Premio Racconti nella Rete 2024 “Lucio e Bruna” di Rossana Carta
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2024LUCIO
20 maggio
Tempo fa, prima di essere costretto a lasciare il lavoro e molto prima di scoprire quello che ho scoperto, anche Bruna, la mia trafelata e smemorata mogliettina, teneva un diario che non mi leggeva, con la scusa di vergognarsene, eccetto qualche brano che reputava divertente. Non credo lo tenga ancora perché nel corso delle mie recenti perlustrazioni casalinghe, fatte in sua assenza, non mi sono mai imbattuto in quel quadernone rosso …ma anche questo non ha più molta importanza.
Quasi ogni giorno realizzo tranelli e insidie per mettere in difficoltà Bruna. Non ce la faccio proprio a smettere.
Forse dovrei vergognarmi, forse dovrei almeno pentirmi dopo averlo fatto, invece ci ripenso divertito e soddisfatto. In fondo mi spetta dopo tutto quello che ho subito e sto subendo.
Questa mattina, ad esempio, visto che non avevo più sonno, mi sono alzato prima di lei e ho nascosto le chiavi dell’auto che aveva lasciato su una mensola della cucina, pregustandomi la scena che ne sarebbe derivata di lì a mezz’ora. Sono tornato a letto e ho finto di addormentarmi.
L’ho sentita alzarsi, lavarsi e vestirsi in tutta fretta, come al solito, con il suo modo febbrile di afferrare gli abiti, alla fine ho avvertito il suo rapido tacchettare per la casa, suono che ogni giorno annuncia la sua imminente uscita. Ma invece del rumore della porta di casa che si richiude è arrivato un tramestio frenetico, un aprirsi e chiudersi di cassetti e ante di credenze, brontolii, sospiri e sommesse invettive. Alla fine non ce l’ha fatta più e spinta dalla disperazione ha osato entrare in camera da letto per chiedere aiuto «Lucio scusami tanto, hai visto le chiavi della macchina? Mi pareva di averle lasciate in cucina ma non le trovo più e sono già in ritardo per l’appuntamento di questa mattina!» Il tono della sua voce tradiva un notevole livello d’ansia. Le ho risposto con un grugnito che nascondeva un sogghigno, e mentre mi alzavo ho esalato la consueta rispostaccia «Bruna, possibile che perdi sempre qualcosa, non so niente delle chiavi, non uso mai l’auto!» e mi sono diretto in cucina dove, in un angolo, ho lasciato cadere a terra le chiavi, proprio sotto quella mensola dove si trovavano la sera prima. Intanto lei, sul punto di scoppiare a piangere, piantata davanti alla porta di casa, rovistava per l’ennesima volta la sua borsa. «come faccio-si lamentava-non posso nemmeno avvertirli a quelli, mi aspettano in un posto dove non prende il telefono…magari si incazzano e perdo l’affare!»
Ho capito che stava per perdere la testa: quando comincia a parlare dimenticando la grammatica sta per accadere. Allora dal bagno, dove mi ero diretto, le ho urlato «hai visto bene in cucina?» e ho aperto la doccia, facendo appena in tempo a sentire il suo isterico urlo di gioia «trovate! vado via Lucio». Vabbè, mi sono detto, il gioco è finito e lei si è fatta una bella scarica di adrenalina…magari le viene utile per concludere l’affare.
Due giorni fa mi sono divertito con la sua camicetta preferita, pronta per essere indossata alla festa del compleanno della sua amica Sara: ci ho fatto cadere sopra del dopobarba che l’ha macchiata irrimediabilmente. Bruna se n’è accorta quando l’aveva già addosso, impazzendo all’ultimo momento per inventare un altro abbigliamento.
Prima ancora è toccato ai gerani con i quali Bruna invade ogni anno i balconi, tutti stroncati già all’inizio di stagione da una generosa innaffiata di acqua e sale.
Mi chiedo se sospetti sia io l’autore delle tante sventure casalinghe che le dannano la quotidianità, talvolta mi scruta con aria vagamente interrogativa con quel suo viso un po’ vecchio ma ancora un po’ infantile, senza accusarmi…forse tenta di evitare la rottura.
A volte, mentre siamo a tavola, mi scopro a osservarla stupendomi del suo sguardo, quasi amorevole, lo stesso dei primi tempi. Mah, potrebbe essere una tecnica per depistare i miei sospetti.
Adesso ho in programma qualcosa di più invasivo, tipo la manomissione dei tacchi delle scarpe eleganti che usa per gli appuntamenti di lavoro… devo fare in modo che cedano solo dopo un po’ che calza le scarpe, cioè nel bel mezzo dell’incontro. Metterò alla prova la sua sopportazione e forse ci scapperà una slogatura così per un po’ non vedrà il suo caro Giorgio.
Questo nuovo inconveniente dovrà essere più malevolo dei precedenti ma sarà più laborioso. ll tempo però non mi manca: è passato ormai un anno da quando la società mi ha costretto a restare a casa.
Bruna crede che non abbia capito nulla ma io ho capito tutto e quando sarò stanco di organizzarle i miei amabili scherzetti casalinghi glielo dirò chiaro e tondo e allora la musica cambierà.
Ormai sono certo che mi abbia tradito con Giorgio e che lo stia ancora facendo: in questo ultimo periodo ho raccolto indizi molto importanti, ormai prove. I viaggi di lavoro di Bruna coincidono con le assenze di Giorgio, facili da controllare visto che abita nell’appartamento sotto il nostro. Quando Bruna esce per andare al supermercato poco dopo sento il portoncino di Giorgio che si richiude seguito dai suoi passi per le scale. Trovo troppo spesso Giorgio a cena da noi, invitato da Bruna senza consultarmi, con la scusa: poverino è solo. Li ho scorti spesso fermi a parlottare sul marciapiede, all’angolo della strada dove credono che non li veda, ma, appostato con il binocolo alla finestra del bagno, io vedo tutto.
E infine, poco tempo fa, scendendo le scale del condominio con il sacco delle immondizie in mano, li ho scoperti nell’androne del palazzo, soli, vicini. Mi sono fermato appiattendomi lungo il muro per raccogliere, non visto, la prova decisiva della loro lurida tresca. Forse temevano potesse passare qualcuno e così non hanno osato abbandonarsi ad effusioni, solo che Bruna piangeva e Giorgio mi è parso dicesse qualcosa tipo –Non drammatizzare, è solo un periodo passerà- mi sembra già abbastanza per concludere che qualcosa c’è tra di loro eccome!
Ho deciso di non cedere alla disperazione, il dolore bruciante del tradimento sopportato come un martirio mi da la forza di tener duro.
Se penso a come eravamo amici io e Giorgio, a quanto gli sono stato vicino quando è morta sua moglie, non mi do pace. Beh se è per questo anche Bruna in quel periodo ha fatto tanto per lui…e forse è stato fatale!
Se penso a come eravamo marito e moglie io e Bruna, al conforto che provavo nello stringerle la mano, chissà se lo ha mai capito…ma non posso soffermarmi su questi pensieri altrimenti un giorno potrei perdonarla e questo non dovrà mai accadere.
Devo concentrarmi sui tacchi.
BRUNA
25 maggio
E’ un pezzo che non scrivo in questo maledetto diario perché ogni volta che ci provo mi manca la forza di descrivere la situazione infernale in cui sto vivendo. E cos’altro dovrei scrivere nel mio diario? Che ho concluso una vendita o che ho rivisto la mia cara amica Sara? Tutti eventi secondari di fronte al gorgo di disperazione nel quale Lucio mi sta facendo affogare insieme a lui. Devo prendere atto che le cose peggiorano giorno per giorno: scriverlo mi farà bene.
Il primo tragico mutamento di Lucio risale a circa un anno fa, con gli attriti sorti con la dirigenza della società: è diventato sempre più cupo e taciturno. Dio sa se ho provato ad incoraggiarlo ad aprirsi con me, fatica sprecata: cocciuto e orgoglioso come è sempre stato non ho cavato un ragno dal buco. Ancora oggi non conosco esattamente i motivi che lo hanno indotto ad accettare quel maledetto accordo conclusosi con le sue dimissioni.
Così è cominciata la fase fantasmatica di Lucio (e mia di conseguenza): al mattino, quando esco per andare al lavoro, se non resta a letto si mette seduto in cucina a fissare il vuoto. Le rare occasioni in cui si fa colazione insieme i miei pallidi tentativi di conversazione vanno a sbattere su una serie spettrale di monosillabi. Di progetti per la giornata non se ne può proprio parlare. Tornando a casa lo sorprendo a ciondolare per le stanze senza un apparente motivo. Non esce quasi mai.
La sera è anche peggio. I nostri dialoghi sono quanto di più ovvio ci possa essere e tutte le volte che ho tentato di scalfire con più insistenza il suo mutismo ha alzato la voce zittendomi. Io non posso sopportare che Lucio alzi la voce…mi paralizzo e non so più cosa dire.
Tutto questo me lo devo ricordare bene come finora non ho mai avuto il coraggio di fare.
Credo che in questo periodo si sia riappropriato dell’ambiente domestico in una maniera malata, ossessiva dando nuove collocazioni agli oggetti. Me ne sono accorta quando cerco qualcosa e non la trovo al suo posto. Anche Laura ha difficoltà nel fare le pulizie a causa di un inspiegabile disordine.
Se gli chiedo spiegazioni o gli domando aiuto nega e non collabora.
Non siamo più in grado di andare al ristorante, al cinema o di passare una serata in compagnia dei pochi amici rimasti. Di sesso, poi, non se ne parla proprio.
Insomma, ho capito, la sua vita è cambiata, le sue aspirazioni nel campo del lavoro sono state brutalmente spezzate ma c’è un limite a tutto! Non accetta aiuto da nessuno ed è solo riuscito a fare del suo malumore la cifra della nostra vita.
Spesso mi guarda con un’aria beffarda, maligna che mi inquieta perché non riesco a capire cosa gli passi per la testa. Temo di rivolgergli la parola.
Negli ultimi tempi la memoria mi sta abbandonando, non tanto per l’età ma soprattutto per lo stress che mi provoca l’attuale vita con Lucio. Spesso avvengono piccoli e grandi disastri casalinghi di cui non riesco a capacitarmi, che imputo alla mia disattenzione. Certe volte mi trovo a pensare che gravi sulla casa una sorta di maleficio o che quanto accade sia da imputarsi a Lucio, al suo atteggiamento e forse a suoi atti…poi mi vergogno di averlo pensato.
Tempo fa, presa dallo sconforto, ho parlato a Giorgio delle mie difficoltà con Lucio. Di Giorgio mi fido ciecamente, è un caro amico, anche di Lucio. L’ho visto imbarazzato, forse perché mi sono scese le lacrime, sembrava rifiutarsi di entrare nella nostra vita privata, però mi ha confidato che anche lui sta attraversando un periodo complicato. Frequenta una persona a cui tiene molto ma il senso di colpa nei riguardi di sua moglie lo tormenta. Alla fine sono stata io a incoraggiarlo mentre lui mi ha rivolto frasi consolatorie senza addentrarsi nei nostri problemi. A me comunque è stato di giovamento perché dopo questo sfogo mi sono sentita meglio.
Malgrado tutto intravedo in Lucio un brandello di amore per me, lo intuisco da rari sguardi quasi amorevoli di cui pare si vergogni. A volte mi sembra stia combattendo una lotta solitaria contro un mostro che nasconde dentro di sé.
Ma forse sono io che fraintendo, che farnetico, quanto tempo riuscirò a resistere? Certe volte mi sembra di impazzire…
LUCIO
1 giugno
Poche ore fa, mentre portavo fuori le immondizie, ho visto Giorgio che entrava nell’androne con una signora che poteva avere la sua età, dall’aspetto gradevole. Sorridevano e parlottavano con aria complice. Credo non mi abbiano scorto, sto diventato bravo a sottrarmi alla vista altrui. Dopo nemmeno mezz’ora Lucio ha bussato: voleva parlarmi. L’ho ascoltato mio malgrado: non vedeva l’ora di dirmi che aveva conosciuto una donna che per la prima volta dopo la morte di sua moglie gli stava ricordando la felicità che aveva perso ma che si sentiva colpevole pensando a lei che non c’era più. Mentre me lo diceva gli brillavano gli occhi e ha aggiunto: «ma forse sapevi già quanto ti sto dicendo, te l’avrà anticipato Bruna a cui ho parlato già da un po’ e che, con la sua consueta dolcezza, è stata in grado di darmi la forza di continuare»
Un’onda calda alla testa e un urlo che non ho saputo trattenere: “oddio i tacchi i tacchi!”.