Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2025 “Hilde” di Franco Ortenzi

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2025

Hilde fu un agente segreto in forza alle SS; Sicherheitsdienst, i servizi di massima sicurezza, per la precisione; nome in codice: Felizitas; età ventiquattro; una spia in piena regola.

Il Conte, a fine agosto del ’43, se la vide arrivare inaspettata, quantomeno, nel suo rifugio di Oberottmarshausen, dove si era reso esule nell’errata convinzione che i tedeschi intendessero proteggerlo, nonostante il voltafaccia del 25 luglio che aveva portato alla destituzione di Mussolini, dalla vendetta degli ex “camerati”.

Molto bella a dire il vero, bruna, indubitabilmente ariana; fosse stato lucido sarebbe stato all’erta, ma non lo era; avesse saputo che la mandava Himmler, piuttosto che rimanere lì, si sarebbe dileguato, senza pensarci neanche un minuto, magari a piedi; invece la sorte volle blandirlo, corteggiare il suo amor proprio, non se ne rese conto. Per i pochi giorni che la vita ancora gli concesse fu spensierato. Fraulein Felizitas si presentò: parlava un italiano elegante, impreziosito da termini rari, parole chiaramente scandite, tipico di chi ha imparato una lingua sui libri. Disse che era lì per assisterlo, assolvere alle di lui incombenze: scrivere lettere, tradurre dispacci, dialogare con i comandi militari. In realtà doveva impadronirsi dei suoi diari; prima di ogni altra cosa scoprire dove fossero, capire chi li avesse; si adoperò.

Consapevole che gli uomini sono inclini a parlare di sé, e a rivelare segreti, alle signore che pensano di aver sedotte, illustrando loro, con benevolenza – onde comprendano l’intima bellezza della dedizione – quale inestimabile cimelio abbiano conquistato, quale rivelata testimonianza di magnificenza classica abbiano potuto contemplare; ella, con la rinomata efficienza che contraddistingueva la sua sigla operativa, fece quanto ritenne necessario e, naturalmente, riuscì.

Nelle ore immediatamente successive Hilde apprese che i famosi diari, tanto bramati sia dai fascisti, i quali non volevano che si diffondessero notizie riservate sul comportamento e le intenzioni del Duce, che dai tedeschi, per le stesse e opposte ragioni, ovviamente, erano rimasti a casa custoditi, senza particolari apprensioni, dalla moglie Edda.

Le fu talmente facile che quasi provò un senso di rammarico nell’aver tradito la fiducia di un uomo inerme e spaesato, e fu colpita dall’inopinato, quanto per lei insolito, sentimento di pietà che le si era profilato tra le pieghe dei suoi compiti.

Furono queste le ragioni per le quali si ritrovò, involontariamente, a vorticare come una foglia autunnale nel caustico vuoto del dilemma: rispettare le consegne dell’incarico o lasciare che la deriva dei sentimenti si apprestasse, recando la languidezza della raffigurazione di sé, la svogliatezza delle menzogne; nei lunghi pomeriggi volti a scoprire quello che già sapeva, tra l’avvicendarsi dei sensi scompigliati e le stazioni del dovere, fu avvinta dalla nausea del tempo che, prima si dilatò all’infinito, per poi rattrappirsi come uno storpio. Si lasciò andare, memore di Democrito, e di molti altri illustri connazionali, al determinismo meccanicistico degli accadimenti, rifluendo tra quei frangenti, a un tempo artefice e spettatrice; da ciò trasse in seguito, l’esperienza che la storia segue il suo corso osservando, comunque, il più esplicito distacco dagli intenti dei suoi protagonisti, anzi, come in questo caso, facendosene beffa.

Nei giorni che seguirono mise a punto il suo disegno, riuscì a prendere contatti con Edda e la convinse a raggiungerla in Baviera e a incontrarla, ella avrebbe recato con sé i diari tanto attesi. Nel frattempo ottenne dal suo comando il via libera a barattare questi ultimi in cambio del trasferimento di Ciano in Turchia, la moglie e i figli avrebbero riparato in Svizzera. Ebbe a pensare alle serate sul Bosforo e ai suoi tramonti, a un futuro distante dal baratro imminente, al profumo di accattivanti prospettive. Senonché, nel frattempo, qualcuno molto più in alto, distrattamente, si prese la libertà di scompaginare i suoi piani: sollevò Mussolini dalla gogna subita al Gran Sasso e, ancorché non reintegrato nel rango dianzi assurto, lo riconsegnò daccapo, stante il roteare degli eventi, al suo velenoso crepuscolo, intriso di vendette, perpetrate e subite. Era la metà di settembre del ’43. L’apparente importanza dei diari sfumò d’improvviso e la ragion d’essere di Galeazzo si dissolse; un mese dopo, su istanza dei vecchi amici e sodali, venne estradato in Italia e rinchiuso in carcere a Verona, reo di alto tradimento. Nel velivolo che lo consegnava al suo destino trovò posto anche Hilde. Ella lo assistette, stavolta senza secondi fini, nell’effimera speranza di riuscire ancora a salvarlo negoziando, senza tregua, i suoi scritti con le autorità tedesche di stanza nell’appena sorta Repubblica Sociale, invano. Tutte le sere si presentava agli Scalzi per recargli conforto e possiamo immaginarla in quelle ore, in quel Natale di guerra e prigionia, spoglio di prospettive nonché di speranze, tentare di lenire con un sorriso, mercè il trattenuto pianto, l’agonia dell’uomo che pure amava, per un mero quanto bizzarro capriccio del caso, senza che ciò avesse senso alcuno, come le loro stesse vite, del resto. L’11 gennaio, Ciano venne fucilato alle spalle, come di rigore per i traditori, ma il plotone era scadente e fu necessario il colpo di grazia, un paio di perforazioni del cranio, asincrone e ravvicinate, ottenute con altrettanti proiettili esplosi dalla canna di una Beretta M 34, una semiautomatica calibro nove, considerata allora molto efficiente, in dotazione al corpo di polizia, per l’appunto. Hilde tornò in Germania, invisibile e assente, attraversò l’immane tragedia della dissoluzione di un’epoca; successivamente vide scorrere l’anodino quanto rassicurante film della storia che addivenne, racchiusa dentro a un’altra esistenza, nell’imperscrutabile volgere delle fatalità; sopravvisse ancora sessantasette anni, e non smise mai di pensarlo.

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3 commenti »

  1. Ciò che più mi ha colpito dei suoi tre racconti è la lingua, così preziosa, lavorata, ricca, ben lontana per fortuna dall’italiano neostandard di cui si vocifera in certi ambienti. Non so se Hilde sia un personaggio realmente esistito ma il racconto, nella sua asciuttezza, ne fa un ritratto di donna e di spia del tutto credibile: donna consapevole del suo potere di fronte a un uomo vanamente pieno di sé, come spesso siamo noi uomini. Bella la metamorfosi di Hilde che da abile spia si trasforma in donna innamorata, staccandosi dallo sfondo senza pietà della guerra, della politica, delle inevitabili rese dei conti, innamorata ma non per questo meno efficiente nel tentativo di salvare l’amato anche se il corso della storia non le sarà favorevole. Non a caso la consapevolezza dell’”imperscrutabile volgere delle fatalità”, che tutti ci comprende, è la riflessione che chiude con una certa rassegnata amarezza questo bel racconto.

  2. Cortese amico, mi permetto questo tono confidenziale perché siamo coetanei ed entrambi estimatori, a quanto sembra, della scrittura; anzitutto un sentito ringraziamento per le belle parole con le quali ha inteso recensire il mio racconto. Le sue osservazioni centrano perfettamente tanto il profilo estetico e stilistico del testo quanto quello etico o filosofico che dir si voglia.
    Non ho molto da aggiungere salvo il fatto che Hilde sia veramente esistita e si trovò storicamente al centro di quei frangenti; il suo nome per esteso era Hildegard Burkhardt, iniziò come spia e finì col fare la giornalista.
    Cordialità e a rileggerci presto.
    Franco
    P.S.
    Chiedo scusa ma non riesco a resistere dallo spolverare una vecchia polemica: scrivere è lo strumento di comunicazione più complesso e sofisticato che l’umanità abbia mai prodotto, il quale, indipendentemente dai registri narrativi utilizzati, ha però la curiosa e un po’ antipatica caratteristica di rispecchiare fedelmente le facoltà intellettuali dei singoli utilizzatori.
    Plaudo pertanto ai progressi dell’intelligenza artificiale che, alquanto democraticamente, consegnerà il mondo a una massa di decerebrati e a una minoranza di farabutti.
    La buona notizia, per quanto mi riguarda, che a meno di progressi esponenziali della scienza medica, riuscirò a schivare gli eventi.

  3. Molto bene , bel riferimento ad una parte infinitesimale di una storia mai troppo raccontata. SD e Gestapo riferivano al Generale SS Karl Wolff , plenipotenziario tedesco in Italia repubblichina che a sua volta era il tramite diretto con Berlino.

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