Racconti nella Rete®

25° Premio letterario Racconti nella Rete 2025/2026

Premio Racconti nella Rete 2025 “Foto di classe” di Valentina Carinato

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2025

Una foto più di uno specchio rivela salute e caratteristiche di una persona. “Ti ruba l’anima” si usa dire con un fondo di verità che non so spiegare. Mia moglie si fotografa per capire se sta bene o meno, se deve usare dei colori diversi o una nuova acconciatura. Qualche volta ho l’impressione di entrare in un fashion studio non nella camera da letto. Mi capita di vedere vestiti appesi ovunque con tutte le luci accese e lei, la mia adorabile moglie saltare da una parte all’altra.

Oggi i ragazzi si fanno un sacco di selfie con gli smartphone e poi usano i filtri per far scomparire anche un puntino di brufolo o per sembrare più abbronzati, più magri, più colorati, più fighi! Mi tornano in mente i ricordi di me ragazzo, quando avere una macchina fotografica in casa era un privilegio. Nell’unico album avevamo poche foto delle festività, dei compleanni, delle vacanze e quattro foto sceme degli ultimi giorni di scuola tra cui quella di classe. Correva l’anno 1983 ed io frequentavo l’ultimo anno del liceo classico a Bassano del Grappa. Non sono mai stato un “figo” ma gli occhiali da vista mi conferivano il fascino dell’intellettuale. Ho sempre amato la buona musica rock l’unica che fa rima con sport per via del ritmo. Le ragazze sedevano molto volentieri vicino a me, “Sai parlare” mi dicevano pur di ripassare la lezione gratis. Poi c’era Matteo il mio compagno di banco da Brescia, Giovanni futura promessa del calcio, Andrea il poeta, Annalisa la musicista, Claudia la più bella, Erica la secchiona e tutti gli altri della mia quinta b. Un giorno, credo verso fine settembre o nei primi di ottobre venne organizzata la foto di classe. La cosa era stata comunicata per tempo in modo da assicurare una certa cura nei dettagli giusto per evitare tatuaggi al vento e jeans strappati. Per quel giorno avevo scelto camicia celeste, jeans della stessa tinta ed un maglioncino rosso. I capelli ancora freschi da barbiere completavano il mio look. “Ei, Rebellato, ti devi sposare?” mi sorprese Thomas un alunno della terza e mio vicino di casa.“Ma va.” Io ridendo La campanella suonava per l’inizio della prima ora e dal bagno delle ragazze uscirono di colpo Claudia ed Annalisa con Andrea. Ma come Andrea direte voi? “Un po’ di cipria sta bene pure ai ragazzi.” sentenziò Claudia.“A me no grazie.” Scappai via prima di farmi ammaliare dalla bellissima Claudia per cui nutrivo una cotta sin dal primo giorno. Una cotta senza speranza per me come per tutti gli altri credo. Non so chi puntasse allora ma di certo puntava molto in alto. Quel giorno alla prima ora avevamo storia con il professor Bellio e le sue interrogazioni a tradimento! Faceva l’appello scandendo per bene nome e cognome, alzando gli occhi dal registro per scegliere la sua vittima. “ De Rossi… Guidolin…. Fontolan…”Chiamandomi Rebellato potevo guadagnare qualche secondo in più di preparazione rispetto ai miei compagni.“Rebellato!” con tono irrequieto ed espressione accigliata. Qualche momento di sospance con il cuore verso l’acceleratore e poi “Zotti” ripresi a respirare prima di aspettare il nome dell’interrogato di quel giorno. Dalla finestra alla mia sinistra potevo sbirciare un’altra classe e lanciare qualche saluto. Vista l’assenza di qualsiasi cellulare.

Nel caso in cui il messaggio richiedesse più vocaboli bastava attendere la ricreazione, scrivere un biglietto ed ancora il telefono di casa genitori permettendo. Nel frattempo il professor Bellio camminava avanti e indietro con il registro in mano, con passo pesante. Indossava stivali di camoscio marrone con tacco di ferro, simili a quelli dei fantini, i pantaloni dello stesso colore, la camicia a quadri in piena evocazione di uno stile da cowboy. Il bussare alla porta interruppe l’inquietante passeggiata. Bellio accorse di scatto alla porta.“Buongiorno, chiedo scusa per il disturbo, sono Fiorenza la fotografa. Siete stati avvisati, vero?” “Buongiorno Fiorenza, la classe è pronta. Veniamo.” il prof Bellio annuendo. “Forza ragazzi, alzatevi che facciamo presto.”Noi correvamo trascinando sedie e poi in fila come i bambini dell’asilo all’ora della merenda. Più tardi, raggiunta la gran sala delle conferenze ci dividemmo in base all’altezza. Io stavo alla fine della seconda fila, vicino a me avevo Claudia con i suoi lunghissimi capelli biondi tirati perfettamente con la piastra. “Ragazzi, tutti pronti?” la fotografa. Io mi perdevo il più possibile nel riflesso dorato ormai ipnotizzato da Claudia e da tutto il suo candore. Osservare le sue forme così da vicino era quasi come osservare un angelo per me. Lunghi capelli biondi, occhi azzurri, pelle di porcellana ed un profumo di vaniglia facevano di lei un invito a lieti pensieri. A tutto questo si aggiunge un carattere solare, intelligente con una buona predisposizione per l’arte del disegno. Suo padre Antonio faceva il pittore nel tempo libero raccogliendo premi ed esposizioni di prestigio. “Rebellato! “ professore Bellio. “Si prof scusate.” con aria trafelata.“Tutto bene?” Claudia. “Si certo.” con leggero rossore. Mi girai quasi di scatto per obbedire senza indugio e tornare alla realtà, alla scuola, al mio essere Franco Rebellato alunno della quinta b. Presi un bel respiro, sistemai il maglione ed eccomi pronto per la foto. Una piacevole sensazione di tepore nelle mani mi dava l’ impressione d’essere ad un millimetro dalla mano di lei. La prima fila fungeva da barriera, un perfetto nascondiglio per carezze rubate.

Provai a muovere la mano a caccia della mano di lei ma tutto si stava svolgendo troppo velocemente. Anche il cuore batteva veloce ma con una direzione di petali volati ad uno ad uno verso il sole. Fiorenza in un attimo fece il suo lavoro e la foto fu pronta nel giro di pochi giorni. Quanti sorrisi, quanti occhi chiusi e bocche serrate! Io e Claudia stavamo nella seconda fila e davanti a noi c’erano Eva, Gemma e Rosa tre gemelle paffutelle dal sorriso pieno. Alle spalle avevamo Matteo, Andrea, Zotti e Fontolan tutti bei ragazzi alti amanti della pallacanestro. Nella metà destra ricordo una ragazza con problemi di anoressia di cui mi sfugge il nome. Chissà come sta ora? Spero bene. Poi c’era Annalisa di turchese vestita, Erica dalle trecce infinite e Giovanni alle prese con la scelta di una nuova preda. In posizione centrale spiccava il volto rigido di Saverio un ragazzo con problemi di droga ed Enrico l’introverso emarginato di turno. Al giorno d’oggi sarebbe condannato al cyber-bullismo con tutti i pericoli compresi. Quel giorno il professor Bellio interrogò Andrea che prese pure un bel sette. Il resto della giornata filò liscio come buona parte dell’anno. Eravamo la quinta B del liceo classico di Bassano del Grappa del 1983. Qualcuno di noi si è laureato, altri sono andati all’estero, hanno avuto figli ed alcuni di essi frequentano il nostro liceo. Io sono diventato preside del liceo Giorgione a Castelfranco Veneto, faccio del mio meglio cercando di coinvolgere tutti gli alunni in attività di formazione per il loro domani. Recentemente ho visto Claudia sul manifesto di una propaganda politica, sempre con i suoi lunghissimi capelli biondi, elegante, prometteva bene.Una foto cattura lo stato della salute di una persona, è meglio di uno specchio perché ti ruba l’anima. Nessuna foto di classe poté rivelare cosa successe nel 1983. Un’ambulanza venne a prendere la nostra Claudia svenuta all’ingresso dell’aula. Ebbe un aborto.

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2 commenti »

  1. Foto di classe l’ho letto ieri sera, sul cellulare. Credo che fosse stato appena pubblicato. È stata una lettura molto piacevole, una specie di macchina del tempo che mi ha riportato indietro di oltre cinquant’anni, quando anch’io vivevo emozioni e momenti molto simili a quelle di Rebellato (in quegli anni c’era anche un editore di poesia, piccolo e raffinato, con questo nome). E, se posso dire, è un periodo della vita, quello raccontato in Foto di classe, che davvero ti ruba l’anima, se non altro perché la segna in modo indelebile. Bello, brava 🙂

  2. Gentile signor Ugo Mauthe mi fa piacere ricevere questo suo riscontro, evocare i bei ricordi e le piccole cose era il mio obbiettivo per questo racconto perché credo che ne abbiamo bisogno. Saluti.

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