Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2025 “Il Piccolo Generale” di Manfredo Occhionero

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2025

Dal loggiato del suo maestoso Palazzo, il Piccolo Generale fissava con tristezza i giardini che un tempo erano la gioia del suo regno.

Il parco, una volta luogo di svaghi felici, era ora popolato da figure sbiadite e traslucide, bambini e bambine che si trascinavano spenti e trasandati, impegnati in giochi senza gioia.

Il regno di fantasia che un tempo aveva governato non era più quello di prima.

Oltre al colonnato che delimitava il parco, una stradina si inerpicava su per la collina, di là della quale, nascosto da fitte colonne di fumo, si scorgeva il fiume di confine del suo Regno e il ponte che lo valicava.

Quel ponte, che aveva permesso l’invasione del suo regno, non aveva voluto abbatterlo pensando di trasformarlo nel simbolo della sua eroica vittoria.

Sì, perché il Piccolo Generale aveva vinto la battaglia contro un nemico ben più forte di lui.

Eppure dopo quel trionfo inaspettato anche lui come i suoi sudditi era sprofondato in uno strano torpore e abbattimento.

In quello stato d’animo, non aveva nemmeno preso in considerazione di cambiarsi gli abiti, rimanendo con indosso la sua uniforme militare da campo.

Affacciato dalla balconata appariva minuto e pensieroso, appesantito com’era dalla giacca blu con bottoni e spalline dorate, dagli stivaloni neri di cuoio e con la testa dai riccioli biondi sprofondata sotto il grande cappello bicorno con coccarda.

Solo lo sguardo vivace e la piccola spada corta allacciata al suo fianco gli conferivano un tocco più autoritario. 

“HO VINTO L’ULTIMA BATTAGLIA, IL MIO GRANDE NEMICO È STATO SCONFITTO ED ORA…” mormorò il Piccolo Generale rivolgendosi a se stesso.

Il Piccolo Generale si voltò verso l’Indovina alle sue spalle. “DIMMI PICCOLA INDOVINA, QUAL’È IL MIO FUTURO?”

La Piccola indovina di colore era seduta al tavolo di vimini con in mano un mazzo di tarocchi.

La bambina paffutella, con i ricci capelli neri raccolti sotto un fazzoletto, vestiva con un semplice abito scuro, con maniche lunghe ed un grembiule.

Grandi orecchini tondi gli incorniciavano il viso mentre ai polsi e al collo mostrava bracciali con simboli mistici di spiritualità e protezione.

Appariva assorta e preoccupata mentre si accingeva a guardare nel futuro del Piccolo Generale.

L’Indovina scrutò le carte sul tavolo con serietà. “VEDO UN AMORE, UN DOLORE, UNA GIOIA…”

Il Piccolo Generale, sempre più inquieto, chiese: “E DOPO?”

“UN DESTINO INCERTO, IL NULLA. IL TUO FUTURO È CELATO, FORSE SOLO LA TESSITRICE POTRÀ DARTI RISPOSTA.” disse l’Indovina, rivolgendosi alla Tessitrice accanto a lei.

La Tessitrice Bambina intenta a filare la lana alzò lo sguardo come sorpresa da quella interruzione.

Il viso magro e spigoloso era incorniciato da un cappuccio nero con bordo largo che copriva spalle e collo e indossava uno scuro abito lungo con maniche a sbuffo ed un grande colletto bianco di pizzo che le conferivano un aspetto austero e monastico.

La bambina Tessitrice, con in mano il suo fuso, rispose: “NO, MIO PICCOLO GENERALE, IO TESSO IL FILO MA NON DECIDO MOLTO. AD ALTRI IL COMPITO DI SCEGLIERE IL FILATO E AD ALTRI QUELLO DI TAGLIARLO. POSSO SOLO DIRTI CHE IL MIO TESSERE SARÀ ANCORA LUNGO.”

Il Piccolo Generale, con passo lento e le mani dietro la schiena, si allontanò pensieroso nel giardino in rovina. “E DOPO?”

Il Bambino generale si incamminò su per il sentiero della collina immerso nei suoi cupi pensieri mentre il sole, sempre più basso in cielo, allungava la sua ombra.

Fu così che, passo dopo passo, giunse ai limiti del suo regno fino al fiume dove proseguì il suo cammino lungo l’argine, diretto al Ponte sullo sfondo.

“È QUI CHE MIO NEMICO HA COSTRUITO IL PONTE PER VARCARE IL FIUME…” disse il Piccolo Generale guardando il Ponte.

Poi il suo sguardo venne attratto da qualcosa di insolito e scuro trasportato dalla corrente.

Con sgomento, il Piccolo Generale si rese conto che si trattava del corpo di un uomo che galleggiava nel fiume. “MA QUELLO È LUI… IL GRANDE GENERALE!”

Il suo nemico era lì, morto davanti a lui, ma questo non lo rese felice.

“COME SONO POTUTO GIUNGERE A TANTO?” si chiese il Piccolo Generale.

Eppure non aveva avuto scelta, ricordava bene la riunione nella sala del Gran Consiglio a Palazzo, quanto tutto era precipitato verso la guerra.

Nelle Sale del Palazzo era echeggiata la voce furente del Piccolo Generale. “MI DICONO CHE IL GRANDE GENERALE STIA ERIGENDO UN PONTE VERSO L’ESTERNO.

NON POSSO PERMETTERLO E TEMPO DI MUOVERGLI GUERRA!”

Il Piccolo Generale si rivolse ai suoi consiglieri. “DITEMI CONSIGLIERI QUALI ARMI SUGGERITE?”

Un Piccolo Frate magro avvolto nel suo saio ed un Piccolo Scienziato corpulento dalla bianca chioma si guardarono di sbieco pronti a sciorinare le loro certezza.

“LA FEDE!” esclamò il Frate con fervore.

“LA FEDE SMUOVE LE MONTAGNE, IL POTERE DEL MONDO DELL’IMMATERIALE È SCONFINATO. CON LA FEDE OGNI TRAGUARDO È POSSIBILE PERCHÉ SI È RIVOLTI AL CIELO, ALL’ALTISSIMO.” disse il Frate con entusiasmo.

“NON DIA RETTA MIO GENERALE LA SOLA VIA È LA SCIENZA, NESSUNA SUPERSTIZIONE, SOLO L’ANALISI DELLA CONCRETA MATERIA PUÒ PORTARE AL SUCCESSO.” ribatté lo Scienziato corrucciato.

“LA VIA È LA FEDE!” gridò il Frate.

“NO, LA SCIENZA!” replicò lo Scienziato.

“BASTA COSÌ! NE L’UNA NE L’ALTRA.” intervenne il Piccolo Generale, mettendo fine alla disputa.

“LA MIA ARMA SARÀ UNA SOLA: LA FANTASIA!” dichiarò il Piccolo Generale con fierezza.

In breve venne mobilitato l’esercito dei bambini del Piccolo Generale e tutto fu pronto per la battaglia.

…E venne il giorno dell’incredibile scontro.

Dall’alto della collina il Piccolo Generale sul suo destriero bianco, con al fianco i suoi ufficiali, osservava con un cannocchiale l’esercito nemico schierato nella pianura in assetto da guerra.

“IL LORO COMANDANTE SEGNALA DI VOLERLA INCONTRARE.” disse il Primo Ufficiale.

“NON ANDATE, PUÒ ESSERE UN TRANELLO!” avvertì il Secondo Ufficiale.

“TACI, ANDRO’ A SENTIRE QUEL CHE HA DA DIRE.” decise il Piccolo Generale.

Spronò subito il suo cavallino bianco e si precipitò verso la pianura dove il Grande Generale su un maestoso cavallo nero si stava già dirigendo venendogli incontro.

Il Piccolo Generale si avvicinò al Grande Generale, e i due si fronteggiarono.

Il Grande Generale era un uomo maturo dallo sguardo nobile con folti baffi e basette unite.

Indossava una divisa molto simile a quella del Piccolo Generale ma di un colore rosso acceso.

“CI INCONTRIAMO FINALMENTE, COSA VUOI? FORSE DOPO AVERMI SFIDATO VUOI FARE AMMENDA?” disse il Piccolo Generale con superbia.

“SONO QUI A CHIEDERTI DI FARTI DA PARTE SENZA QUESTA INUTILE STRAGE.” supplicò il Grande Generale.

“FARMI DA PARTE? DIFENDERO’ IL MIO REGNO AD OGNI COSTO.” dichiarò il Piccolo Generale.

“QUANDO ARRIVASTI, IO NON ME NE CURAI, TI LASCIAI DIFFONDERE LE TUE NUOVE IDEE E I TUOI DIVERSI E UTILI GIOCHI. E TU, PER RISPOSTA, HAI TRAMATO PER IMPADRONIRTI DEL MIO REGNO. ED ORA QUESTO PONTE VERSO L’ESTERNO.”

Il Grande Generale lo guardò con tristezza; sapeva che non sarebbe riuscito a convincere quel Generale bambino sorretto dalla sua incrollabile fantasia.

“TI SBAGLI, TUTTO CAMBIA INEVITABILMENTE. SEI SOLO TU CHE TI OSTINI A NON CEDERE IL PASSO. LA VITA CI ATTENDE OLTRE QUESTO MONDO DELL’INFANZIA, PASSARE QUEL PONTE È IL DESTINO DI TUTTI, MA NOI POSSIAMO FARLO INSIEME SENZA…” cercò di persuaderlo il Grande Generale.

“BASTA, HO ASCOLTATO ANCHE TROPPO. LA PAROLA ALLE ARMI!” interruppe il Piccolo Generale e con fare sdegnato si allontanò verso il suo esercito.

Nella pianura, le due cavallerie si caricarono, dando inizio alla grande battaglia.

Fu uno scontro furioso e cruento, l’armata del Grande Generale sembrava invincibile.

Ma il Piccolo Generale, con un possente sforzo, culminato in un duello tra i due comandanti, riuscì a sconfiggere il suo nemico, ribaltando le sorti della guerra.

Ma il regno che si ritrovò a dominare non era più lo stesso; non era più il tempo dei bambini e quel mondo si era trasformato in una landa solitaria, popolata da fantasmi di un’altra età.

Il Piccolo Generale, che ora guardava il corpo esamine del Grande Generale fluttuare nella acque del fiume, gridò tutta la sua disperazione. “NO, NON PUÒ FINIRE COSÌ!”

Con un balzo, si gettò in acqua per afferrare il suo nemico e, con grande fatica, trascinò il corpo sulla riva.

Mentre disperato in ginocchio abbracciava il corpo del Grande Generale una piccola figura scura con la falce gli si avvicinò.

Il Piccolo Generale per nulla sorpreso le chiese. “PER CHI VIENI, PICCOLA MORTE?”

“SONO QUI PER TE, PICCOLO GENERALE,” rispose Morte fissandolo con il suo sguardo scintillante nel buio del cappuccio e allungando il braccio scheletrico con la falce minacciosa.

“HAI VISTO LA TELA DELLA TESSITRICE, IL TUO FILO È ANCORA LUNGO. MA CON LA VITA DEL GRANDE GENERALE SONO VENUTA A PRENDERE ANCHE LA TUA.”

Il Piccolo Generale, in ginocchio accanto al corpo del Grande Generale, la fissò in silenzio finché con fare solenne si rialzò in piedi. “ORA LO SO, MIA GENTILE MORTE. NON C’È FUTURO PER UN PICCOLO GENERALE CHE NON VUOLE DIVENTARE ADULTO.”

Morte osservò curiosa il Piccolo Generale mentre si toglieva la giacca proseguendo a discorrere con lei. “MA NON AVER FRETTA, NON È TROPPO TARDI PER CRESCERE…”

Il Piccolo Generale, con fatica, sfilò quindi la giacca al Grande Generale a terra e cominciò ad indossare l’enorme uniforme.

Infine disse rivolto alla Morte. “AUGURAMI BUONA FORTUNA.”

Impacciato negli abiti più grandi di lui, il nuovo Grande Generale si avviò verso il ponte, mentre Piccola Morte, magnanima, ripose la falce.

CONTINUA…

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