Premio Racconti nella Rete 2024 “Blu” di Lorenzo Bellandi (sezione racconti per bambini)
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2024C’era una volta un palloncino.
Era bellissimo, di un colore blu cobalto e riempito ad elio. Viveva all’angolo della strada vicina al parco giochi in centro, accanto alla casetta di mattoncini in tufo, quella con uno splendido giardino scosceso pieno di petunie. Era legato al carrettino del vecchio Ugo, prossimo alla macchina dello zucchero filato.
Oscillava tutti i giorni al vento assieme ai suoi compagni palloncini.
Vedeva il cielo in alto, voleva raggiungerlo…era così vasto e sconfinato. Desiderava congiungersi alle nuvole.
Un giorno passò un bambino, era scortese e viziato e supplicò la mamma di comprargli dei palloncini. Pur di accontentarlo e far cessare i suoi lamenti isterici, sborsò una banconota e gliene comprò dieci, tra cui il nostro protagonista.
A Blu non importava però del suo nuovo padrone, voleva solo andarsene e volare, perché era la sua natura. E un giorno si presentò l’occasione, al compleanno del ragazzo. Per festeggiare, all’arrivo dell’immensa torta guarnita, i genitori decisero di lasciare i palloncini al vento per gioire di quel momento, e così fu.
Blu si liberò nell’aria e pregustava il raggiungimento di altitudini mai viste. La sfortuna volle però che una folata di vento, dopo poche centinaia di metri, lo trascinasse sotto il ramo dell’antica sequoia nel cortile dell’orfanatrofio cittadino.
Blu era nel panico, non riusciva a divincolarsi e osservava in lontananza i suoi compagni vibrare sulla sagoma del sole, e fare capriole e parabole seguendo le correnti d’aria. Non poteva fare niente.
Era distrutto; in un attimo comprese che non avrebbe mai più potuto andarsene e volare in cielo.
Più sotto un bambino, che giocava con un cartoncino di succo all’albicocca consumato, si accorse del palloncino, ma non poteva raggiungerlo perché incastrato troppo in alto.
Lo voleva per sé, per rallegrare quelle giornate solitarie e tristi.
Gli ricordava il colore del vestito di sua mamma quando si agghindava per le serate di festa in famiglia, prima di finire in orfanatrofio.
Gli ricordava gli occhi del papà quando tornava alla sera e gli riservava una carezza.
Gli ricordava il mare e la sabbia.
Gli ricordava i fiordalisi della nonna, il laghetto di montagna, il cielo quando era ancora azzurro. Per lui aveva perso colore da quando era finito lì.
Il bambino usciva tutti i giorni a guardare il palloncino, a salutarlo, a raccontargli la sua storia e dirgli come trascorreva le giornate…ma a Blu non importava. Lui voleva volare, era nella sua natura. Voleva solamente andarsene da lì.
Passava il tempo e il palloncino si sgonfiava sempre di più, e con lui le speranze di poter prendere il volo e danzare con lo zefiro e gli aquiloni.
Trascorse un anno, e il bambino non mancò mai un giorno nel controllare e vegliare quel puntino blu che si faceva sempre più vicino. Un giorno, ormai stremato, Blu cadde a terra; era la fine.
L’indomani il bambino lo trovò, e con grande gioia lo portò dentro. Il palloncino era tutto grinzoso e floscio.
Blu sapeva dentro sé che sarebbe diventato schiavo di quel monello, desideroso solo di sballottolarlo in
qua e in là per interi pomeriggi. Ma si sbagliava.
Il bambino gli confessò che se avesse voluto, avrebbe potuto ristabilirlo con la vecchia bombola ad elio conservata nello scantinato, un tempo usata nelle feste, e farlo scappare via.
Il palloncino era felicissimo, avrebbe potuto tornare a volare e realizzare così la sua natura.
Ma poi capì, in un solo istante.
Capì che raggiungere il cielo sarebbe stato fantastico, ma che da quel momento non avrebbe avuto più senso. Quel bambino aveva anteposto la felicità di Blu a quella personale.
Decise allora che la sua natura poteva essere cambiata, perché lui stesso lo desiderava. Avrebbe voluto solo rimanere col ragazzo e fare di tutto per dargli serenità.
Nient’altro. Niente più elio.
Decise quindi di farsi svuotare e di essere riempito con aria soffiata dal bambino stesso, in modo da diventare un tutt’uno con lui, rinunciando a volare e legando la sua natura a quella del fanciullo, per sempre.
Non se ne sarebbe più andato, il peso lo teneva a terra, ed è lì che voleva veramente stare da sempre, solo che ancora non lo aveva capito, fino ad adesso.
Così il bambino lo strinse, ma con delicatezza, e si addormentò abbracciandolo.
C’era malinconia nei suoi ricordi, ma qualcosa era cambiato. Sapeva ora che da quel giorno in poi il cielo, per lui, avrebbe di nuovo avuto un colore diverso. Tendente al blu.
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