Racconti nella Rete®

25° Premio letterario Racconti nella Rete 2025/2026

Premio Racconti per Corti 2011 “Intrappolati” di Lucio Lepri

Categoria: Premio Racconti per Corti 2011

Notte. Una strada di città sotto la pioggia sottile. Nella nebbia, in lontananza, di fronte l’insegna luminosa di un bar, si distinguono i profili di due persone. Una di esse sta facendo cenno col braccio. Un taxi raggiunge le figure, che voltandosi rivelano la presenza di un terzo individuo, privo di sensi, sostenuto a braccia tra di loro. La vettura si ferma e i tre entrano; l’autista chiede la destinazione e il taxi si perde in lontananza. L’autista domanda i nomi dei passeggeri. Dopo un silenzio sottolineato dal suono del tergicristalli, ottiene risposta. Chiede cosa sia capitato al passeggero incosciente (il cui volto, data la testa china, non è mai visibile) e dopo una breve incertezza viene esaudito: l’uomo, un vecchio amico dei due, si è innamorato di una donna, ma non riesce a confessarlo alla moglie; i due lo hanno trovato steso sul retro del bar, completamente ubriaco. L’autista afferma di conoscere una storia ben più triste, della quale lui stesso è il protagonista. Il silenzio sale ancora, finché uno dei passeggeri non lo invita a parlare. L’autista racconta che qualche anno prima, sua moglie, dopo numerosi tentativi, era finalmente rimasta incinta, ma sin dai primi controlli era evidente che la nascitura soffrisse di una rara sindrome. Per non rischiare la vita della madre, s’imponeva l’aborto. Dato che la moglie non voleva neppure considerare questa soluzione, l’uomo, dopo alcune ricerche, era riuscito a contattare una clinica estera il cui primario, per ingenti somme di denaro, era disposto ad occuparsi di procedure “non ortodosse”; così, eseguiti innumerevoli controlli ed esami, si decise di portare avanti la gravidanza, nonostante le esigue possibilità di salvare la vita della madre. Al sesto mese, quando la donna cadde in coma, fu eseguito il cesareo. La bimba, benché deforme e sovrasviluppata, sopravvisse a scapito della madre. Sei settimane dopo, quando l’infermiera la prese in collo per porgerla al padre, si compì il primo atto di una lunga tragedia: la bambina morse una guancia della donna sino a strapparne un lembo di carne. A questo punto della narrazione, i due passeggeri si accorgono di trovarsi in un luogo della città mai visitato prima, e chiedono spiegazioni. L’autista risponde di aver incontrato alcune deviazioni. Viene così invitato, nonostante l’atmosfera disagevole che ormai regna nell’abitacolo, a continuare il proprio racconto. Una volta a casa, la neonata si rifiutava in ogni modo di mangiare, dimostrava interesse per il cibo solo quando mordeva i seni o le mani delle balie che provavano ad allattarla. Il tassista smette di parlare. Come dimentico, afferma di non aver mai atteso così tanto tra una volta e l’altra. Resta in silenzio. Il clima nella macchina è sempre più nervoso. Giunti ad un semaforo rosso, i passeggeri sono sul punto di scendere, ma la vettura riparte un attimo prima. Il radiotaxi scorre come un mantra, in un climax onirico. Quando la tensione si fa insostenibile, uno dei passeggeri invita il tassista a concludere:

– E com’è finita?

– Così.

Il tassista risponde con rassegnazione, mentre il taxi inchioda sin quasi a coprire le sue parole. Seguono suoni di lamiera e vetri infranti, sottolineati da un verso disumano. Uno dei passeggeri appare ricoperto di vetri e schizzi di sangue, mentre il braccio insanguinato del compagno si scuote di fronte lui, che lo fissa agghiacciato, mormorando un’imprecazione; ma il tono in cui la dice la rende una preghiera. Infine, il tetto della macchina che sussulta, la città, la luna.

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1 commento »

  1. Molto semplice e carino. Pur non essendo un amante del genere horror, mi ha tenuto sospeso dall’inizio alla fine. E il colpo di scena finale, una volta tanto, non delude. In bocca al lupo!

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