Premio Racconti nella Rete 2024 “La ricetta segreta di nonna Maria” di Chiara Piccirella
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2024Nel silenzio prima dell’alba il crepitio dei passi della nonna in cucina avvertivano che un nuovo giorno stava per iniziare.
L’odore di caffè appena fatto si diffondeva nella mia vicina camera da letto, spingendomi ad alzare, nonostante la fatica dell’ora.
La voglia di condividere il tempo con lei, da sola, mi faceva sgattaiolare velocemente dal letto per recarmi in cucina.
La trovavo sempre nella stessa posizione: seduta al piccolo tavolo, avvolta in una leggera vestaglia di colore azzurro e dai minuscoli fiorellini rossi, i capelli graziosamente arruffati attorno al viso dolce, la tazzina di caffè tra le mani e il suo sorriso accogliente.
Facendo finta di meravigliarsi mi salutava sempre alla stessa maniera:
“Buongiorno principessa, non avevi più sonno?”
Aspettavamo quelle settimane d’estate con trepidazione tutto l’anno, era un continuo fare programmi quando ci sentivamo telefonicamente.
“Buongiorno nonna- le rispondevo- che programmi abbiamo oggi?”
La nonna sollevava la tazzina con delicatezza mentre assaporava senza fretta l’ultimo sorso di caffè, atteggiava la bocca sottile a un risolino complice, si passava una mano sulla fronte, come a far finta di voler pensare e poi mi rispondeva:
“Potremmo preparare quella torta golosa al cioccolato che tanto ci piace?”
“La prepariamo subito?” – mi affrettai a dire
“Lasciamo che si alzino prima tutti e che se ne vadano al mare. Una volta sole ci dedicheremo alla nostra preparazione.”
Non so come facesse ma riusciva sempre a convincermi.
Le campane della chiesa del Carmine cominciarono a suonare: sette rintocchi per annunciare l’inizio delle lodi del mattino.
La frescura della notte aveva già lasciato il posto al caldo della giornata, che si preannunciava torrida.
“Che caldo! Ho dormito a stento, continuavo ad attorcigliarmi tra le lenzuola senza trovare pace!”
Sento la voce familiare di mia madre, che mi avvolge le spalle con un abbraccio e col suo profumo di lavanda.
Sapevo di essere fortunata perchè appartenevo a una famiglia felice, in cui l’affetto circolava senza ostacoli.
I miei occhi passavano ad osservare mia nonna cosi minuta, morbida, pacata e mia madre alta, longilinea, nervosa.
“Ma come fate ad andare così d’accordo ?”- avevo chiesto una volta alla nonna. Siete come il giorno e la notte. Lei ama l’arte, tu il cibo. Lei il sole, tu l’ombra. Lei ama viaggiare, tu curare il giardino.
“E’ magia, piccola mia. Alchimia. Pensa allo zucchero e al cacao, uno è dolce, l’altro è amaro. Uno è bianco, l’altro è nero. Così diversi se presi separatamente, ma se li mescoli e ci aggiungi un po’ d’acqua insieme danno vita ad una miscela incredibile. E che profumo!”
Non ci avevo mai pensato, ma il suo paragone non faceva una piega.
Poco alla volta tutta la famiglia si era svegliata. Le voci del quartiere e dei primi venditori ambulanti invitavano ad alzarsi.
Anna, la più piccola della famiglia era sempre l’ultima. Tirava su le braccia sottili, muoveva dolcemente la testa a destra e a sinistra e si sfregava gli occhi. Sbadigliava a lungo e si allungava nel letto, mentre i raggi del sole penetravano tra le imposte socchiuse per creare una maggiore frescura, illuminando i suoi capelli castani.
Poi sollevava con delicatezza il lenzuolo. Era così esile che sembrava non lasciare tracce nel letto, sebbene la nonna ogni mattina riordinava la sua stanza con cura.
Finalmente sole, eravamo pronte per iniziare la nostra preparazione.
Nonna si muoveva con grande disinvoltura in cucina.
Non ricordo mai di averla vista in affanno. Partiva sempre con largo anticipo quando doveva fare qualcosa, quando doveva andare a fare una visita poi arrivava sempre quasi un’ora prima, per non parlare di quando doveva partire per venirci a trovare. Le sale d’attesa erano il suo luogo preferito. Inforcava gli occhiali e ingannava il tempo leggendo soprattutto storie di santi.
Mi piaceva osservarla.
I suoi movimenti lenti e sinuosi, mostravano tanta maestria ed esperienza.
La cucina della sua casa era piccola e mai perfettamente in ordine, perchè era solita cucinare per tutti e per più volte al giorno.
Sul pensile più basso era adagiata la bilancia, insieme ai barattoli della farina e dei biscotti. Quelli dello zucchero e del caffè li aveva disposti sul piano accanto ai fornelli. Sul lato destro, accanto al frigorifero, c’erano i cassetti pieni di ogni tipo di utensile.
“Mi passi la farina?”- mi chiese ad un tratto, distogliendomi dai pensieri
“Certo, nonna. Posso tagliare io il cioccolato?”- mi affrettai a chiederle.
Era il mio momento preferito.
Nonna ne comprava uno fondente, come piaceva a me, dal sapore deciso, intenso e con un vago profumo di vaniglia.
Il mio preferito, però, rimaneva quello di Modica, dalla consistenza sabbiosa, dolce sì ma da una nota amara, così difficile da trovare dalle sue parti.
Mi piaceva tagliare il cioccolato a tocchetti grossi, così che quando te ne capitava uno nella fetta di torta era una goduria incredibile.
Era stata una grande lavoratrice la nonna. Fare la sarta era stato il lavoro che l’aveva accompagnata per tutta la giovinezza e anche dopo, insieme alla cura della famiglia e delle amate figlie.
Disposti gli ingredienti sul tavolo, tirò fuori dal secondo cassetto della cucina il suo quaderno delle ricette.
Aveva l’abitudine di annotare tutto su un taccuino dalla copertina viola. Scriveva con una grafia tondeggiante e molto semplice che dimostrava i suoi pochi studi.
“Che scrivi?”- le avevo chiesto una sera mentre in completo relax ci dedicavamo alla lettura.
Lei aveva alzato lo sguardo dal quadernino e aveva risposto abbassando il tono della voce: “Diario segreto!”
Io ero rimasta incredula di fronte a quella rivelazione, così che lei aveva prontamente sorriso continuando a dirmi con aria complice: “Lo regalerò a te. Non è solo una semplice raccolta di ricette. E’ molto di più”.
Felice dell’inaspettato regalo ero tornata a leggere il mio libro e non ci avevo più pensato.
La nonna era una donna amabile, le volevano bene tutti nel quartiere. Quando uscivo con lei per fare la spesa, la salutavano tutti con il nome mentre ci avvicinavamo alle bancarelle della frutta e verdura del mercato rionale.
“Sbrigati Chiara, mi diceva sempre, che poi fa caldo. Non era solo la calura del mese di luglio a spingerla a fare la spesa presto la mattina, ma la preoccupazione di non trovare più la frutta migliore.
Sceglieva con cura i pomodori, annusava il melone per capire se fosse maturo al punto giusto, selezionava qualche limone da spremere nell’acqua fredda come dissetante nelle calde giornate estive.
Le piante aromatiche non le chiedeva mai perché ne aveva i vasi pieni.
“Guarda come è bello il basilico quest’anno!”- diceva orgogliosa mentre mi mostrava i vasi colmi di basilico dalle foglie grandi e di un verde brillante.
Se vuoi mettere della menta fresca nella limonata, vai sul balcone della camera da letto che lì ce n’è in abbondanza.
C’era sempre da imparare da lei. Lo faceva in modo delicato. Riusciva a creare sempre un’atmosfera calda e amichevole che induceva alle confessioni più intime. Non giudicava mai la nonna. Ascoltava i miei problemi di adolescente con attenzione e poi ne ridimensionava la gravità con dei consigli semplici che arrivavano dritti al cuore.
“Allora è pronto o no il cioccolato?”- mi ridestò nuovamente dai miei pensieri fluttuanti.
“Nonna, abbiamo dimenticato il tuo ingrediente segreto!” – le dissi con lo sguardo corrucciato.
“No, tesoro mio. Quello lo abbiamo già aggiunto.”
“Come può essere? Io non te l’ho visto fare?”
“Il segreto nella buona riuscita delle cose sta nell’amore e nella passione che ci metti. Mettici sempre il cuore nelle cose che andrai a fare nella vita e lei ti sorriderà.”
Come avevo fatto a non capire prima. Mi avvicinai a lei e affondai il viso nel suo collo morbido per assaporarne l’odore mentre un sentimento di tenerezza mi inondò il cuore.
Un intenso profumo di cioccolato ci avvolse presto come una carezza mentre il suono del timer ci riportava alla realtà.
La nostra golosa torta al cioccolato era pronta per essere mangiata.
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