Racconti nella Rete®

25° Premio letterario Racconti nella Rete 2025/2026

Premio Racconti nella Rete 2025 “Reginella” di Gianluca Russo

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2025

Il negozio di Antonino Caluori si affaccia su un viale alberato di Roma dal settembre del 1974. Cinquanta anni di attività in un quartiere abitato dal ceto medio della capitale: niente a che vedere con il lusso serializzato dei Parioli né con l’insolente incuria di Centocelle. L’apprendistato in sartoria, però, Antonino lo aveva fatto a Napoli, non nella zona dove era nato – Pignasecca – ma a bottega dal Commendator Formisano a Corso Umberto I; appena finite le elementari il padre, mastro Vincenzo, lo aveva portato con sé a imparare il mestiere. Aveva cominciato con le fodere delle giacche, piccoli rammendi dell’interno delle tasche, imbastitura a giorno per riadattare i pantaloni che fratelli minori ereditavano dai maggiori e altri lavoretti. Poi era passato a chiudere qualche lavoro impostato dal padre; recupero di asole strappate o logore, rammendi invisibili, aggiuntine sul girovita di gonne o pantaloni. Antonino, anzi Tonino, era bravo e il Commendatore lo metteva bonariamente alla prova; ogni tanto lo portava con sé a scegliere il campionario della stagione, stoffe e cartamodelli. Fino ad affidargli il taglio dei tessuti.

Insomma, don Tonino aveva fatto la gavetta e, dopo sessanta anni passati tra ditali e forbici, sapeva che la sartoria era uno di quei mestieri dove la quantità fa la qualità, l’esperienza l’arte. “Ma io ‘na cos’accussì nun l’agg’ fatta mai”, non avrebbe mai pensato di dire una frase simile dopo tutto questo tempo, eppure è quello che dice all’uomo sulla porta del negozio.

“Guardi, anche a noi non era mai capitato prima, fortunatamente” risponde l’uomo, inarcando le labbra in quello che ha l’apparenza di un sorriso ma il suono di un lamento.

“Vi dovete rivolgere a qualcuno che si occupa di attrezzature ortopediche, in non lo posso fare” e mentre obietta la sua inadeguatezza in lingua italiana, ora che si è ripreso dalla sorpresa, don Tonino osserva la figlia di quel cinquantenne, entrata insieme al padre nel laboratorio: le sta prendendo le misure, come dire.

“Mi rendo perfettamente conto che è una situazione insolita, ma noi non le stiamo chiedendo una protesi” spiega il padre, “anche perché quella ce la consegneranno tra un mese circa, a fine gennaio. A noi serve solo qualcosa per le feste, sa, per evitare gli sguardi della gente, nel caso andassimo a giocare a tombola o a cena dagli amici: a Natale non ci si chiude in casa, no?”. L’uomo dice quest’ultima frase forzando un sorriso in direzione della figlia.

Antonio lo ascolta ma non lo guarda. Guarda la ragazza, guarda come le scivola verso il basso la spallina sinistra del maglione accollato che indossa, guarda come sta invece in alto la spalla destra, guarda i volumi, vede pieni e vuoti.

“Vede, siamo appena stati dal cinese più giù, su questo marciapiede, perché pensavo di accroccare qualcosa io, qualcosa di temporaneo” apre la busta di plastica di fronte al sarto “ho preso questa gommapiuma, queste pallette di polistirolo e una fettuccia di elastico. Pensavo di riempire due calzini con la gommapiuma, di mettere le palline alle estremità per simulare le articolazioni della spalla e del gomito, cucirli assieme con in cima la fettuccia elastica da fissare attorno al busto”. Don Antonio dà solo una rapida occhiata al contenuto della busta.

“Fatemi capire, vi serve una cosa provvisoria, diciamo un’imbottitura rimovibile per camicie e maglioni, a fini meramente estetici. Una cosa, diciamo, che le persone si fanno i fatti loro perché non si vede niente, giusto?”

“Esatto, io sicuramente non sono in grado di fare un lavoro fatto bene ma lei potr…”. Il sarto taglia la frase dell’uomo “Verimm’ Tonino che ppò fare pe’ chesta bella Reginella”, sfila il metro dal taschino e sorride alla ragazza mentre comincia a canticchiare la celebre canzone napoletana.

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3 commenti »

  1. Bel racconto che lascia intravedere un dramma senza esibirlo, ma trattandolo con leggerezza. La cosa che colpisce è che la protagonista sembra la veda solo Tonino, lei non parla e non interagisce, il padre le chiede conferma con uno sguardo, ma tutto questo è sufficiente a far mettere in moto il sarto che certamente risolverà il problema.

  2. In questo racconto, molto descrittivo, si unisce la coscienza di un sarto formatosi da una lunga gavetta e la delicatezza di un handicap che deve essere camuffato. Ancora più tenero è il fatto che sia il padre della ragazza inabile a volerla proteggere da sguardi indiscreti. Il sarto supererà i problemi tecnici agendo con il cuore e risolvendo l’imbarazzo creatosi con la leggerezza di una canzone. Trovo molto originale che la protagonista non si annunci neanche con un monosillabo. Bravo!

  3. Bella storia, trattata con molta sensibilità e delicatezza. Mi è piaciuto molto, riesce a toccare le corde giuste. Complimenti!

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