Premio Racconti nella Rete 2025 “Mari vicini, mari lontani” di Marco Leonardi
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2025Mi guardo intorno: è estate e la spiaggia è affollata da persone sole che, nascoste dietro a visiere a specchio, gesticolano connesse a chissà chi.
Io, invece, prendo in mano l’e-folio e rileggo ciò che ho scritto, ricordo di quella notte dello scorso inverno con te, esattamente qui.
Stavamo osservando il mare sferzato dal vento, quando ti sbottonasti il giaccone beige e lo lasciasti cadere sulla sabbia gelata.
“Che fai?”, domandai perplesso.
Mi fissasti stupita.
“Non si vede?” – chiedesti di rimando, mentre anche i pantaloni di fustagno blu e il maglione azzurro andavano a far compagnia al giaccone – “Mi svesto”
“Questo l’ho capito” – ti concessi – “Ma perché?”
“Secondo te perché qualcuno si sveste in spiaggia?”, rispondesti, e c’era sarcasmo nella tua voce.
Realizzai.
“Il bagno!? – esclamai – “Vuoi fare il bagno? Ma è il 21 dicembre e”
Mi bloccai in mezzo alla frase.
Come se quello fosse un problema per una come te, BEATA, “Biomacchina edu-programmata alla totale amicizia”, regalo della Biotech di Piombino ai dipendenti per le Feste di Buon Inverno.
“Come è strana e difficile, l’amicizia” – sussurrasti all’improvviso, mentre ti accostavi e la tua voce si faceva più profonda, gli zigomi diventavano meno affilati, i glutei si alzavano e rassodavano, labbra e seno si inturgidivano – “Mentre è così semplice, amarsi. Che ne dici?”
Chiusi la bocca, deglutii.
“Dico che non è il caso – risposi – “Va pure a fare il bagno, ti aspetto qui”
“Meglio di no” – replicasti – “I nanoattivatori del metabolismo che stai testando stanno esaurendosi. Tra poco saranno a zero; meglio che ti copra di più”
Pochi minuti dopo – stavo aprendo il borsone termico con la giacca a vento che avevo lasciato in uno spiazzo della lecceta dietro la spiaggia – la tua voce mi arrivò nell’auricolare.
“Hai fatto?”, diceva.
Risposi di no.
“Allora vieni e tuffati, che ho un regalo per te” – mi confidasti – “Però non starmi troppo vicino”
“Tuffarmi?” – risposi ridendo mentre mi incamminavo – “Ehi, guarda che mica posso resistere come te fino a meno 128 gradi. E perché dovrei starti lontano? “Perché… ehi! Ma sempre a quello, pensi?”, esclamasti, “Perché sto diventando rovente, bamba! Altrimenti come faccio a scaldarti l’acqua?”
Vidi il mare in quel momento.
C’era come una nebbia luminosa, sull’acqua, vicino a riva. E in mezzo, tu.
Capii; mi denudai, corsi verso il mare e mi tuffai.
Il tramonto che infiammata il cielo si era mutato da tempo in una stellata glaciale. “Posso chiederti di venire più vicino?”, ti sentii dire , mentre il vento si chetava, ma non il mio desiderio di essere, anche, lassù.
Mi avvicinai. Confesso che diedi anche una sbirciatina sotto il pelo dell’acqua, ma c’era ben poco da vedere, se non un fuso pulsante di luce giallo-arancio.
“Fermati”
Bastò quella parola a bloccarmi, vergognoso come un bambino beccato a rubare la marmellata.
Poi riprendesti a parlare.
“Per favore. Ieri l’Extramoenia, la nave stellare, è uscita dal non-spazio e ora una-di-noi sta trasmettendo dal mare orientale di Proxima B. Lassù la temperatura dell’acqua e dell’aria sono identiche a quelle di dove stai e anche la consistenza del fondale è uguale; anche i vapori che fluttuano sopra l’acqua sono molto simili…”
Alzasti il viso verso di me, arrossendo.
“Oggi è il tuo compleanno, ricordi? ” – concludesti con gli occhi che ti brillavano – “Ecco, il mio regalo è questo: ho fatto in modo che, in un certo senso, su quel mondo ci fossi anche tu”
Mentre finisco di leggere, do un’occhiata alle persone vicine e mi chiedo come abbiamo potuto credere di riuscire a convivere con macchine che avevano imparato a coniugare le tre leggi con la capacità di amicizia, quando noi stessi abbiamo scordato cosa essa sia.
Poi guardo l’ora e ti mando il racconto, mio regalo di pover’uomo innamorato alla sua amata che tra pochi secondi, nel Centro di Riconversione Provinciale di Livorno sarà messa in stasi (dicono, ma forse è solo una leggenda, che le creature come te conservino nella memoria le ultime cose percepite) e solo a quel punto appoggio l’ e-folio sulla sabbia, entro nell’acqua tiepida e con il cuore già morto cammino verso il largo.
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Bella questa moderna variazione di un tema della fantascienza che è ormai un classico! Dalle leggi della robotica inventate da Asimov, citate nel racconto, al film Io e Margherita, con Alberto Sordi, per arrivare al più recente Macchine come me, romanzo di McEwan, per citare solo ciò che ricordo, il tema dell’umano che si relaziona con il robot è trasversale nel tempo e nelle culture in infinite variazioni. Qui se ne apprezza una versione secondo me particolarmente originale, costruita con sapienza, venata di erotismo sì ma che poi approda a un messaggio più ampio e inclusivo, come si dice oggi, fino alla scoperta di un finale in fondo inatteso. Ho anche apprezzato l’ambientazione tutta italiana, anziché americana come spesso accade di trovare in storie di questo genere. “Mari vicini, mari lontani” (bello anche il titolo) mi è piaciuto perché a mio avviso sviluppa un’idea, e le idee non si trovano poi così facilmente. Complimenti!
Wow, grazie! (giuro che non l’ho pagato)
PS: hai usato più parole per il commento al mio racconto che per scrivere il tuo…
Il tuo racconto è riuscito ad incuriosirmi sul mondo e sui personaggi che hai descritto, mi sono ritrovata a voler leggere di più. Il rapporto uomo/macchina, nonostante sia un classico della fantascienza (come ha detto Ugo), non smette mai di incuriosire (e incuriosirmi). Mi è piaciuto, complimenti!