Premio Racconti nella Rete 2024 “Annika” di Paola Novelli
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2024A volte, a dire il vero poche molto poche, capita di incontrare una persona e immediatamente pensare che ci sia un collegamento. Non importa il sesso, il colore della pelle, la provenienza, la lingua, i credo politici o religiosi, quello che importa è racchiuso in quel primo sguardo, in quell’odore che ti fa rizzare i peli sulle braccia e ti fa capire che c’è una connessione.
Annika è arrivata alla locanda in una sera d’estate in sella a una moto, completamente vestita di pelle nera. Quando si è tolta il casco, nerissimo anche quello, mi aspettavo, stupidamente, di vedere il viso di un uomo e invece è apparsa lei. Capelli scuri, occhi azzurri, tratti gentili e qualche ruga a trasformare quei lineamenti perfetti in tratti naturali e vissuti. Abbiamo sorriso e cominciato a parlare come se quell’incontro non fosse il primo, come se alcune cose ce le fossimo già dette, come se fossimo amiche da tanto e dopo tanto ci fossimo ritrovate. Malgrado il linguaggio ci separasse, lei in perfetto inglese io nel mio da “morir dal ridere”, il collegamento è rimasto intatto e forte e ci siamo raccontate. Annika è tedesca, viaggia in sella alla sua moto preferibilmente in solitaria, una figlia che vive in Olanda, due ex mariti, un grande amore finito tragicamente, un lavoro da ingegnere edile che le ha consentito una vita agiata ma che l’ha costretta in spazi stretti per chi come lei sente forte l’istinto di “volare”. La madre una donna riservata e sottomessa, Il padre un professore di scuola severo e anaffettivo.
A 18 anni se ne va di casa con il peso e l’angoscia di lasciare la madre ma sapendo di non poter più rimanere. Lavora ovunque le offrano uno stipendio compreso un night club, quando lo dice abbassa gli occhi come se si vergognasse, e riesce a iscriversi all’università. Tra lavori saltuari e studio perde la testa per un uomo sposato e intreccia con lui una relazione costellata di liti furibonde e riappacificazioni meravigliose (sospira spesso parlando di lui e le si riempiono gli occhi di lacrime quando mi racconta dell’incidente che ha posto fine a questa relazione e alla vita di lui). I due ex mariti sono stati la speranza di passare oltre, quando ha capito che non ci sarebbe riuscita ha smesso di cercare e si è rassegnata a vivere “bastandosi”, solo relazioni temporanee e veloci che non le impegnano la mente e nemmeno il cuore. Mi ha parlato di suo padre a lungo, della delusione che leggeva nei suoi occhi quando prendeva decisioni senza lasciare spazio a lui, del disprezzo che le buttò addosso quando, dopo aver raccolto in una valigia l’essenziale, se ne andò via, del dolore che le spezzava il respiro quando sentiva la madre piangere per notti intere e del senso di libertà e di rinascita quando lui un anno fa mori. “It’s terrible to say… but it’s true. Mi sono sentita libera di decidere davvero, senza alcun senso di colpa, e così ho smesso di lavorare, un po’ prima di quanto avrei dovuto, ma i soldi non mi mancano” sorride. “Ho comprato la moto” sorride di nuovo. “Il primo viaggio l’ho fatto in Olanda da mia figlia e poi un po’ in giro per l’Europa come una vagabonda per arrivare in questo angolo di mondo a incontrare te” mi abbraccia.
36 ore intense, emozionanti, tante risate e alcuni momenti commoventi. Ci siamo salutate consapevoli che ci rivedremo, nel frattempo lei mi scrive per raccontarmi il suo “viaggio” e io le rispondo raccontando il mio. L’estate arriva presto e di cose da raccontare ne abbiamo ancora tante.
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