Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti per Corti 2025 “Mi guarda” di Federica Codebò

Categoria: Premio Racconti per Corti 2025

Era una notte che stava finendo, proprio come le altre che erano già passate e presto avrebbe albeggiato, quando d’improvviso Luigi aprì gli occhi. Sdraiato nel suo letto, circondato dal buio della stanza, allungò la mano verso il comodino, ne tastò la superficie fino a quando non sentì sotto le dita l’interruttore del lume e lo accese.

Accecato dalla luce improvvisa della lampadina Luigi immediatamente la spense e, rimasto al buio, come d’abitudine si girò verso il lato destro del letto dove dormiva la moglie. Gli piaceva ascoltare il suo respiro; dopo tutti quegli anni ne aveva imparato il ritmo: di norma lento, quasi impercettibile, capitava che alcune volte accelerasse improvvisamente, diventando affannoso.
«È per via dei sogni», gli aveva raccontato tempo prima Maria, «mi ritrovo in posti che non riconosco, tutto sembra così reale e io ho paura di essermi persa e di non sapere come fare per tornare da te».
Luigi anche quella notte, non potendo individuare la figura della moglie per via dell’oscurità, si mise in ascolto del silenzio aspettando che fosse interrotto dal rumore lieve del respiro di lei. Ma non sentì nulla, così accese nuovamente la luce.
La parte del letto dove Maria dormiva era vuota, sul cuscino non c’era nemmeno l’impronta della sua testa e la sopraccoperta da quel lato era tirata su.
“Non c’è più e non tornerà”, pensò.
Questa consapevolezza improvvisa lo svegliava del tutto ormai da giorni, e il dolore che ne seguiva diventava come un’onda che allagava il suo corpo, facendogli male dappertutto. Provava degli spasmi ai polmoni, quando respirava gli bruciala la gola e pensava che il suo cuore fosse diventato come un fagiolo secco: piccolo, ruvido, pieno di grinze che gli procuravano fitte al petto.


Succedeva però, e tutte le volte Luigi rimaneva stupefatto di come questo potesse accadere, che quest’onda, così come improvvisamente si era propagata, altrettanto improvvisamente si ritirasse, lasciando spazio a bisogni come la fame o la sete che lo spingevano ad alzarsi dal letto.
Quando era in piedi tirava su la tapparella della stanza e restava a guardare la strada, ancora buia e silenziosa. Dopo poco si spogliava completamente e s’infilava un lungo cardigan rosa, quello preferito di sua moglie, che era rimasto appoggiato sulla sedia accanto al letto dal giorno in cui lei non era più tornata a casa.
Lo sentiva caldo sulla sua pelle, come se lei se lo fosse appena tolto per darglielo. Luigi infilava i suoi piedi nudi, grandi, nelle pantofole strette della moglie e immaginava di sentirla, sentirla di nuovo.
“So che mi guardi da dove sei, ma lasciami fare così, fino a quando non lo so, ma lasciami fare” diceva allora Luigi, parlando da solo.
Poi andava in cucina per preparare la colazione. Il profumo del caffè e del pane abbrustolito gli dava sempre un po’ di conforto così come ascoltare la radio sintonizzata sul canale che seguiva da tanto.
Aveva fatto così anche quella mattina e più tardi sarebbe passata a casa Anna, sua figlia; veniva a prenderlo per andare insieme al Caf per cominciare le pratiche della successione.
Così, dopo aver mangiato e buttato nel secchio la metà del suo pane abbrustolito e versato nel lavandino la metà del suo caffè, aveva infilato un paio di jeans, il suo giaccone sopra il cardigan rosa e si era seduto in pantofole sulla sedia dell’ingresso, aspettando la figlia.

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