Racconti nella Rete®

25° Premio letterario Racconti nella Rete 2025/2026

Premio Racconti nella Rete 2024 “Adele” di Stefania Pontieri

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2024

Adele aveva gli addominali scolpiti, la pelle bruna, il corpo snello e sinuoso, da gatta, i capelli d’ebano.

Silvia, la mia amica, diceva a tutti che era speciale, bella fuori e bella dentro: disponibile, intelligente, “di spessore”. Non lavorava per scelta, pur avendo ricevuto laute offerte d’impiego che chiunque avrebbe accettato. Dieci anni meno di noi, ricca sfondata di famiglia, e Serafino, il marito imprenditore, voleva solo che si occupasse dei figli, diceva che senza di lei la casa sarebbe crollata, la sua vita sarebbe finita se lei avesse deciso di lavorare. Regina della casa, madre perfetta, moglie adorata, donna soddisfatta. Sempre in forma ed eternamente sorridente. 

Serafino rideva tronfio, seduto in poppa, mentre lei serviva l’insalata di farro e miglio senza olio, il costume nero glitterato incollato alle carni tornite e sode, gli occhi verdi lucenti, la bocca rossa dalle labbra carnose atteggiata ad un sorriso perfetto e amabile. Lui, con la pancia prominente, i pettorali flaccidi, i capelli tinti e lisci un po’ lunghi sulle spalle, i larghi fianchi femminei, sorrideva languido aspettando il suo piattone, che gli fu porto da mani disinvolte e amorevoli. 

-Amore, la tua insalatina!

-Grazie luce della mia vita!

-Tempo due anni e lei lo lascia per un altro – dissi a Silvia sottovoce, perfidamente. Ma Silvia rispose indignata che mi sbagliavo, che ero la solita malpensante, la loro era una storia d’amore romanticissima: il padre di lei a suo tempo si era opposto fieramente al matrimonio perché la figlia era troppo giovane, ma alla fine quell’amore aveva vinto su tutto e tutti.  

-Vicenda assai ordinaria- pensavo cattiva tra me e me, aggiungendo: 

– Silvietta, vedrai che ho ragione. Ti ripeto, tempo due anni, il tempo mi darà ragione!

-Ti sbagli, sei cattiva – replicava Silvia, dolce e ingenua, vulnerabile amica, convinta di avere ragione. 

Beh, alla fine ebbi ragione io: che soddisfazione per la mia perfidia! Sarebbe stato un vero trionfo se soltanto non avessi scoperto, neanche un mese dopo, che l’”altro” era proprio il mio Sergio, cascato nella trappola della perfetta geisha, bona ma intelligente, sexy ma sensibile. Lo sguardo furtivo che lei gli aveva lanciato quel giorno non mi era sfuggito. Ogni tanto, coi mestoli tra le dita affusolate, mescolando la sua insalata senza olio, si voltava verso di lui e, ci avrei giurato, almeno per due volte i loro sguardi si erano incrociati. Sergio, la pelle scura e lucida, i capelli folti e brizzolati, un paio di calzoncini verdi che spiccavano sull’abbronzatura, le mani veloci che snodavano le cime aggrovigliate. Occhi bassi, intenti, tranne che quelle due volte lì, quando si era voltato verso la dea…verso Adele.

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