando uno. La terza, la dottoressa (54), ha un quaderno in cui scrive lentamente e in maniera composta.
Poco distante da loro c’è un piccolo tavolo rotondo con sopra una gabbia e al suo interno un uccellino.
Il dottore guarda l’orologio al polso e subito dopo entra nella stanza un uomo, Ivano (31), con un’uniforme azzurra. L’uomo si ferma poco distante dalla sedia. I tre dottori si rivolgono a lui in maniera fredda.
Ivano «Buongiorno».
Il primario alza lo sguardo, posa il fascicolo ancora aperto e tira fuori dalla tasca destra una penna stilografica.
Primario «Si accomodi».
Ivano si siede, mani sulle ginocchia unite e schiena dritta.
Primario «Come sta?».
Ivano «Bene, grazie».
Dottoressa «Sta prendendo le sue medicine?».
Ivano «Certo, dottoressa».
La donna china la testa e inizia a scrivere. Il dottore fa altrettanto e si sente il rumore pesante dei tasti della tastiera man mano che vengono schiacciati.
Primario «Ricorda perché è finito qui?».
Ivano «Sì… sono caduto da una finestra».
La dottoressa, tenendola con le dita, gira una pagina del quaderno e guarda la parte anteriore.
Dottoressa «Mi risulta, in realtà, che lei si sia buttato».
Ivano (abbassando lo sguardo) «Si, esatto. Era quello che volevo dire».
Primario «Si ricorda perché lo ha fatto?».
Ivano «Ero convinto di saper volare».
Primario «E lo è ancora? Ne è ancora convinto?».
Ivano sorride, fa di no con la testa e farfuglia qualcosa.
Dottoressa «Non ho sentito».
Ivano «No. Non ne sono più convinto».
Il primario annota qualcosa su un foglio posto nel fascicolo. Il dottore continua a scrivere.
Primario «Cosa farà una volta uscito da qui?».
Ivano «Ci sto ancora pensando. Magari riprendo gli studi. Sicuramente tornerò a lavorare coi miei».
Il dottore smette di premere i tasti e alza lo sguardo.
Dottore «Pensa ancora di voler fare l’artista?».
Ivano «Assolutamente no. Il tempo passato qua dentro mi è servito per capire che non è la mia strada».
I tre dottori si guardano e si scambiano un cenno d’intesa.
Il primario prende un altro foglio dal fascicolo, lo firma in calce, poi lo passa agli altri due che fanno altrettanto. Il primario riprende il foglio e si rivolge a Ivano non più in maniera fredda.
Primario «Bene Ivano. Il trattamento che stai seguendo, secondo le nostre osservazioni, sta dando i suoi frutti. A nome della commissione e di tutto lo staff ti dichiaro totalmente guarito».
Il dottore prende un timbro e marca il documento.
Ivano «Grazie. Veramente… Grazie».
Primario «Puoi raccogliere le tue cose. I tuoi genitori sono già stati avvertiti. Ti verranno a prendere nel pomeriggio. Buona fortuna».
Ivano si alza, si avvicina al tavolo, il primario gli passa il documento.
Ivano «Grazie e buon lavoro».
2. INT. DORMITORIO – GIORNO
Ivano è accanto a un letto. Su di esso una valigia, mezza piena, ben ordinata. Egli piega alcuni vestiti e poi li ripone dentro la valigia. Nel letto accanto è seduto Antonio (25) e appoggiato al muro vicino c’è Simone (46).
Antonio «Quindi, sei guarito? Allora, la nuova medicina funziona».
Ivano «Così dicono».
Simone (a Ivano) «E tu cosa dici?».
Ivano smette di piegare e sistemare la roba e guarda Simone per un attimo, poi riprende.
Ivano «Dico che qui dentro mi sento in gabbia e che mi sono stancato di immaginare cosa c’è là fuori. Voglio vedere com’è cambiato il mondo dall’ultima volta che ci sono stato».
Simone «Come vuoi che sia cambiato se non in peggio».
Antonio «Non ascoltarlo. È solo invidioso».
Simone (ad Antonio) «Io sto bene qua dentro. La gente normale, quella senza immaginazione, non la sopporto».
Antonio (a Ivano) «Non puoi andare via domani? Dobbiamo ancora mettere in scena il tuo spettacolo».
Ivano «Potete tranquillamente farlo senza di me. Ormai sapete le battute a memoria».
Simone «Non dargli retta. Vattene prima che cambino idea».
Antonio (a Ivano) «Ma la barzelletta è tua».
Ivano «A parte che non è mia, ma ricorda, le barzellette non sono di nessuno. O meglio…».
Antonio «Sono di chi le sa raccontare».
Ivano «Esatto».
Ivano finisce di sistemare la valigia, la chiude e la posa per terra. Prende la giacca appoggiata ai piedi del letto e l’indossa. Antonio si alza e si dirige verso di lui.
Antonio «Mi mancherai amico».
Ivano «Anche tu mi mancherai… Fratello».
I due si commuovono, si stringono la mano e poi si abbracciano.
Ivano «Grazie».
Antonio «Mi raccomando, non dimenticarti di noi e torna a trovarci ogni tanto».
Simone si stacca dal muro e si dirige verso Ivano.
Simone «Smettetela che non è morto nessuno» e poi dice a Ivano «Io invece spero che tu non rimetta più piede qui dentro. Anche se mi mancherà ogni mattina sentirti, vicino alla finestra, imitare il canto degli uccelli».
Ivano (ridendo) «Che ne sai. Magari sono loro che imitano me».
Simone «Abbi cura di te, amico».
Ivano «Anche tu. Anche tu».
I due si abbracciano e si danno diverse pacche sulle spalle. Ivano prende la valigia, guarda per un’ultima volta la stanza ed esce.
3. INT. CORRIDOIO – GIORNO
Il primario e gli altri due dottori camminano lungo un corridoio, passano accanto a una porta vetrata che dà sul cortile. Uno di loro nota Antonio e Simone insieme ad altri che parlano con dei fogli in mano, ma non sentono ciò che dicono.
Primario «Cosa fanno?».
Dottore (disinteressato) «Non lo so, sarà uno dei loro soliti giochi».
Il primario ricambia con un cenno e i tre continuano a camminare.
Schermo nero su cui compare il titolo:
Seconda parte – A colori
4. EXT. CORTILE – GIORNO
Antonio, Simone e un altro ragazzo, Giovanni (27), sono in un ampio cortile recintato. I tre, che hanno dei fogli in mano, parlano mentre, poco distanti da loro, altri tre ascoltano attentamente.
Antonio «Allora voi tre avvicinatevi al muro e appena vi farò un cenno farete il gesto, a turno, come di chi vuole aprire una porta».
Su uno dei muri del cortile è disegnata alla meglio, evidentemente con dei pastelli, un rettangolo verticale e un cerchio a metà del disegno sul lato destro.
Antonio «Chi farà il protagonista?».
Simone (alzando la mano) «Visto che tu fai il dottore, il protagonista lo faccio io».
Antonio (indicando Giovanni) «Tu farai allora la voce narrante» e dopo qualche secondo grida «AZIONE!».
Giovanni, tira il petto all’infuori, alza il tono di voce e con modi buffi, inizia a leggere.
Giovanni «Nel millenovecento e qualcosa, in una struttura per persone, diciamo, con una sconfinata immaginazione, un dottore decise di fare un esperimento. Fece dipingere una porta su un muro e chiese a tutti i pazienti di provare ad aprirla».
Antonio fa un cenno ai tre vicini al muro che seguono le sue indicazioni.
Giovanni «Ci provarono tutti. Tranne uno».
Simone, seduto su una panchina, guarda i tre, sorride e scuote la testa.
Antonio si avvicina a Simone. Quest’ultimo risponde a tutte le domande di Antonio con tono convinto e serio. Antonio, man mano che va avanti la conversazione, si mostra sempre più interessato ed incuriosito alle risposte di Simone.
Antonio «Mi scusi. Ma che cos’è che la fa ridere?».
Simone «Quegli idioti. Non vede come perdono il loro tempo». Simone sorride ancora.
Antonio «In che senso?».
Simone «Non riusciranno mai ad aprirla».
Antonio «Ah sì? E come mai?».
Simone (categorico) «È impossibile».
Giovanni «Dopo quelle parole, il dottore pensò finalmente di aver guarito un paziente e disse».
Antonio «Ha perfettamente ragione. Sa perché?».
Simone «Certo».
Simone si porta in avanti senza alzarsi e mette una mano in tasca e poi la tira fuori.
Simone «Perché io ho la chiave».
Tutti gli altri iniziano a ridere ed applaudire mentre Simone mostra la mano destra alzata come se impugnasse qualcosa, ma è vuota.
5. EXT. FUORI DAL CORTILE – GIORNO
Poco lontano dal cortile della struttura, mentre si odono gli schiamazzi, l’uccellino che era in gabbia nella prima scena svolazza libero su un prato verde.
FINE.