Racconti nella Rete®

25° Premio letterario Racconti nella Rete 2025/2026

Premio Racconti nella Rete 2025 “Buchino Giovannino” di Ugo Mauthe (sezione racconti per bambini)

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2025

– Hi hi hi che solletico, smettila ti prego, ah uh ah uh, non ce la faccio più hi hi hi! – 

Buchino Giovannino rideva a crepabuco perché qualcosa lo toccava dappertutto e lo faceva morire di solletico. Nel suo paese, il Paese Dei Buchi, nessuno veniva a farti il solletico ma qui, dove si era perso, era diverso. Prima del solletico Buchino Giovannino si era guardato intorno: che posto strano, non aveva idea di come ci fosse finito. Presto si era accorto che lì i buchi non erano benvoluti. Ce n’erano tanti ma erano chiusi da coperchi, tombini, grate e quando lui aveva cercato di fare conoscenza non gli avevano dato retta. Poi era iniziato l’incubo del solletico.

– Ah uh ah uh smettila ti prego, hi hi hi che solletico, basta per piacere, hi hi hi! – 

Ma chi era che stava facendo il solletico al bravo Buchino Giovannino? Una voce che gli parlava dentro svelò il mistero: – Oh scusami, non volevo, ma la corrente che c’è qui mi sbatacchia di qua e di là. 

– Ti scuso con piacere, ma tu chi sei? – Chiese Buchino Giovannino al suo dentro.

– Ah è vero, non mi sono presentata, scusami anche di questo: ti sono caduta dentro, io sono una foglia, piacere di conoscerti.

– Il piacere è tutto mio e sarà un piacere più grande quando smetterai di farmi il solletico con quella specie di coda e quelle punte che hai, puoi farmi questo favore? 

– Sentimi bene: la mia coda si chiama picciòlo, la mia punta si chiama apice e i miei bordi si chiamano margini. Ma dove vivi, tu! 

– Nel Paese dei Buchi.

– Mai sentito nominare. Cosa mi avevi chiesto?

– Se gentilmente potresti smettere di farmi il solletico con il picciòlo e tutto il resto.

– Bravo, impari alla svelta. Posso provare ma tu aiutami a uscire dal tuo dentro. Mettiti a testa in giù.

– Come a testa in giù? Io non ho una testa! – Buchino Giovannino era stupito. Come poteva chiedergli una cosa del genere?

– Fai finta che dove c’è il buco ci sia la testa, facile no?

Nel Paese dei Buchi i buchi se ne stanno infilati dove vogliono: per terra, negli alberi, nei sassi, nelle nuvole, perfino nell’acqua. Quando non sono infilati da qualche parte si può vedere che hanno la forma di un cono con la parte larga in alto, come quello dei gelati: certi sono enormi, altri sono soltanto un po’ grandi, altri medi e altri ancora piccoli, ma tutti, a toccarli, sono soffici come piumini e, a guardarli, sono colorati e quasi trasparenti. Buchino Giovannino non aveva mai visto un altro buco mettersi a buco in giù, cioè, come diceva la foglia, a testa in giù. Però il solletico era insopportabile e la foglia non riusciva a uscire. Aiutando lei avrebbe aiutato se stesso.

– D’accordo, provo a mettermi a buco in giù. – Disse Buchino Giovannino. Dopo molti tentativi, qualche buffa capriola e un paio di divertenti cadute riuscì a mettersi a buco in giù e prima che la sua testa, cioè il buco, toccasse terra la foglia scivolò fuori. Dopo molti altri tentativi, nuove buffe capriole e un altro paio di spassose cadute Buchino Giovannino tornò a buco in su, finalmente libero dal terribile solletico.

– Grazie foglia, senza di te non mi sarebbe mai venuto in mente di mettermi a buco in giù.

– Ti ringrazio io, buchino caro. Il merito è di tutti e due: è stato un lavoro di squadra. Be’, adesso devo andare, scusami ancora per il solletico, non ti sono caduta dentro apposta.

– Scusatissima. Spero di rivederti presto.

– Anche io, ma dipende da dove soffia il vento.

Dopo aver salutato la foglia Buchino Giovannino era andato un po’ in giro. Per muoversi piroettava sulla punta come fanno le trottole. I suoi colori trasparenti lo mimetizzavano fra le macchine, gli alberi, le case, rendendolo quasi invisibile e comunque la gente che incontrava era troppo indaffarata per accorgersi di un piccolo cono piroettante che andava a spasso per la città. Stava ancora piroettando quando sentì qualcuno gridare:

– Fermati subito!

Qualcosa in quella voce lo convinse a bloccarsi all’istante. E fece bene perché la sua punta stava per finire nella griglia che chiudeva un tombino. Stava per diventare il primo buco caduto in un altro buco. Il tombino, perché era stato lui a parlare, disse ancora:

– Appena in tempo, ma dove hai gli occhi?

– Io non ho gli occhi, – Rispose Buchino Giovannino – però ci vedo bene lo stesso.

– Sarà, ma a me non mi avevi mica visto.

– Ero distratto, signor…?

– Tombino, ma chiamami pure Tom.

– Mi ero distratto signor Tom, sa, è tutto così nuovo e diverso qui.

– Perché, da dove vieni?

– Dal Paese dei Buchi.

– Ma dai, veramente? Un giorno ci voglio andare anche io, insegnami la strada per favore.

– Purtroppo non posso aiutarla signor Tom. Ieri sera mi sono addormentato a casa mia poi mi sono misteriosamente svegliato qui. E non so come tornare indietro.

– Un bel problema! Ci penserò su ma tu stai attento quando vai in giro, questo non è il Paese dei Buchi, qui i buchi li coprono, hai visto come sono ridotto io, no? Anzi, se posso darti un consiglio: cerca di tornare al tuo paese più presto che puoi, prima che ti scoprano e tappino anche te.

Al pensiero di venire tappato Buchino Giovannino ebbe un brivido che fece tremare tutti i colori trasparenti del suo cono: Tom aveva ragione, bisognava trovare il modo di tornare a casa, ma come?  Dopo aver salutato il tombino Buchino Giovannino continuò a piroettare di qua e di là, guardandosi intorno in cerca di una soluzione. Piroettò così tanto che a un certo punto dovette fermarsi per la stanchezza. Allora s’infilò in un bel prato fiorito e si addormentò immediatamente.

Fu svegliato dalle grida di un bambino: – Mamma! Mammaaa!

– Ehi, non si strilla così in mezzo a tutti, te l’ho detto mille volte. – Gli disse la mamma – Allora, che c’è? – 

– L’orsacchiotto mi è caduto dentro quel buco. – Rispose il bambino indicando Buchino Giovannino.

– Questa città è una gruviera, fanno così tanti lavori che ci sono buchi dappertutto, perfino nei giardinetti. – La mamma si era chinata a guardare dentro Buchino Giovannino e intanto continuava a parlare al suo bambino – Anche tu, però, potevi stare un poco più attento. Adesso nel buco ci è finito il tuo orsetto ma potevi finirci tu e farti male. Devi stare vicino a me e darmi sempre la mano, prometti?

– Prometto, va bene. Ma come facciamo con l’orsacchiotto?

– Adesso vedo se riesco a prenderlo. – L’orsacchiotto era lì, poco più sotto, bene in vista. La mamma pensava di poterci arrivare. Allungò un braccio, lo allungò più che poté, anzi, ancora di più di poté ma niente, l’orsacchiotto la guardava con gli occhi tristi come per dirle “non ce la farai mai”.

Muovendo il braccio la mamma sfiorò le pareti di Buchino Giovannino che scoppiò a ridere: – Ah Uh ih Oh! Di nuovo il solletico!

– Mamma, il buco parla!

– Ho sentito amore mio, magari può aiutarci a recuperare l’orsacchiotto. Adesso glielo chiediamo, che ne dici?

– Non c’è bisogno di chiedere. – Disse Buchino Giovannino, che vedeva i visi di mamma e bambino affacciati sopra di lui, impegnati a guardargli dentro. – Vi aiuto volentieri ma mi devi promettere che non mi farai più il solletico. – 

– D’accordo. Hai qualche idea?

Prima di rispondere Buchino Giovannino ci pensò un momento, anche due, anche cinque. Poi disse: 

– Mmm, ho paura che non caveremo un ragno dal buco. – 

– Mi piacciono i ragni. – Disse la mamma – Però nel tuo buco c’è un orsetto di peluche, non un ragno.

– Giusto. A te viene in mente niente?

– A dire il vero no.

– A me sì! – Esclamò il bambino.

E mamma: – Benissimo, sentiamo.

E Buchino Giovannino: – Vai.

– Tu soffri il solletico, vero?

– Giusto.

– Allora ti facciamo così tanto solletico da farti venire il singhiozzo.

– Non mi sembra una grande idea. – Buchino era perplesso.

– Sì invece, perché il singhiozzo butterà fuori l’orsetto in un attimo. – Questa volta era la mamma a parlare.

– Sarà, ma se invece mi mettessi a buco in giù, l’orsetto non potrebbe scivolare fuori? – Propose Buchino – Prima con la foglia ho fatto così.

– Bravo, ma la foglia è leggera e sottile, per lei è stato facile sgusciare fuori.  Invece il peluche è grosso e pesante. Non ce la farà mai.  

– Ha ragione lui, mamma, non facciamogli il solletico che gli non piace. Lasciamolo fare.

– Va bene amore mio. Dai, simpatico buchino parlante, facci vedere quanto sei agile.

Buchino Giovannino uscì dal prato sollevandosi a mezz’aria mentre si sentiva l’ “Ohhh” di meraviglia di mamma e bambino che non pensavano che lui avesse la forma di un cono, trasparente e colorato. L’orsacchiotto era sceso quasi in fondo, potevano vederlo bene. Buchino Giovannino si concentrò come fanno gli atleti della ginnastica prima del loro esercizio. Meno tre, meno due, meno uno, oplà! Ed eccolo a buco in giù, agitando la punta del cono come fa il gatto con la sua coda dopo aver infilato la testa in una scatola. L’orsetto cadde per terra e Buchino, ormai diventato un esperto ginnasta, si rimise a buco in su con grande facilità.

– Bravo, buchino caro, complimenti! – La mamma era stupita.

– Grazie buchino parlante, sei proprio gentile. – Disse il bambino accarezzando il soffice cono.

– È stato un piacere. Adesso però lasciatemi solo per favore, perché devo pensare a come tornare a casa.

Il tombino Tom, che era lì vicino e aveva visto e sentito tutto, disse: – Ti avevo detto che ci avrei pensato su, ora so come aiutarti.

A Buchino non sembrava vero che qualcuno avesse trovato la soluzione. Aveva incontrato creature interessanti: la foglia, il tombino, l’orsacchiotto, il bambino con la sua mamma, stare con loro era bello ma aveva nostalgia di casa, dove avrebbe potuto anche infilarsi in un laghetto, o in uno stagno e divertirsi a essere un buco nell’acqua, una cosa che in questo strano mondo non piaceva a nessuno.

– Davvero? Dai, spiegami.

Anche i suoi nuovi amici si avvicinarono, perché era chiaro a tutti che il loro amico Buchino non si trovava bene nel loro mondo e per il suo bene lo avrebbero aiutato volentieri a tornare nel Paese dei Buchi.

– È molto semplice. Ho visto che sai metterti a buco in giù.

– Ho imparato oggi, non l’avevo mai fatto prima.

– Bravo, c’è sempre da guadagnare a imparare qualcosa di nuovo. Oggi, per dire, hai imparato una cosa che secondo me ti sarà utile. Quanto pesi?

Buchino Giovannino non sapeva cosa rispondere. Non aveva nemmeno idea di cosa volesse dire “pesare”. Al suo paese, al massimo chiedevano “quanto sei profondo?” ma a uno come lui, un buchetto da niente, non glielo chiedevano nemmeno, bastava guardarlo per capire che era ancora troppo piccolo per essere profondo.

– Allora? Non sai quanto pesi? 

– E no, mi spiace, cosa vuole dire “quanto pesi”?

– Per tutti i tombini, che ignorante che sei! Te lo spiegherei volentieri ma adesso non abbiamo tempo, è più importante farti tornare a casa, non ti sembra?

Buchino Giovannino, che era tutto concentrato ad ascoltare il tombino, non si era accorto che il bimbo gli si era avvicinato senza farsi vedere e con una mano sotto la sua punta lo stava sollevando come una piuma.

–  Ben fatto bambino!  Adesso sappiamo che sei leggerissimo. – Disse il tombino – sai, – Continuò – io butto fuori molta aria calda e ho pensato che se ti metti a buco in giù sulla mia griglia, la mia aria calda ti farà volare come un palloncino e una volta in volo potrai andare dove vuoi, anche al tuo Paese, che ne dici? Proviamo?

– Ma sì dai, tentiamo. Cosa devo fare?

– Vieni sulla mia griglia, ti metti a buco in giù e aspetti il primo soffio di aria calda che arriva. Spero che sia uno di quelli belli forti e non uno sbuffetto qualunque.

– Va bene così? – Chiese Buchino sistemandosi a buco in giù sulla griglia di ferro del tombino.

– Riesci a metterti un poco più in centro?

– Ti aiutiamo noi. – Dissero mamma e bambino, che avevano sentito tutto, e lo spinsero delicatamente verso il centro della griglia.

– Va bene adesso?

– Perfetto. Ora aspettiamo.

Doveva essere il suo giorno fortunato perché subito un bello sbuffo d’aria calda uscì dalla griglia andando a riempire il cono di Buchino Giovannino che si sollevò proprio come un palloncino arrivando in alto in un istante. Vedeva la terra allontanarsi e i suoi amici salutarlo ciascuno a modo suo: la mamma e il bambino con le mani, il tombino con dei buffi sbuffi di polvere, la foglia agitandosi tutta, l’orsacchiotto di peluche ondeggiando a destra e a sinistra come fanno i veri orsi. Erano carine e commoventi quelle creature che aveva incontrato e naturalmente le stava salutando anche lui, facendo ondeggiare la punta del suo cono ma intanto aveva già visto, che laggiù, dove il sole tramonta, forse perché anche lui scende nel suo buco, s’intravvedeva qualcosa di familiare. Sì, era proprio così, quello era il Paese dei Buchi visto dal cielo di questo mondo strano. 

Evviva, pensò Buchino Giovannino dirigendosi da quella parte mentre continuava a salutare le creature brave e strane che ora erano diventate minuscoli puntini. 

Loro non lo vedevano più già da un pezzo, perché Buchino Giovannino, così piccolo e trasparente, era invisibile contro il cielo azzurro. Peccato che, una volta partito lui, foglia, tombino, peluche e umani avessero smesso di parlarsi e di capirsi, tornando ciascuno alla sua solita vita. 

Loading

10 commenti »

  1. Sono curioso: da dove viene l’idea di un racconto con protagonista un buco?

  2. Gentile Marcello, grazie per aver letto il mio racconto. Per rispondere alla sua domanda posso dirle che per tutta la vita ho fatto il creativo pubblicitario, lavorare con la fantasia e cercare idee è stato il mio pane quotidiano.

  3. Originale l’idea del buco che parla e si muove. Bella favoletta.

  4. Gentile Stefano, grazie mille per l’apprezzamento!

  5. Quanta meravigliosa fantasia 🙂

  6. Gentile Elena, Buchino Giovannino ringrazia di cuore 🙂

  7. Incredibile,la fantasia sconfina illimitata, simpatico personaggio Buchino,tenero

  8. Gentile Giovanna, Buchino e io ti ringraziamo di cuore 🙂

  9. Delizioso, Ugo! Non è facile scrivere per piccoli lettori… Mi piacciono molto il tono garbato, l’eloquio gentile, la fantasia che straborda da tutti i… buchini.
    Complimenti

  10. Gentile Monica, Buchino Giovannino e io ti ringraziamo di cuore 🙂

Lascia un commento

Devi essere registrato per lasciare un commento.