Racconti nella Rete®

25° Premio letterario Racconti nella Rete 2025/2026

Premio Racconti per Corti 2011 “La forza di crescere” di Vittorio Zuccotto

Categoria: Premio Racconti per Corti 2011

Guido, un ragazzo come tanti altri, è seduto in un pullman, felpa nera Guido, un ragazzo come tanti altri, è seduto in un pullman, felpa nera con il cappuccio che gli copre la testa, cellulare alla mano ma non sta messaggiando a nessuno. Una cosa lo rende diverso dagli altri, ha un marsupio legato alle spalle con dentro una bambina che dorme. Sul sedile a fianco uno zainetto gonfio dove si intravedono, spuntare dalla tasca superiore, dei pannolini con disegnati degli elefantini rosa. Il ragazzo sta guardando fuori dal finestrino, vede un gruppo di coetanei che bevono birra e fanno gli stupidi con delle ragazzine. Guido ricorda.

Lo vediamo in discoteca che beve come una spugna e fa il bullo, un amico lo avverte che se continuerà così finirà in un casino. Guido gli intima di farsi gli affari suoi e aggiunge che con i soldi del padre, lui può fare quello che vuole. Torna a casa, lascia la sua roba in giro, mangia, butta i piatti nel lavandino e si rintana nella sua camera ad ascoltare musica. Tanto c’è la mamma, Maria, che mette a posto tutto.

La mattina dopo si alza e sente i genitori litigare. Il padre rimprovera alla moglie, in evidente gravidanza, di passare il tempo tra una festa e l’altra, di aver cresciuto un figlio viziato e fannullone, le rinfaccia di essere di nuovo incinta per la sua dabbenaggine.

Alla sera, Guido torna a casa, come al solito butta le scarpe in un angolo e lo zaino nell’altro e chiede insistemente la cena. Trova la madre, in un angolo, che piange. Il padre è partito, li ha lasciati.

Sul pullman, la bambina si sveglia, si leva un piccolo lamento. Guido accarezzandola dolcemente la rincuora: «Ssssst, tranquilla, ci sono qua io,» le sussurra. Marina si riaddormenta e Guido continua a guardare fuori dal finestrino. Una famigliola felice, padre, madre e bambini stanno prendendo un altro pullman, le facce felici e le valige in mano. Di nuovo Guido ricorda.

E’ il momento del parto e troviamo Guido in ospedale che assiste alla nascita della sorella a cui le verrà dato il nome di Marina. La bambina piange, i dottori chiedono del padre. Lui capisce e dice: «Non c’è, ci sono solo io.»

Guido vedendo questo piccolo esserino, indifeso e bisognoso di affetto prende consapevolezza che quella bambina, oltre alla madre, ha solo lui e se ne fa una ragione. La coccola, le cambia il pannolino insomma si occupa di lei come se fosse sua figlia, beh, in fin dei conti è sempre sua sorella. La madre invece entra in uno stato di depressione dovuto allo stress del parto e dall’abbandono del marito.

Maria è a letto, i capelli trasandati, sul comodino una bottiglia quasi vuota di liquore, chiama Guido perché le porti la colazione. Il ragazzo è in cucina con la sorella nel marsupio che piange, le sta preparando il latte. «Mamma, devo andare e scuola,» dice Guido. «Lascia Marina nel box, dopo arrivo.» «Sì, come l’ultima volta che l’hai lasciata fino a sera senza dargli da mangiare.» «Ma che vuoi, Guido, sono tua madre e fai quello che ti dico,» risponde seccata la madre. Il ragazzo mette la sorella nel box e non va a scuola, neanche oggi. Alla sera squilla il cellulare, è un amico: «Allora Guido che fine hai fatto sono giorni che non ti vediamo a scuola.» Guido risponde: «C’ho dei casini a casa, non riesco a venire a scuola.» «Almeno troviamoci per una birra.» «No, no resto a casa. Ciao, e non chiamatemi più,» taglia corto Guido spegnendo il cellulare. Con decisione prende la sorella, va dalla madre e le dice: «Basta, vado da papà!» una pausa, «e porto Marina con me.» La madre è troppo sbronza per capire e gli risponde: «Sì, sì vai pure.» Subito dopo Guido è alla fermata del pullman con lo zaino e Marina nel marsupio.

Marina si risveglia, guarda Guido e accenna a un timido sorriso. Il ragazzo la guarda, pensa al gesto del padre e capisce che sta facendo più o meno la stessa cosa, fugge. Si guarda attorno, realizza che non può scappare anche lui, la madre ha bisogno d’aiuto, la sorella ha bisogno d’aiuto. Deve farsi forza e affrontare il problema. Scende dal pullman alla prima fermata utile e torna indietro.

La madre è ancora a letto, non si è accorta di nulla. Guido la sveglia e le porta la bambina, le spiega che deve alzarsi e reagire. le prepara qualcosa da mangiare, quando ritorna in camera la madre gli chiede: «Ce la faremo?» e il ragazzo risponde: «Sì, se stiamo assieme ce la faremo.»

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5 commenti »

  1. una bella storia di formazione. complimenti!

  2. bella

  3. Bello, ma ci sono troppi errori di sintassi.
    Ti consiglio di rivederlo, giusto per il concorso.

  4. Questa versione è riveduta e corretta, grazie per le segnalazioni.

  5. La forza del titolo è molto più attiva ed operante di quanto si pensi. Guido deve lasciare presto il suo vivere all’insegna del disimpegno e cresce di botto. Reperisce le risorse psicologiche che lo portano ad assumersi una grande responsabilità, nella quale si trova immerso e coinvolto da un giorno all’altro ed in misura tale che, per un momento, pensa di mollare. Ma, per l’appunto, è solo un attimo. Il protagonista con la sua condotta contribuisce a smitizzare la diffusa credenza che oggi i ragazzi siano meno responsabili dei loro coetanei di qualche decennio fa. Vorrei riportare a tale proposito, ancora una volta, quanto dicono gli psicologi umanistici. Una persona perché funzioni, deve essere messa nelle condizioni di poter funzionare. Un racconto dalla parte della verità

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