Racconti nella Rete®

25° Premio letterario Racconti nella Rete 2025/2026

Premio Racconti nella Rete 2024 “South Korea 2040” di Stefania Pontieri

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2024

L’umanità è ormai decimata. Quasi tutti i vax si sono estinti, tranne me, mia sorella e qualche altro migliaio di persone, nessuno sa bene perché. Pochi sparuti no vax, decimati anch’essi dalla variante Omega 2, vagano in un mondo ormai semideserto, provvisto di infinite risorse che chi è rimasto non sa né può gestire. L’umanità si è ridotta di circa 6 miliardi e mezzo di individui, spazzati via dal Covid o dai vaccini che, in meno di 10 anni dalle prime somministrazioni, hanno iniziato a mietere le prime vittime. Tutti insieme se ne sono andati questi esseri umani, come per un macabro appuntamento con la morte, e nel giro di 2 anni l’umanità è quasi sparita. Nel 2030 i primi casi, poi il buio.

Quelli che sono rimasti, prima hanno preso le armi, poi hanno iniziato a nascondersi per paura, infine si sono spostati, concentrandosi nelle campagne dell’area temperata. Le città, deserti di cemento in un mondo desolato e immenso, sono state abbandonate.  

no vax per un po’, nei primi mesi, cantavano vittoria, giravano per le strade soddisfatti, con grandi cartelli. Poi hanno iniziato ad avere paura anche loro: nessuno che reagiva alle loro provocazioni, le strade vuote, i morti lasciati lì, sotto i ponti, lungo i marciapiedi, sui sediolini delle metropolitane, al parco. Erano soli, non c’era più nessuno ad ascoltarli: le televisioni tacevano, i giornali non stampavano, Internet ha cessato di funzionare. 

Appartengo ad una piccola comunità caucasica, 1200 esemplari vax vivi, rarissimi. Viaggiamo ormai da sei anni, a piedi o su mezzi di fortuna, alla ricerca di un luogo ospitale e pacifico. Adesso procediamo lungo la costa coreana, la nostra meta è Fukuoka in Giappone, poi Kagoshima, in fine ci imbarcheremo per Okinawa, l’Eden che mia madre sognava. Mi sono riposata solo un po’, ma basta così, non voglio fermarmi, voglio andare ancora avanti, verso quel mare celeste che mamma mi mostrava, vivere di nulla al sole, pescare e poi accendere un fuoco, abbrustolire il pesce sulla spiaggia e dimenticare tutto il male. Voglio salvare dall’oblio solo gli occhi verdi di mia madre, il sorriso aperto di papà e quella cucina bianca bianca, di quando ero ragazzina e sedevamo, noi quattro, a parlare di tutto, e si rideva e a volte si piangeva. 

Mia sorella è accanto a me, guarda l’orizzonte calmo che ci invita.  Ha una piccola cicatrice sulla guancia destra, ricordo dell’unghiata di Pietro cattivo all’asilo. Pietro cattivo…chissà dove sei ora? Chissà se ti sei salvato e scappi come noi verso un altro orizzonte? 

Lei mi guarda dietro gli occhiali spessi con un mezzo sorriso.

Siamo pronte, dice sospirando. 

Sì, tra un po’ è ora, si riparte.

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2 commenti »

  1. Non so, forse la riproposizione dei vax e no vax dei tempi del Covid non aiuta perché sembra di leggere qualcosa che, invece di far parte del futuro, è irrimediabilmente dietro di noi. Però la curiosità di sapere qualcosa di più di quella cucina bianca bianca, di Pietro cattivo o di quel Giappone non evocato dal titolo eppure già terra promessa emerge e resiste. Ci regalerai un seguito?

  2. Grazie Francesca, il seguito c’è, questo è l’inizio di un romanzo. La cucina bianca bianca è il mio presente, nulla di eccezionale, semplicemente la normalità, il cui valore ci appare chiaro solo nei momenti difficili.

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