Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2025 “Sogno lucido” di Elena Porta

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2025

“Chiara”

La voce benevola e allo stesso modo autoritaria di Don Pietro mi chiama, una voce che mi scruta pur senza guardarmi. Ma io, anche qui, sento come se dovessi recitare una parte, indossare una maschera.

“Hai già cenato?” Fa, come a leggermi nel pensiero.

“No. Però ho qui un pacchetto di Tuc, mangerò quelli per stasera”.

Ride

“Adesso arriviamo a casa e Suor Mariaclara ti preparerà un piatto di minestra calda, che con questo freddo sarà meglio dei Tuc, che dici?”

La minestra di fagioli era fredda, in casa stavano tutti dormendo, tutti chi poi?

Entrai in stanza sentendomi un’intrusa, tenendo il fiato sospeso per non far rumore. Ero stanca, arrabbiata e ostinatamente mascherata.

Mia zia Giuseppina, i miei amici Ilenia, Carla e Marco piangevano dalla commozione quando don Pietro ha deciso di accogliermi nella sua comunità.

Io non mi rendevo conto di quello che stava accadendo, per me andare lì era come andare da un’altra parte, non c’era assolutamente nulla da piangere né da gioire. La vita mi portava dove voleva lei, e io mi facevo guidare come un automa senza essere mossa da alcun desiderio. I loro pianti, le loro emozioni che facevano vedere così goffamente, le loro espressioni nel mentre che sfociavano in un pianto di gioia per avermi finalmente piazzata in un posto fatto di digiuni e preghiera, a loro immagine e somiglianza, mi facevano sentire ancora più anormale e automa di quel che ero per il fatto che non provavo nulla di tutto ciò. Forse avrei dovuto piangere anch’io? Ma ero stanca e avevo bevuto un tè troppo zuccherato per i miei gusti. A cui ne seguiranno senz’altro altri cento o altri mille, ormai ho perso – il – controllo – di – tutto.

[…]

Ci troviamo attorno ad un tavolo, sento che l’atmosfera è un po’ tesa; suor Mariaclara tira fuori la coroncina del rosario e ci invita a pregare. Io sto bevendo il te. Non troppo zuccherato, come piace a me. Tirano fuori anche le altre la coroncina.

La tiro fuori anch’io. E mi viene il dubbio che sia, non dico da maleducati, ma forse poco rispettoso bere il te mentre si dice il rosario. Ma poi ad un tratto mi ricordo di chi sono, una ragazza che è qui per fare un percorso e risolvere dei problemi, e quindi non voglio e non devo crearmene altri, ok? Penso, fiera.

Il rosario è iniziato ma l’atmosfera che respiro continua ad essere tesa, e penso che la avverta anche la suora, per questo motivo avrà pensato di pregare.

“…Madre di Dio, prega per noi peccatori adesso e nell’ora della nostra morte, amen”. Rispondiamo in coro.

Sono due giorni che sono qua. Il rosario lo trovo lungo. E mi chiedo se al posto di dire tutta l’Ave Maria, per ogni grana se ne possa dire metà, solo la prima parte. Ma non credo. Anzi, mi vergognerei anche a chiederlo, sarebbe come dissacrare una cosa sacra.

Mentre faccio queste riflessioni sorseggio il mio te caldo.

“Non è educazione bere il te mentre si prega”. La voce ostile e nasale di Patrizia arriva come un pugno dritto nello stomaco. Poso la tazza. Offesa. E mi sento in diritto di poter rispondere qualsiasi cosa, dopotutto, sono qui per farmi curare, come anche lei.

Suor Mariaclara si alza dalla sedia per rimproverare Patrizia.

Poi si rivolge a me

“Chiara”

“Chiara!” la voce squillante e sollecita della suora mi chiama.

Io mi scrollo frastornata dal dormiveglia. Tiro un respiro di sollievo. Sono le cinque di pomeriggio ed era solo un sogno. Apro la porta e sento arrivare dalla cucina l’aroma del te caldo, col limone. Mi siedo, faccio per sorseggiarlo, quando sento di sottofondo Radio Maria. Sta trasmettendo il rosario. Poso il te. Ancora caldo. E mi metto a pregare.

La suora mi guarda, già compiaciuta.

“È maleducazione bere il te mentre si dice il rosario”. La anticipo.

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2 commenti »

  1. mi è piaciuto molto questo racconto … i dialoghi sono realistici e ben costruiti, in poche scene si riesce a intravedere e immaginare il percorso della protagonista ,un passaggio da “ pesce fuor d’acqua” a una completa integrazione nella nuova realtà

  2. Ciao Manuela,
    Un aspetto di questo racconto è quello di mettere in evidenza il potere che ha l’ambiente circostante nel plasmare il comportamento umano.
    Infatti, la protagonista, per un misto di paura e compiacimento, si è fatta assimilare da questa nuova realtà che fino a poche ore prima non le apparteneva e che anzi disprezzava.
    Ti ringrazio dei tuoi apprezzamenti 🙂

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