Premio Racconti nella Rete 2025 “Canone II” di Stefano Acquario
Categoria: In Concorso, Premio Racconti nella Rete 2025Eppure, il suono del campanello è forte. Il vecchio continua però a bere il tè nella sua poltrona blu di velluto lievemente consunto. Il campanello della porta d’ingresso squilla di nuovo, allora l’anziano stende il braccio in modo sorprendentemente fermo per la sua età per appoggiare la tazza sopra il tavolino e sospirando si alza. Ancora il campanello.
Dallo spioncino vede un uomo in completo grigio, non più di trent’anni, che preme ancora una volta il campanello
– Buongiorno. Desidera?
– Io non desidero nulla. Sono qui per conto del Ministero delle Altre Opportunità. Come può vedere dal mio visore di servizio sono dell’Ufficio Graduatorie Assegnatari – dice l’uomo in grigio, indicandogli un piccolo schermo piatto appeso al taschino della giacca – allora mi fa entrare?
Il funzionario senza aspettare la risposta entra con passo deciso e si ferma al centro del soggiorno, esamina in modo distratto l’ambiente.
– Per prima cosa mi mostri il suo VIP.
– Il mio cosa?
– Il suo VIP – precisa il giovane uomo spazientito- il visore individuale personalizzato, come questo di servizio che le ho fatto vedere. Allora, me lo mostra? No, aspetti, eccolo qui.
Da una scrivania occupata per intero da carte, soprammobili, libri impilati in modo disordinato, il visitatore estrae con due dita un piccolo tablet spento simile a quello appeso al taschino del funzionario ma più grande. Lo mette in orizzontale e vi soffia sopra, sollevando una nuvola di polvere. L’anziano tossisce.
– Ah è quello, mi scusi, è che non lo conoscevo con questo nome.
– Si sieda pure – ordina l’uomo in grigio mentre a sua volta si siede sul divano di fronte alla poltrona verde. Il vecchio obbedisce.
Il funzionario preme un pulsante laterale e il monitor si accende immediatamente
– Comunque è tutto a posto, il suo codice di assegnazione corrisponde a quello indicato dalla graduatoria.
Riconsegna il monitor all’anziano che lo mette tra la sua gamba e il bracciolo della poltrona.
– Mi perdoni se glielo chiedo, ma assegnazione di che?
– E’ molto semplice. Nella sinergia tra il mio settore e l’Ufficio Cambiamenti, ad esaurimento dei posti in graduatoria che la precedevano, le è stata assegnata la possibilità di trasformare e/o eliminare un evento della sua esistenza.
– Mi scusi ancora ma temo di non aver capito bene. Cosa intende per trasformare un evento della mia vita?
Il funzionario lo fissa con aria di rimprovero e l’anziano vorrebbe non avergli fatto la domanda.
– Ribadisco. E’ molto semplice. Le è stata assegnata la possibilità di cambiare un evento della sua esistenza passata, come ad esempio un accadimento sgradevole o doloroso che ha vissuto. Sono stato sufficientemente chiaro?
– Io però non ho fatto nessuna domanda per essere inserito in questa graduatoria.
– Questo non rientra nelle sue competenze: l’assegnazione è automatica da parte del Ministero, che dopo aver vagliato requisiti quali la fedina penale, l’inserimento nella comunità civile e altro ancora, procede per graduatoria nei confronti dell’interessato valutato meritevole.
– Quindi posso cambiare un evento come la morte di mia moglie Luisa che è scomparsa l’anno scorso? – il vecchio si è messo dritto sulla poltrona.
– No. Sono escluse morti e dipartite di ogni genere, tutto il resto è possibile cambiarlo.
L’anziano si lascia andare nuovamente verso lo schienale della poltrona.
– Ah, è così allora, però su due piedi non saprei. Quanto tempo ho per decidere cosa devo cambiare?
– Può rifletterci con calma. Il tempo per ogni assegnatario è di cinque minuti da quando viene data la comunicazione. Considerando i preliminari del nostro colloquio adesso le sono rimasti quattro minuti.
– Sono molto in imbarazzo. Penso di aver vissuto una buona vita, nonostante tutto, ho avuto l’affetto di mia moglie e di mia figlia. Sono nonno da poco, sa?
– La prego di non divagare. Per quale accadimento ha deciso?
– A pensarci bene ho un ricordo molto doloroso di una cosa della mia infanzia. Quando ero piccolo i miei genitori decisero di mettermi in collegio. Potrei cambiare quello. Ma ci potrebbero essere conseguenze sul resto della mia vita?
– Certamente. Ogni azione porta delle conseguenze così come ogni scelta implica una responsabilità di chi la fa. Allora?
– Beh, pensandoci bene, anche se non è stata un’esperienza felice mi ha aiutato molto a diventare più forte, un uomo. Quello che sono adesso insomma, e che mi soddisfa. No, meglio di no.
– Le ricordo che il tempo a sua disposizione si sta riducendo.
– Allora potrebbe essere quando sono stato bocciato al primo anno di liceo, è stato bruttissimo, uno dei momenti peggiori della mia vita. Non mi sono mai sentito così inadeguato, senza valore.
– Quindi possiamo eliminare questo evento.
– Però se non fossi stato respinto non avrei cambiato scuola e non avrei mai conosciuto Luisa. E non avremmo avuto nostra figlia.
– La devo avvisare signore che sono rimasti a sua disposizione sessanta secondi.
– Ecco, ho trovato! Durante un trasloco, quando eravamo sposati da poco, abbiamo smarrito Gelsomina, la nostra gatta. Non mi sono mai perdonato di non averla messa subito in macchina, ci ero affezionato moltissimo. Sì sì, vorrei tanto tornare indietro e metterla in salvo.
– È questo il cambiamento che ha scelto? Non smarrire la gatta Gelsomina?
– Oh sì, sì, mi porto un tale senso di colpa che a volte me la sogno pure.
– Bene. Al fine giusto in tempo. Ho inviato adesso la disposizione per l’Ufficio Cambiamenti.
– Quanto ci vorrà perché quell’avvenimento sia cambiato?
– Entro un’ora dalla sua scelta dichiarata, potrà vedere la notifica sul suo visore
– Oh, grazie, grazie. Luisa e io volevamo veramente bene alla nostra gattina.
– Un’ultima cosa prima di andarmene: ovviamente lei è in regola con il pagamento del canone.
– Il canone? Quale canone?
– Il canone di possesso del suo visore, da pagare annualmente.
– Non lo so, veramente di queste cose si occupava Luisa.
Il funzionario riprende il proprio visore dal taschino. Adesso ha alzato entrambe le sopracciglia.
– Ho controllato adesso il visore di servizio e mi risulta che lei è moroso da oltre quindici mesi.
– Non so che dirle, come le ho riferito di queste cose si occupava mia moglie.
– Mi vedo costretto a farla decadere con effetto immediato dal beneficio della graduatoria e annullare il cambiamento. In questo momento le sta arrivando sul visore personale una notifica di sanzione amministrativa dall’ Ufficio Sanzioni e Lutti.
Uno squillo proviene dall’aggeggio che il pensionato ha messo tra la gamba e il bracciolo. Lo prende in mano e infila gli occhiali che aveva appesi al collo.
– Qui mi dice che posso pagare la sanzione in misura ridotta entro trenta minuti. Cosa significa?
– Significa che la sanzione pagata in misura ridotta implica soltanto la scomparsa di un animale domestico o di un parente alla lontana.
– Ma aveva detto che erano escluse le morti di ogni genere!
– Questo è vero per il nostro Ufficio che non può generare sottrazioni di esistenze, mentre la Sanzioni e Lutti ha la possibilità di farlo perché previsto nelle sue funzioni.
– E come si può pagare? Io non l’ho mai fatto.
– È molto semplice, lo può fare con autodenuncia di ravvedimento operoso sul suo visore.
– Ma io non lo so usare questo cacchio di aggeggio!! – il vecchio ha sollevato in alto il visore, agitandolo davanti al funzionario.
– La invito a moderare i toni, signore. In questo momento l’ho segnalata all’Ufficio Vilipendi.
Due squilli risuonano dal visore.
– Mi scusi, mi scusi, non volevo. E che non so proprio come fare. E se non riesco ad autodenunciarmi in questo tempo?
– Allora la sanzione sarà in misura completa e comporterà la scomparsa di parenti e affini entro il terzo grado, in un numero proporzionato all’entità del suo debito. E il suo debito, devo dirle, è di grandi dimensioni.
– No! Mia figlia no! La prego.
L’anziano si è alzato in piedi ma sembra in ginocchio davanti al funzionario.
– Non è questione di preghiera o fede, signore. Qui si tratta di leggi e coscienza civica. Inoltre, il mio visore mi sta segnalando che entro le prossime tre ore partirà un procedimento penale nei suoi confronti.
Tre squilli provengono dal visore. E ancora uno, prolungato.
– Penale? Perché?
– Non avendo segnalato la sua morosità al momento dell’attivazione lei ha messo in atto una condotta fraudolenta.
– Ma io non lo sapevo.
– La legge non ammette ignoranza. Se al termine del procedimento verrà riconosciuto colpevole dei reati di truffa e di vilipendio che le sono stati ascritti, sarà condannato al pignoramento dai dieci ai vent’anni.
– Il pignoramento di cosa?
– Il pignoramento di futuri eventi felici della sua esistenza. Nell’eventualità che lei non viva per tutta la durata della condanna o non ci siano accadimenti felici, il pignoramento viene effettuato presso terzi, ad esempio suo nipote. In questo caso il periodo della condanna può essere esteso fino a trent’anni.
– Trent’anni a mio nipote? Ma lui non ha fatto nulla.
– Appunto. Come le ho detto prima, ogni azione porta delle conseguenze così come ogni scelta implica una responsabilità di chi le fa. La saluto, rimanga seduto. Conosco la strada.
L’uomo dai capelli bianchi ricade sulla poltrona. Dopo qualche minuto, riprende dal tavolino la tazza di tè con il piattino e lo riporta vicino a sé con il cucchiaino e la tazzina che tintinnano per il tremolio della mano.
Racconto brillante e divertente che rappresenta la tragicommedia della burocrazia italiana
Bel racconto dal sapore leggermente surrealista che sottolinea quanto le disavventure burocratiche possano mettere in pericolo la nostra stabilità emotiva.
Ho letto vari racconti di Acquario ormai e posso dire che si vede che è di una categoria superiore. Spero pubblichi presto altri racconti!
Mi piace molto questo racconto di “distopia burocratica”: ha dentro un’idea vera e interessante che fa venire in mente un Kafka o un Orwell di buon umore nonostante la serietà del tema, in realtà piuttosto angosciante.
Che angoscia! Davvero degno delle pagine kafkiane del “Castello”. Complimenti all’autore.
Che bel racconto. Quanta tensione e abilità narrativa nel costruirla. C’è solo il rammarico che finisce troppo presto. Acquario, aspettiamo altri racconti e magari, perché no, un piccolo romanzo!
Come raccontare ironicamente l’angosciosa minaccia della burocrazia nella vita!
E’ un esercizio che dovremmo praticare tutti nel quotidiano: interpretare umoristicamente l’Amministrazione.
Bravo!
Molto bello questo racconto surreale da una parte ma molto realista dall’altra. Come letto nei commenti precedenti la distopia della burocrazia è riportata magistralmente in questo racconto che offre significativi spunti di riflessione. Complimenti
malinconico e anche tragicomico allo stesso tempo
Lo zelo degli esecutori viene sapientemente esaltato in questo racconto del sempre più convincente Stefano Acquario. Nessuna pietà umana può scalfire l’ottusità burocratica al comando.
Guai ai rilassati.
Ho trovato questo racconto ben scritto e mi ha fatto tornare alla mente lo stile e i temi del primo Tullio Avoledo, il racconto di un futuro familiare e paradossale allo stesso tempo.
“Canone II” è un’opera di indubbia potenza evocativa, un incubo kafkiano che si insinua nella quotidianità, gettandoci in un futuro distopico e possibile. La promessa di redenzione si rivela una trappola, un labirinto senza fine di cavilli e sanzioni che culmina nella minaccia di espropriazione della felicità, persino quella altrui. Il racconto, pur nella sua brevità, risuona di echi psicologici profondi, esplorando il senso di colpa, la perdita e l’angoscia esistenziale dell’individuo di fronte a un potere incontrastabile e disumanizzante. Un gioiello di rara e inquietante bellezza.