Premio Racconti nella Rete 2025 “Chissa?” di Jose Toye
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2025Un mese prima che se ne andasse in pensione il commissario Blanco mi convocò per confermare la sua partenza e soprattutto per dirmi che io sarei il suo successore. La notizia sarebbe resa ufficiale la settimana seguente. Sapevamo tutti che se ne andrebbe presto ma il nome del successore era l’oggetto di molte speculazioni.
Mi propose di incontrarci regolarmente per darmi le informazioni importanti e discutere dei requisiti della funzione. Lavoravo con lui da quasi cinque anni con piacere. Con ogni evidenza mi apprezzava anche lui. La nostra ultima seduta di lavoro si era svolta nel suo ufficio. Sulla scrivania unta c’era un solo documento, un quaderno spesso con la copertina ricoperta di tela grigia. Con mio grande stupore era un diario, un diario vecchissimo, dell’anno 1954. Il commissario, consapevoledella miasorpresa mi disse:
“Alicia, questo non è del tutto un documento ufficiale, però potrebbe servirti questo. Attenta, solo per casi difficili da risolvere, quando non è più possibile avanzare. Quando sei nel pallone. Per conto mio l’ho di rado usato e non ho nulla di cui lamentarmi. Non so se il diario mi è veramente stato utile. Se ti va bene adesso ne erediti. Solo tu puoi usarlo e poi il tuo successore. Non devi mostralo a chiunque altro. Il mio predecessore me l’ha dato otto anni fa, mi ha ribadito le stesse parole quando ne ho ereditato”.
Giorgio apri il diario e continuò:
“Guarda, si vede che per alcune date particolari, per esempio il tre di marzo, l’inizio della indagine, ho iscritto l’anno, il tipo di reato, il nome della o delle vittime e infine il mio nome. Vedrai che il mio nome compare sette volte. Noterai che ci sono due indagini in cui hai partecipato. L’ultima, l’anno scorso, quella della coppia che aveva rubato la cassa del supermercato, uccidendo il cassiere. Un testimone chiave si è manifestato due giorni dopo che avessi notificato il reato nel diario, permettendoci di fermare gli autori del delitto. Coincidenza o magia, non lo so, chissà? Non importa tanto. Ho usato sette volte il diario e sei volte un evento determinante è accaduto dopo l’annotazione nel diario”.
Oggi, più di due anni sono passati. Il diario l’ho letto e conservato a casa mia. L’ho custodito sotto chiave e l’ho dimenticato per un po’. La prima indagine risale ai primi giorni di gennaio 1954, fu introdotta da un commissario di Bologna. Più tardi un’altra, da un vicequestore del Val d’Aosta. Ce n’è anche un paio da un maresciallo dei carabinieri. Più recentemente quelle del mio amico Giorgio. In totale una dozzina di autori.
A volte mi chiedo come Giorgio avrebbe condotto un’indagine se fosse rimasto da noi. L’immagino anche camminando con il suo amico, un avvocato barese, sul lungomare di Polignano a Mare dove lui e la moglie abitano ora. Conosco un po’ il luogo. Ci sono andata a vedere Giorgio in ottobre. Me lo ricordo bene, un mattino c’era una nebbia fitta. Eravamo di fronte al mare ma non lo vedevamo. Era sparito nell’ ovatta. Alle spalle la statua di Modugno si erigeva nel vuoto, nel silenzio. Poi all’improvviso un raggio di sole è sbucato. La nebbia si è diradata sulla destra. Come la prua di una nave, la scogliera della città vecchia ci è apparsa, emergendo nel vuoto. Entrambi ci siamo alzati, abbagliati dalla bellezza, una visione feerica.
Il diario non è rimasto chiuso nel suo cassetto, qualche mese fa ho deciso di usarlo. L’indagine sulla scomparsa critica di un giovane, Marco di 14 anni appena era rimasta senza spiegazione per quasi due settimane. Il ragazzo stava da solo a casa, una azienda vinicola della regione, un posto appartato, circondato da vigneti e boschi. I genitori erano tornati alle dieci di sera e purtroppo Marco era sparito. Nessuna evidenza di fuga, niente testimone, niente segno di lotta, niente rivendicazione.
Il 14 di aprile ho tirato fuori il diario e ho iscritto l’anno,2024, il nome di Marco, la sua scomparsa e il mio nome. Non ci credevo ma chissà?
Il giorno dopo mi sono svegliata bruscamente, faceva ancora notte, erano appena le cinque. Me ne ricordo come se fosse stamattina. Avevo fatto un sogno, a dir poco un sogno assurdo.
Mi trovavo nella proprietà dei genitori di Marco nel prato davanti alla terrazza al dietro della casa. Un prato largo che circonda l’abitazione, sul perimetro, boschi e arbusti da frutto.
Era il tramonto, cominciava a fare buio, Marco seduto sulla terrazza dietro la casa, un tablet in mano, leggeva. A volte guardava nella mia direzione ma sembrava di non vedermi eppure non facevo niente per nascondermi.
In quel momento ho visto nel cielo un pallo di fumo, o piuttosto una piccola nuvola bianca dondolandosi e che si avvicinava lentamente da noi. Subito il fumo scomparve e fu sostituito da un piattino scuro che si è messo a girare sopra il giardino e venne a atterrare a poca distanza da noi. Anche Marco l’aveva visto. Mi ricordo che nel mio sogno avevo trovato tutto ciò strano ma che non ero spaventata, neanche Marco. Eravamo entrambi calmi. Poi una donna parve sul prato uscendo dal disco.
Stranamente, non era tanto diversa da noi, forse un po’ smilza, forse una ragazza, non sembrava che fosse una viaggiatrice dello spazio. Sarebbe potuta scendere dall’ autobus alla stazione.
La donna non aveva preso notizia di me, non mi vedeva. Sorridendo, venne da Marco, anche lui sorrideva. La ragazza si fermò e disse in lingua italiana “Bongiorno, fa bello qui, c’è un bel giardino, c’è una bella casa, posso visitarla”? Marco annuii e tutti i due entrarono in casa. Purtroppo non ho sognato la visita. Mi ricordo solo che Marco e la straniera sono usciti e si sono diretti verso la macchina volante. Il disco decollò. Dopo un giro sul giardino si trasformò di nuovo in una piccola nuvola che si è allontanata, dondolando nel cielo.
In quel momento mi sono svegliata. Turbata, mi sono chiesta se questo sogno avesse a che fare con la scomparsa di Mario, con l’annotazione nel diario?
Lo stesso giorno sono andata a vedere di nuovo la fattoria e il giardino sperando di trovare impronte della visitatrice dello spazio. Purtroppo o per fortuna nessuna traccia, niente che potesse confermare il mio sogno. Ho deciso di aspettare qualche giorno. Non a lungo, il giorno dopo, miracolosamente un certo Massimo che abita La Pineta, una località balneare vicina ci ha dato una telefonata. Ha detto che arrivando al suo bar stamattina aveva trovato un ragazzo che dormiva su una panchina della terrazza. Il ragazzo ha potuto dirgli il suo nome, Marco ma non ricordava niente di più. Massimo aveva visto la foto del ragazzo alla TV, ha riconosciuto il ragazzo sparito.
La storia finisce bene ma Marco non ha potuto spiegare niente, aveva completamente dimenticato tuto dal giorno della sua scomparsa.
Sono tornata a vederlo un mese dopo ma Marco non ricordava niente di più. Un particolare tuttavia, la sua mamma che lo teneva d’occhio aveva notato che Marco andava a volte sulla terrazza e per un tempo, scrutava il cielo come se ci cercasse qualcosa. Chissa?
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