Premio Racconti nella Rete 2025 “Un fatale incontro” di Marco Leonardi
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2025Era rimasto da solo in mezzo all’oceano sotto le stelle scintillanti che guardava beato, crogiolandosi nell’acqua gelida e scura.
In quel momento un rumore lontano gli fece abbassare lo sguardo e così ne scorse alcune mai viste prima, appena sopra l’orizzonte.
Come era nato? Da dove veniva? Non ricordava bene. Nelle notti gelide sognava, talvolta, una grande muraglia bianca da cui si staccava precipitando nel mare, dove cominciava a navigare. Ricordava solo, con chiarezza, i suoi simili allontanarsi sempre più da lui, scomparendo a poco a poco tra le onde; e allora si scopriva felice di avere un cuore di ghiaccio.
Ma anche un cuore così era in pericolo, di fronte alla belva che ogni mattina divorava notte, luna e stelle.
Usciva dal mare, la bestia infuocata, poi lentamente saliva nel cielo, sempre più in alto come fanno i pulcinella di mare prima di gettarsi nei branchi di aringhe – e infine si rituffava in acqua dalla parte opposta, rossa di sangue.
Un giorno gli fu sopra e lo accarezzò con un piccolo raggio che gli diede un brivido, uno strano brivido caldo.
Quando si riebbe notò che la sua pelle era diventata, dove era stata toccata, liquida; ma bastò solo un refolo freddo a ripararla. Poi si accorse che, carezza dopo carezza, ciò avveniva sempre più lentamente…
C’era comunque più vita, da qualche tempo, nel mare, nel cielo e sulle coste. Pesci, uccelli, foche, balene. Strane creature capaci di muoversi, ma di muoversi davvero, libere da venti e correnti.
Creature che spesso nuotavano, volavano o camminavano con loro simili più piccoli, molto più piccoli a volte, che chiamavano figli.
Figli. Gli sarebbe piaciuto averne almeno uno, farsi chiamare papà! Fermò una megattera che giocava con la sua bimba e glielo chiese.
Lei lanciò uno sbuffo enorme nel cielo grigio, un po’ per la sorpresa, un po’ per il divertimento…
“Come fare per avere un bimbo o una bimba, mi chiedi? Ma non puoi, sei un iceberg! Bisogna essere in due, per fare dei figli… E con il cuore di ghiaccio che ti ritrovi e quella pellaccia piena di spuntoni aguzzi, chi vuoi che si avvicini a te? Pensa piuttosto a goderti la vita, prima di scioglierti!”
Scioglierti. Quella parola non gli piaceva.
“Cosa significa scioglierti?” chiese.
La megattera rimase un attimo in silenzio, perché si era accorta della gaffe.
Poi riprese a parlare…
“Significa che col tempo diverrai sempre più piccolo e alla fine ti spaccherai in tanti pezzi, con grande fragore… Ehi, magari i figli degli iceberg nascono così!”, concluse.
Lui accennò un: “Può darsi” di cortesia, ma sapeva che non era vero. Perché i figli non sono pezzi di noi.
Se ne stava dunque da solo in mezzo all’oceano il nostro iceberg, preso da pensieri, timori e ricordi, quando vide quelle strane stelle.
Nonostante la nebbia che cominciava a coprire il mare se ne accorse quasi subito: non stelle, erano, ma luci che brillavano sul corpo di una enorme creatura, scura come un capodoglio, grande come dieci di essi, che in mezzo al dorso aveva tre enormi sfiatatoi, da cui però non uscivano spruzzi violenti e fugaci d’acqua, ma qualcosa che aveva l’aspetto e la consistenza delle nuvole temporalesche e saliva lassù come un sottile, alto uccello senza forma e senza ali.
Poi ecco la sua voce, fatta di tanti suoni diversi: mugghianti, stridenti, pulsanti, musicali, comunque affascinanti in quel silenzio…
Era, quella creatura misteriosa, la cosa più meravigliosa ed eccitante che l’iceberg avesse mai visto.
E si stava avvicinando a lui…
Al termine di tutto, cercò di riordinare le idee.
Era stato unicamente un sogno?
Un sogno il suo strusciarsi impudico contro di lui e quello stridio, forse di piacere? Un sogno la vista di quei piccoli bipedi chiusi nelle uova luminose, un sogno il tuffarsi di centinaia di essi nelle buie e sicure profondità marine, a fianco della mamma?
No, non un sogno, ne era sicuro: un giorno si sarebbero reincontrati e i piccoli, forse, lo avrebbero chiamato papà.
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Bello. È sempre un piacere incontrare e leggere una storia con un’idea dentro. All’inizio sembra una favola e leggendola pensavo a una favola per adulti dal tocco surreale poi quando arriva la parola “iceberg” tutto si fa più chiaro e il finale è davvero spettacolare. Mi ha ricordato un romanzo intitolato “il quinto giorno”, di Frank Schätzing. Bel racconto, originale e sorprendente 🙂
Grazie, molto gentile. In realtà avevo partecipato con questo racconto a un concorso in cui bisognava proseguire dopo una frase prefissata. Vi è un punto dove scrivo una cosa a cui tengo molto, forse perché genitore adottivo: che i figli non sono pezzi di noi
Bel racconto che si presta a varie interpretazioni, la mia è quella di una Natura che assiste alle nostre azioni e cerca di spiegarle come può. Ottimo!
Poetico, malinconico e inspettato. Complimenti e complimenti anche per essere genitore VERO e non di “pezzi di noi”..
Grazie Cristina, davvero gentile
Ciao Marcoleo, scrivi veramente bene. Un tipo con la tua fantasia l’avrei voluto come compagno di banco.
Non è l’iceberg a finire sulla rotta della nave, è la nave ad attraversare incautamente il regno del ghiaccio. La Natura uccide solo l’uomo che la sfida senza rispetto. Questo ci ho letto io. E mi è piaciuto non poco.
Laura, è bello vedere come un racconto possa essere interpretato in molti modi. Nella mia testa voleva essere la storia di un infelice che invidia chi è vivo, e quindi può amare e generare vita, infelice che alla fine si illude di aver trovato l’amore, e invece…
Inconsueto. Originale. Bello.
Questo racconto mi è piaciuto moltissimo. Un protagonista misterioso, non umano ma rappresentato antropomorficamente, che si rivela pian piano al lettore, fino al disvelamento finale, nell’incontro con la megattera che azzera i suoi sogni e i desideri per lasciarlo, infine, solo coi suoi “pensieri, timori e ricordi” prima dell’”incontro fatale”. Ho percepito, tuttavia, un’aura di ingenuità, un velo di innocenza che avvolge tutta la storia: a dispetto della schiettezza con cui la megattera risponde agli interrogativi dell’iceberg, quest’ultimo non rinuncia all’illusorietà della propria prospettiva, che fino alla fine lo culla nei suoi sogni più intimi. Anche per questo, ho trovato molta più “umanità” nell’iceberg che in tutti gli altri personaggi e attori del racconto.