Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2025 “The windmills of your mind” di Giovanni Carulli

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2025

Nel nostro miniappartamento per studenti fuori sede non avevamo ancora un televisore. Eravamo lì per studiare e per laurearci, io e il mio amico Toni, ma ci sembrava che i nostri genitori non avessero pensato a quanto potessero essere tristi le nostre sere, una volta terminata la cena, senza avere la possibilità di distrarci assistendo a qualche programma televisivo. In quegli anni Pisa si spopolava presto e la triste l’atmosfera della città non invitava a uscire di casa, dopo il tramonto.

Avevamo, però, una bella radio con lettore di audiocassette. L’avevamo sistemata sul comodino situato tra i nostri due letti singoli. Quella radio ci manteneva collegati con il mondo: potevamo ascoltare giornali radio; trasmissioni della RAI di vario genere; musica, anche quella trasmessa dalle prime emittenti libere.

Proprio in quell’inverno, tra il 1974 e il 1975, ci accorgemmo che, con inizio alle 22.30 sul secondo canale di Radio RAI, si poteva ascoltare una nuova trasmissione radiofonica: L’uomo della notte. C’erano due conduttrici, che si alternavano: Enrica Bonaccorti e Alice Visconti, la quale sarebbe diventata poi semplicemente Alice. Nella trasmissione erano intervistati vari personaggi, tra i quali scrittori e poeti italiani.

Seguimmo molte di quelle puntate, nel buio della nostra piccola camera, appena rischiarata dall’illuminazione che proveniva dalla strada. Ogni ospite raccontava qualcosa di sé, delle proprie opere, ma parlava anche di avvenimenti contemporanei o del passato.

Uno di questi ospiti colpì in modo particolare la nostra attenzione: per diverse puntate intervenne Alfonso Gatto, il grande poeta salernitano. Di lui conoscevo alcune liriche, lette in un’antologia che avevo acquistato negli anni del liceo classico. Però, quelle interviste, quei colloqui con la conduttrice di turno, mandati in onda in diretta, ci permisero di conoscere aspetti delle opere e della personalità del poeta, che non era possibile cogliere leggendo solo le sue poesie sulle pagine di un libro.

Gatto aveva una voce suadente, lievemente roca, e i suoi racconti erano davvero avvincenti. Era una sua consuetudine salutare noi ascoltatori con la stessa frase: “Buonasera… sono il vostro Gatto”, giocando un po’ con la possibile confusione del suo cognome con il simpatico felino.

 Ci colpì, in particolare, un episodio che il poeta aveva vissuto qualche tempo prima. Raccontò di aver incontrato, casualmente, un uomo che passeggiava sui marciapiedi dei lungarni pisani a un’ora imprecisata della sera. La palazzina nella quale abitavamo distava solo qualche centinaio di metri dalla Cittadella, uno dei punti più a ovest dei lungarni, e noi conoscevamo bene la bellezza di quella parte di Pisa. Era soprattutto nel corso della sera e della notte, con i lampioni illuminati e la quasi assoluta assenza di automobili e passanti, che il fascino dei lungarni pisani conquistava l’anima. Devo dire che Alfonso Gatto descrisse quel fascino in modo impeccabile, tanto che sembrava quasi di vederli, quei viali che costeggiavano il fiume, mentre lui ne parlava.

Alfonso Gatto descrisse quell’episodio della sua vita come un incontro solo in apparenza fortuito, ma che lui aveva interpretato come guidato dal destino. Lui e un uomo sconosciuto si erano fermati ad ammirare quello spettacolare paesaggio urbano e, tra loro, era iniziato un colloquio amichevole, ricco di profonde considerazioni. Alla fine, ci rimase il dubbio che quell’incontro non fosse stato reale, ma solo una proiezione della fantasia del poeta. Il dubbio, però, aumentò il fascino del suo racconto.

La trasmissione era introdotta da una sigla che subito ci divenne familiare e che, con le sue note seducenti, anche se un po’ malinconiche, ci coinvolgeva emotivamente. In quei tre minuti scarsi, durante i quali predominava un sassofono suonato magistralmente, avevamo l’impressione di allontanarci dalla triste realtà di studenti fuori sede, lontani dalla famiglia e dagli amici lasciati nella nostra città. La nostra anima sembrava mettersi in sintonia con gli aspetti più belli del mondo.

Il titolo della sigla ci era ignoto. Non fu mai annunciato dalla Bonaccorti né da Alice e, quando la trasmissione terminò, rimanemmo con la nostra frustrata curiosità di sapere il titolo di quel brano musicale. Naturalmente, ci rimasero ignoti anche i nomi dei musicisti esecutori del brano.

Con il passare del tempo, le note di quella canzone ritornavano ogni tanto nella mia mente, quasi si trattasse di una musica carsica: tornava e se ne andava; la canticchiavo per un po’, poi tornava nei meandri della mia anima. Purtroppo, per lungo tempo, non ebbi più la fortuna di sentire di nuovo quelle note e, con il trascorrere degli anni, l’Uomo della notte entrò a fare parte di cose ed esperienze dimenticate.

**

Dovetti attendere un po’ più di trent’anni per riuscire a conoscere il titolo della sigla de L’uomo della notte. Ci volle l’arrivo di Youtube.

Stavo partecipando a un corso di aggiornamento a Milano. Dopo l’ultima sessione pomeridiana, fui invitato, insieme a mia moglie e ad alcuni colleghi, a una cena offerta da una Company che vendeva strumenti scientifici e reagenti di laboratorio.

Fummo condotti in un ristorantino molto fine, nel centro della città. L’atmosfera del locale era molto accogliente, resa ancora più piacevole dalla musica diffusa dagli altoparlanti. Il volume dei brani musicali era sufficientemente alto per gradire le note diffuse, ma non così alto da ostacolare la conversazione dei commensali. Il padrone del locale aveva scelto delle compilazioni musicali già pronte alla diffusione. Tra queste, era compreso un bellissimo medley di brani eseguiti da sassofonisti. Riconobbi subito un paio di musiche molto famose, come Historia De Un Amor e Round Midnight.  

Durante la cena, tra l’assaggio di una portata e i discorsi amichevoli dei miei commensali, la mia attenzione fu richiamata, all’improvviso, dalle prime note di uno dei brani: furono tredici secondi di una incredula attesa. Poi, l’attacco di un sassofono confermò il mio sospetto.

“Scusatemi…torno subito” dissi, e mi alzai.

Mi diressi verso il proprietario del ristorante. In quel momento stava salutando due giovani, che subito uscirono dal locale.

“Mi scusi, avrei bisogno di sapere il titolo di questo brano musicale.”

Mi guardò con aria un po’ meravigliata, non aspettandosi una richiesta di quel tipo. Ma rispose ugualmente con gentilezza.

“Non le posso essere utile, mi dispiace. Non lo conosco. La selezione musicale è stata impostata da mio figlio. Però, come ha visto, è appena andato via.”

Non potevo accontentarmi di quella risposta.

“Ma si tratta di un CD?”

“No, mio figlio ha selezionato alcune compilation su YouTube. Il computer si trova nel mio ufficio.”

Certo, YouTube! La piattaforma web era attiva da poco più di un anno e permetteva di visualizzare un grande numero di video musicali.

Sentivo avvicinarsi un momento importante, almeno per me, e avvertivo l’assoluta urgenza che il ristoratore si recasse al suo computer, interrompendo il suo lavoro.

Intanto il brano che mi interessava era finito e un altro aveva preso il suo posto.

“Ascolti, vorrei tanto sapere il titolo del brano che è appena terminato. Per favore, ho bisogno solo del link che compare nella barra superiore. Potrebbe copiarmelo su un foglio di carta?”

Un paio di minuti dopo ero in possesso di quella traccia che, in maniera del tutto inaspettata, si era manifestata proprio quella sera. Tornai al nostro tavolo, con un sorriso smagliante. Ben presto avrei saputo il titolo del brano che era stato scelto, tanti anni prima, come sigla dell’Uomo della notte. Ero semplicemente felice!

***

Tornato a casa, mi aspettava l’ultima tappa di quella lunga attesa. Digitai quella sequenza di lettere e numeri e fui rapidamente collegato con la meravigliosa compilation che avevo ascoltato nel ristorante milanese. Non mi fu difficile individuare la traccia che attendevo di conoscere da così tanto tempo. Si trattava di The windmills of your mind, un celeberrimo brano scritto da Michel Legrand ed entrato nella storia della musica. Ne esistevano numerose versioni, eseguite da molte orchestre; ed esistevano versioni cantate, con testi non solo in inglese, ma anche in francese e addirittura in italiano. Mi sembrava incredibile: si trattava di una canzone tanto famosa, e io non l’avevo mai più sentita…fino a quel momento!

Ascoltai diverse volte il brano musicale finalmente ritrovato. Il suadente suono del sassofono contralto dialogava con un’orchestra, che ripeteva il refrain con toni gentili e avvolgenti. Non mi restava che cercare di capire chi fosse quel sassofonista.

Dopo vari tentativi, pensai di aver individuato l’esecutore della sigla di quella trasmissione radiofonica rimasta come pietra preziosa nel mio cuore di giovane studente. Forse si trattava di Fausto Papetti. Dico forse perché la memoria, a distanza di così tanto tempo, può essere traditrice.

***

Poco tempo dopo, ritrovai notizie su L’uomo della notte su Wikipedia: veniva ricordato il titolo del brano della sigla, ma non il suo esecutore. Quelle informazioni sono rimaste immutate fino a ora.

La cena nel ristorante milanese, con il suo esito imprevedibile, fu la dimostrazione che nella nostra vita quotidiana, possiamo avere la fortuna di fare per caso scoperte inattese e felici.

Da quel momento ho avuto la possibilità di ascoltare tante versioni di quel brano musicale, che è entrato a far parte del repertorio di molti cantanti e di molti musicisti, e mi piace sempre immaginare che fosse proprio Fausto Papetti quel sassofonista che emozionava due giovani studenti fuori sede.  E ogni volta, mentre l’ascolto, chiudo gli occhi e mi sembra di essere trasportato indietro nel tempo, in una piccola camera da letto rischiarata dalla tenue luce proveniente dalla strada.

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