Premio Racconti per Corti 2025 “Il montgomery rosso” di Patrizia Carnevali
Categoria: Premio Racconti per Corti 2025“Papà, sono io. Ti ho portato il pane fresco prima d’andare a lavorare!”
Anche questa mattina ti trovo sulla poltrona, mentre sorseggi il caffè e guardi la piazza.
Appena entro nella stanza, mi sorridi, e la dolcezza del tuo sguardo è di chi non ha perso la speranza.
Mi chino accanto a te, poso il capo sulle tue ginocchia, mentre mi accarezzi i capelli, come quando ero bambina.
Sono passati vent’anni da quando, quella mattina, avevi trovato sul tavolo della cucina un suo biglietto con scritto:
“Ho bisogno di vivere la mia vita. Prenditi cura di Betta.”
Albeggiava quando uscì di casa. Sulla piazza deserta l’attendeva una macchina. Senza voltarsi, caricò la borsa nel portabagagli e sparì per sempre insieme a un uomo che non eri tu.
Io sono cresciuta, e tu hai continuato ad aspettarla.
Da quel giorno, il tuo primo gesto, appena sveglio, è stato andare alla finestra e guardare se la mamma arrivava.
Il ricordo va al giorno prima che se ne andasse.
Eravamo andati a fare compere; mi serviva un cappotto nuovo. In un negozio del centro avevo visto un Montgomery rosso; era bellissimo.
Entrati, la commessa ci venne incontro e chiese:
“In cosa posso esservi utile?”
La mamma si guardava intorno distratta e tu, un po’ impacciato, hai detto:
“Vorremmo vedere un cappotto per mia figlia.”
All’interno del negozio, sulle rastrelliere, ce n’erano appesi diversi.
La commessa chiese se avevamo delle preferenze e, intercettando il mio sguardo, capì cosa desideravo.
Sorridendomi, aggiunse:
“Questo è un capo che piace molto ai giovani. La taglia dovrebbe andare bene. Lo vuoi provare?”
Il cuore mi batteva forte. Tolsi la giacchina di jeans e lo indossai. La figura nello specchio rifletteva la luce della mia felicità.
La mamma, a un tratto, si girò e, senza guardarmi, disse:
“La città ormai è invasa da questi giacconi. I ragazzini si vestono tutti uguali, sembrano in divisa!”
Con il dito indicò un cappotto di tweed marrone, bordato al fondo in finta pelle lucida.
“Ecco! Questo mi piace! È moderno e diverso.”
La commessa vide la delusione sul mio volto, ma non ci fu nulla da fare. Il montgomery fu riappeso e il cappotto marrone venne via con noi.
Lungo il tragitto, nessuno parlò. Una volta entrata in casa, andai diritta nella mia stanza, tolsi il capo dalla confezione e lo appesi nell’armadio.
Quella sera mangiammo presto. Tu mi guardavi e capisti che l’acquisto fatto non era ciò che volevo. La mamma, incurante, rassettò la cucina e, terminato, disse:
“Sono stanca, vado a riposare.”
Il cappotto è ancora lì, con il cartellino ingiallito ancorato a uno dei bottoni. Non ho avuto il coraggio di disfarmene, forse perché è l’ultimo acquisto fatto quando credevo che fossimo ancora una famiglia.
Oggi compio trentadue anni e sono felice di trascorrere la giornata con te.
I raggi del sole sono tiepidi e la sensazione è quella di essere ancora in estate.
Sulla piazzetta, i ristoranti non hanno tolto i dehors ed è piacevole mangiare fuori.
Siamo sereni; tu sei taciturno. Entrambi sappiamo che il filo di dolore che ci lega non si spezzerà mai.
Terminato il pranzo, facciamo due passi per le vie del centro che brulicano di turisti.
Anche se è domenica i negozi sono aperti, mi prendi sotto braccio, non osi più tenermi per mano.
A un tratto ti fermi davanti alla vetrina di un negozio.
I capi per l’autunno sono esposti. Uno dei manichini femminili indossa un pantalone di color blu, una maglia dolcevita bianca e un montgomery rosso.
Mi guardi con malinconia e dici:
“Betta, entriamo?”
Tenero e malinconico, molto suggestivo. Anche accessibile produttivamente, mi sembra: due attori in campo stretto, una voce narrante femminile, qualche primo piano, un flash back in esterni con un’auto ferma e una comparsa e un esterno negozio che si può girare molto stretto. Mi permetto queste considerazioni solo perché una volta era quasi il mio mestiere. Bello, complimenti!
Molto delicato e molto reale. Complimenti Patrizia!