Racconti nella Rete®

25° Premio letterario Racconti nella Rete 2025/2026

Premio Racconti nella Rete 2024 “Le mantidi non sorridono” di Francesca Paola Barresi

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2024

Le mantidi non sorridono.

                                        E niente. Neppure quella notte il sonno sarebbe arrivato. No, davvero, il mondo in cui lui viveva non era il suo mondo. No. Non si sarebbe omologato, non voleva essere come gli altri. Lui era diverso e il suo pensiero era divenuto ossessivo. Sapeva bene a chi si stava rivolgendo: «Perché lui ci è riuscito? Non mi pare neppure che lo volesse che lo volesse.»

 Da quando aveva letto quel libro, Kafka, la sua vita era cambiata.

E poi da quando l’aveva vista la prima volta se ne era innamorato.

Rappresentava il suo ideale, snella, agile, sinuosa, femminile e assassina.

E per lui che era l’opposto quel pensiero lo dilaniava. Lui, che faticava ad avere contatti con l’intera ‘umanità. La notte passò insonne.

Ma la mattina si presentò diversa. Un cartello pubblicitario ammiccante raccontava a larghi caratteri: «vieni e diventa ciò che desideri.»

Perplesso si segnò il numero. La giornata, come al solito, scandì lenti tocchi. I colleghi lo disgustavano, quelle risa, parole, lo soffocavano, ma quando l’ora si fece vicina il suo stomaco divenne farfalla.  L’uomo che lo accolse gli sorrise suadente: «Venga, lei è nel posto giusto. Mi dica cosa vuol diventare?».

Gioacchino era in imbarazzo. Vedeva intorno a lui, e, in ordine centinaia di bottigliette dai numeri e cifre di riconoscimento, intravedeva un liquido opaco e denso.                                               Come un demone quell’ometto: «Forse vuole divenire un attore? più capelli? magro? oppure, una donna? magari bruna?» Gioacchino scrollava la testa.

 «Ecco…, vede…, io vorrei» e ancora si silenziò.  Il pensiero di essere deriso lo bloccava. L’ometto lo convinse: «Suvvia si lasci andare.»

Gioacchino prese il coraggio a due mani e si lanciò: «Ecco io vorrei divenire…lei deve sapere che lo desidero da sempre avrei voluto nascere così… Sì, insomma, io vorrei essere una mantide religiosa.» L’ ometto tondo batté le mani: «Buon dio è una vita che attendo una richiesta come questa. Non ci crederà, ma io stesso ero un camaleonte. Venga con me nell’altra stanzetta, vi sono molte varianti».

E così Gioacchino trangugiò in un solo fiato quel liquido opaco… et voilà… eccolo trasformato in un istante nella mantide maschio più bella del creato. Unico. Una macchia scura sul dorso lo contraddistingueva. Era divenuto bello, agile, assassino con la dimensione di una femmina. Ma la peculiarità andava ricercata nella differenza dei suoi simili. Infatti, Gioacchino al contrario della specie, le femmine le sottometteva con la forza attaccandole, divorandole vive ancora prima che si accorgessero di lui. Molte le sue vittime ma, le femmine che non lottavano, le risparmiava copulando con esse. La sua fama giunse sino ai ranghi più alti del sistema piramidale. I grandi indissero una riunione per discutere della sua peculiarità.

Vi era confusione, uno stridio che pareva un cigolio costante, ma quando il più anziano quasi sussurrò il suo pensiero cadde un silenzio mai udito.

«E se uccidesse la Regina Madre?» Numerosi occhi tridimensionali misero a fuoco la proposta.

«Una rivoluzione dunque? un cambiamento al sistema? un capovolgimento di immagine legato al nostro mondo. Interessante. Un maschio che decide di vivere e scegliere, come del resto in tutto il mondo animale. Una gerarchia soverchiata, anche noi valutati come maschi e non soltanto come procreatori. Io approvo.» e in quella congrega tutta al maschile la proposta fu approvata all’unanimità. Il sistema dei maschi usati e sfruttati e infine uccisi era agli sgoccioli.

Con queste premesse Gioacchino giunse al cospetto della Regina Madre. Deliziato e onorato con l’ego al massimo era così giunto al culmine della sua nuova vita. E tutto in brevissimo tempo, era divenuto re per acclamazione. Re assoluto su migliaia ma che dico? Centinaia di migliaia di esseri che si inchinavano al suo passaggio. Osannato con il potere di morte o vita negli occhi tridimensionali e in quelle antenne lunghissime. Sì, con il suo avvento tutto sarebbe cambiato e tutto sarebbe iniziato proprio ora.  

Davanti alla Regina Madre si inchinò e sorrise e colto dal manierismo umano perse la prima mossa.

La Regina Madre era allo scadere del suo incarico, ma aveva già deposto quasi duecento uova e quello sarebbe stato il suo ultimo accoppiamento. Le chiacchere all’interne del suo covo come al solito non l’avevano sfiorata ma aveva comunque udito qualcosa su quel nuovo essere che predominava sulle femmine. Era incuriosita senza alcuna apprensione per l’incontro imminente. Le sue antenne, anche senza chiacchere, avevano già captato la presenza di un intruso, un essere che non avrebbe dovuto essere lì, poiché non era quello il suo mondo, e quindi un nemico un nemico, seppur sotto false spoglie. Da dove veniva? Cosa voleva? Davvero non ne aveva alcuna curiosità. Non si lasciò ingannare neppure per un attimo.  Avvicinandosi con un frusciare di ali che le ancelle le sostenevano non pose neppure uno sguardo a quell’essere e certamente non gli ricambiò alcuna cortesia. Non era neppure arrivata a stargli di fronte quando con un balzo gli si avventò addosso mozzandogli di netto la testa. Un’ovazione di sgomento si levò da parte della congrega che la voleva morta. Ma la Regina Madre con calma provvide a ingurgitarne il resto del povero corpo di Agostino. Attonito, querulo il primo ministro le si mise accanto: «Sua Maestà ma perché mai lo avete ucciso? Avremmo dato vita a una nuova generazione, mantide umana» senza proseguire nell’intento del piano alle sue spalle che la voleva decapitata. Sua maestà neppure interruppe il passo: «Ministro, ho percepito l’inganno quando quella specie mi ha sorriso. Le mantidi non sorridono.»

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2 commenti »

  1. Racconto surreale , kafkiano , di squisita ironia. Mi è piaciuta molto l’accuratezza del lessico. Complimenti Francesca

  2. Ispirato al celebre romanzo di Kafka, il racconto mi sembra una allegoria in chiave femminista dei difficili rapporti tra uomo e donna particolarmente evidenti in questa epoca. Buona sintesi letteraria con però un piccolo appunto: il protagonista, inizialmente chiamato Gioacchino, dopo essere stato ingurgitato dalla Regina Madre viene invece chiamato Agostino.

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