Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2025 “Il chicco di Grano” di Claudio Amatrudo

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2025

Il mattino aveva il colore della disperazione, quando arrivarono i soldati a perquisirci; riuscimmo a
dileguarci, salendo su un tetto per evitare il fetore nel cortile di sotto, e facendo attenzione a
nasconderci, dato che c’erano milizie per tutta la città. Dall’arrivo di Pilato, nuovo governatore, ci
furono una serie di rivolte, e molti di noi, specie gli zeloti, ritenevano troppo moderate le reazioni del
Sinedrio, reo di essere troppo permissivo nei confronti delle autorità romane. I disordini aumentarono
con l’arrivo del Nazareno e per quella sera fummo convocati. Avrei avuto finalmente l’occasione di
conoscere l’Iscariota, lo stratega delle incursioni di cui tanto avevo sentito parlare, il prescelto dal
Maestro.
Le giornate avevano il sapore del silenzio, dell’angoscia, temendo sempre, da un momento all’altro
di vederci strappare un figlio, un fratello, un padre, anche se dopo settimane di lavori impiegati come
schiavi, venivano rilasciati. Da troppi anni ormai, la nostra Galilea, veniva stuprata da parte dei
gentili 1 , che avevano occupato militarmente i nostri villaggi, le nostre case, la nostra vita,
disprezzando il nostro Dio. Era sbiadito il ricordo in cui tutto scorreva in pace per noi figli di Abramo,
dediti da sempre a vari tipi di attività agricole e di commercio. Un tempo dormivano e discutevamo
su tappeti di canna che coprivano i pavimenti di terra dei focolari; nulla esprimeva meglio il concetto
di Giudeo se non stare seduti insieme raccolti in preghiera;
Così, mangiavano da pentole e piatti uniti, immergendo il pane in zuppe o stufati liquidi e
ringraziavano il signore per questo. Tutto questo era finito da anni, con l’occupazione romana. Poi
qualcosa cambiò; Qualcuno andava per villaggi e compiva molti segni, dicevano. Qualcuno venuto
per riscattare i poveri e gli ultimi. Così la Speranza divenne Credo, e il Messia aveva cominciato il
suo viaggio con i suoi discepoli fra la nostra gente, come preannunciato dalle scritture, per liberarci.
L’audacia nello sfidare le autorità crebbe in Noi. Cominciammo tutti a parlare di liberazione, e così
aumentarono anche i morti nella città santa; quella sera si organizzava lo scontro decisivo;
“Sono convinti che il sangue ebreo sia acqua” diceva Nicodemo fra la gente, che godeva d’ampia
stima fra tutti i Maestri, perché aveva sentito dire una volta da un centurione romano che
“Uccidere Ebrei è come uccidere serpenti o insetti”; quando infine arrivò la sera, riuscimmo a vedere
gli ultimi corpi stesi a terra della mattina;

Suoni di sandali e zoccoli riempivano le stradine lungo la città mentre ci riunivamo. “Ogni azione
avrà delle conseguenze e devono saperlo”, incalzavano gli anziani, con le loro tuniche; “Loro
attaccano e noi risponderemo” era la prima volta che sentivo parlare Giuda Iscariota
all’incontro. Proveniva da un villaggio appena fuori Gerusalemme, da qui il suo nome. Giuseppe
d’Arimatea ne parlava come del più amato fra i discepoli del Signore, dato che svolgeva anche il
delicato compito di custodire le regalie e il danaro che la gente offriva ai discepoli. Sembrava molto
scaltro, e prima di essere nel numero dei dodici, aveva guidato diverse rivolte, e saccheggiato diversi
accampamenti romani, in nome del popolo libero di Galilea, per questo era famoso. Poi abbandonò
tutto per seguire Gesù di Nazareth, e la sua vita cambiò per sempre. Mi dicevano che spesso, Simon
Pietro e Giovanni, altri due discepoli, si rivolgevano a lui, quando non erano chiare le parole e la
volontà del Maestro, affinché interpretasse per loro il significato più recondito di ciò che diceva;
“Giuda, Tu giustifichi l’uccisione di civili? Tu giustifichi l’occupazione?” gli chiedevano i nostri
fratelli;

  • Giuda: “No, e per questo ripongo le speranze nel figlio dell’Uomo, per questo ho aspettato molto
    tempo prima di agire, perché io servo solo il nostro Messia. Adesso siamo pronti. Stasera colpiremo.
    Chiunque nei villaggi può testimoniare che è il nostro Re” un bagliore era presente nei suoi occhi
    quando parlava del Nazareno.
    Quella sera c’era quiete, almeno apparente, dopo le rappresaglie della mattinata, mentre la riunione
    procedeva: “è tempo di agire stanotte, perché lui viene nel Nome del Signore, gli ho visto compiere
    molti segni” urlò un altro saggio seduto accanto a Giuda;
  • “Ma predica l’amore per i nemici e il perdono, come può spingerci al sangue e alla lotta armata?”
  • chiedeva una donna fra la folla quasi defilata;
  • Due bambini giocavano rincorrendosi con delle canne di bambù poco fuori il luogo dell’incontro,
  • mentre una madre riempiva delle tinozze con dell’acqua. Scese il silenzio fra loro.
  • Poi qualcuno chiese: “Giuda cosa ha detto in verità il Maestro?”
  • rispose: “Pilato ha ordinato la lapidazione per chi vende bestiame fuori orario, e il divieto di
    predicare nelle case; Non possiamo acconsentire, bisogna sacrificare gli animali per la purificazione,
    così stamane l’abbiamo interrogato, e in verità lui ci disse; deve compiersi in me questa parola della
    scrittura: e fu annoverato tra i malfattori” così subito Simon Pietro pose delicatamente accanto a lui
    le armi: “Signore ecco due spade”.
  • Nicodemo: “il Sinedrio non ha battuto ciglio, quando Pilato ha disposto di utilizzare il tesoro del
    tempio per la realizzazione dell’acquedotto, per questo il Messia si è scagliato contro i Maestri
    definendoli Sepolcri Imbiancati, attirandosi così il loro odio. Li ha sfidati apertamente, per questo lo
    temono”
  • Giuda: “Stanotte dopo aver appiccato il fuoco, bisogna prendere viveri e abiti per la gente,
    rioccupare il Tempio, e ristabilire l’Ordine a Gerusalemme, a costo di destituire il Sinedrio”
  • “Giuda, cosa suggerisce il Maestro?” chiedevano i giovani.
  • “È il re dei giudei, e sarà lui a guidarci alla liberazione perché benedetto colui che viene, nel nome
    del Signore”
  • “Ha sfidato apertamente i Maestri, Caifa e gli altri lo considerano un bugiardo, reo di presentarsi
    come il messia” gli dissero alcuni anziani
  • “Attenti fratelli; Dannato sia colui che si macchierà del sangue del figlio dell’Uomo” così disse
    Giuda e cominciò a impartire disposizioni per l’’incursione alla villa romana di quella notta, prima di
    sciogliere la seduta.

Giuda era per terra, e sua moglie aveva da poco terminato di massaggiarlo con degli unguenti, quando
entrò Nicodemo:

  • “fra un paio d’ore saremo pronti, ci attendono nel cortile, come stabilito”.
  • La moglie “se dovessero scoprirvi? Se dovessero arrestarvi? Vi aspetta la flagellazione “
  • “La paura non abita più i nostri cuori da quando lui è con noi, donna”, disse, e così facendo,
    raccolse le sue ultime cose, sapendo che avrebbero corso molti rischi.
    Si diresse furtivo, seguendo le mura, verso il luogo dell’incontro, facendo attenzione a non incrociare
    i soldati, quando gli apparve un bambino. Non l’aveva mai visto, ma riconobbe la voce; Era la voce
    del suo Maestro: “è necessario che si compia ciò che ti dirò”
  • Giuda: “Rabbi, sei tu?”
  • Bambino: “Giuda, tu dovrai consegnarmi alle autorità romane. Mi tradirai, questa notte, perché è
    necessario che si compiano le scritture”
  • “Rabbi ma che dici? Tu bestemmi; il mio nome sarà maledetto nei secoli; Mi chiedi la dannazione
    eterna” crollò in ginocchio, pur sapendo che nessuno poteva su di lui.
  • “Devi spogliarmi della carne che mi riveste, affinché si compiano le scritture” disse il bambino
  • “Rabbi chi ci libererà se te ne andrai? Mi vorranno morto tutti” gli diceva ancora in ginocchio.
  • Bambino: “se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo, se invece muore, produce
    molto frutto.
  • “Perché hai scelto me per questo? La mia vita non varrà più nulla” gli chiese Giuda Iscariota
  • “in verità ti dico: Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per
    causa mia, la troverà”; “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua
    croce e mi segua, Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque
    vive e crede in me, non morrà in eterno.”
    Così disse e l’Iscariota rimase solo, col volto bagnato dalle lacrime. Poi scappò.

Eravamo tutti raccolti fra i boschi, quando giunse Nicodemo: “L’iscariota l’ha tradito, d’intesa col
Sinedrio sta scortando i soldati ad arrestarlo, dobbiamo fermarli”.
Solo per qualche minuto ci guardammo, convinti fosse una trappola dello stesso Nicodemo per
attirarci tutti verso i soldati. Poi lui ci urlò: “cosa aspettiamo, muoviamoci” e d’istinto corremmo
verso il Monte degli Ulivi.
Al giardino dei Getsemani, accadde; una voce mi accarezzava il cuore, intimandomi di stare fermo,
e probabilmente la sentirono anche gli altri, visto che tutti, come d’incanto, si arrestarono dietro agli
alberi, per nascondersi; poi, non molto lontano, una figura in tunica bianca circondato dai discepoli,
pareva scintillare nel buio, tanta era la luce che emanava; la rissa che si scatenò durò cinque minuti,
quando il Messia esclamò verso i soldati: ” chi cercate?” e loro: “Il Nazareno”; “Sono io” disse, e le
guardie indietreggiarono e si chinarono a lui, per terra. Gesù di Nazareth chiese di lasciare liberi i
suoi e gli ordinò di procedere perché era pronto a morire. Quando fu scortato via, eravamo ancora
immobili dietro gli ulivi; Giuseppe d’Arimatea fu il primo a rompere le righe: ” Trovate Giuda, il
traditore”, qualcun altro esclamò: “Morte a Giuda l’Iscariota”.

L’indomani il cielo della Galilea era rosa, con tinte qua e là rosso sangue. Un guazzabuglio di
sfumature suggestive; Le terre e i campi lasciati a riposo, arati già mesi prima, restavano liberi per il
pascolo del bestiame. Un uomo, dopo la sua preghiera, cominciò a scalare i primi rami di un Albero
e, dopo aver infilato la testa nel cappio, rese lo spirito. Akeldamà 2 divenne il nome dato a quel suolo
dagli abitanti che vivevano in Galilea. Tutto era compiuto.

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