Premio Racconti nella Rete 2022 “Era Mio Padre” di Alessia Cellè
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2022Il Natale era alle porte ma Francesca percepiva nell’aria qualcosa di insolito, finchè un giorno,
Carla, sua madre, le disse che suo padre aveva una relazione con un’altra donna.
In quegli anni, le separazioni, non erano frequenti e la notizia, che sconvolse la vita di questa
famiglia, destò sgomento e incredulità tra parenti, amici e conoscenti.
“Ti sarai sbagliata” replicò Francesca alla notizia ma capì che era tutto vero quando, un giorno,
tornando da scuola, trovò sua madre a letto con attaccata una flebo.
Carla lo aveva scoperto per caso, quando, schiacciando un testo del telefono fisso, udì una voce
femminile all’altro capo della cornetta chiamare Aldo, suo padre.
Lentamente Aldo si allontanava da casa mentre loro, lentamente, prendevano coscienza
che sarebbero rimaste sole.
Dopo vent’ anni di matrimonio non fu semplice abituarsi all’idea della sua assenza.
Carla perse quindici chili ma ad un certo punto, forse anche attaccandosi alla speranza che prima
o poi sarebbe ritornato, si fece forza, lo doveva a se stessa e alla sua Francesca che a sua volta,
dopo undici anni, stava perdendo il suo eroe: insieme facevano sempre molte cose ed il distacco fu
violento, paragonabile all’assenza dopo una morte.
Quando Francesca usciva con suo padre Aldo la domanda ricorrente era: “quando torni a casa?”
Le sue risposte le lasciavano sempre un piccolo spiraglio per cui lei si illudeva sempre.
In molti provarono a fargli cambiare idea proprio perché non lo sentivano convinto ma nessuno vi
riuscì: addirittura un giorno, un amico, decise di levargli l’arma d’ordinanza per paura che potesse
fare qualche gesto sconsiderato.
Aldo avrebbe voluto tornare indietro, eccome se avrebbe voluto, ma non poteva, forse era già
troppo avanti nelle cose.
Il tempo scorreva, Francesca cominciava a perdere la speranza e la famosa porta che era rimasta
aperta per molto tempo si chiuse violentemente quando appresero che avrebbe avuto un’altra
figlia: fu allora che la ragazza capì che suo padre non sarebbe mai più tornato sui suoi passi.
Le uscite con il padre dapprima erano solo per loro, poi, probabilmente, iniziò a farsi strada in lui
l’idea che Francesca dovesse conoscere anche la compagna e a volte si ritrovavano in tre.
Quando accadeva, Francesca passava il tempo a nascondersi da occhi indiscreti e volti noti per non
farsi riconoscere in giro e si faceva piccola sul sedile dell’auto sapendo, inoltre, che
questa cosa avrebbe ferito ulteriormente sua madre.
Francesca non vedeva di buon grado il fatto di uscire anche con la compagna: glielo aveva portato
via e ora doveva anche condividerlo? Si era già adattata a troppo ma per non metterlo in difficoltà,
perchè comunque sapeva che soffriva anche lui per quella situazione, decise di lasciar
correre. Odiava profondamente quella donna, per aver rovinato la vita di sua madre
e per la sofferenza procuratale, sofferenza che le lasciò i segni tutta la vita e anche perchè
le aveva portato via suo padre distruggendogli la vita senza mai provare ad aiutarlo, anzi, fino a
spingerlo lei stessa nel baratro.
“ Perché proprio a loro? ” continuava a ripetersi Francesca.
Le avevano fatto credere che bastava affidarsi alla fede, che sarebbe bastata qualche preghiera:
balle, tutte balle! Del resto se una mano divina avesse ordinato il mondo non avrebbero avuto
modo di esistere le guerre e la fame.
Francesca avrebbe voluto fare tante cose con lui ma erano arrivati ad un punto in cui non c’era più
dialogo. Quando crebbe, i momenti delle uscite obbligate vennero sostituite dalle uscite con le
amiche e dal lavoro.
A casa di Aldo non ci andava mai, le faceva troppo male e non volle mai instaurare un rapporto nè
con la compagna, che successivamente diventò moglie, nè con la sorellastra; si sentivano al
telefono e quando lo voleva incontrare per salutarlo e capire come stava, passava nell’unico luogo
in cui era certa di trovarlo. Gli amici del bar e il bicchiere purtroppo erano già da tempo, da
quando era uscito di casa, diventati suoi compagni di viaggio.
Lui stesso, quando si lasciava andare, ammetteva, con gli occhi gonfi di lacrime, che non era felice
ma ormai era davvero troppo tardi per tornare indietro.
La sua era diventata una dipendenza che lo portava fuggire da una condizione che gli andava
stretta. Lo opprimeva il rimorso per averle abbandonate e inoltre aveva lasciato un lavoro certo,
che amava, per uno incerto che non gli dava tregua.
Francesca fece dei piccoli tentativi per aiutare suo padre ma lei era troppo giovane per
imporsi su di lui, e lui, troppo testardo ed orgoglioso per farsi aiutare.
In molti, non capirono mai alcuni comportamenti di Aldo come, per esempio, quella volta in cui
decise di licenziarsi.
Un’ altra volta, per un motivo inesistente, decise di andare a fare un esposto a Francesca con la
motivazione di aver trattato diversamente la sorellastra sul luogo di lavoro sostenendo di doverlo
fare per evitare conseguenze più grosse. Si inventarono tutto e la cosa non ebbe nessun risvolto
sul percorso lavorativo della ragazza. Probabilmente, questo fu un tentativo di avvicinamento e a
instaurare un rapporto con la sua nuova famiglia ma ottenne come reazione esattamente l’effetto
contrario oltre che mandare in bestia Francesca; fu solo una farsa che portò ulteriore sofferenza e
rancore.
Lui, il suo papà, non si sarebbe mai fatto dire cosa doveva fare da altri e avrebbe messo a tacere
una cosa inesistente. Lui, non si sarebbe mai permesso di fare una cosa simile alla sua bambina.
Andarono avanti a discutere di questa cosa per un po’ di tempo ma Aldo rimaneva convinto di aver
fatto un favore a Francesca.
Si era bevuto il cervello? Forse, ma Francesca invece si era convinta che la terribile e ignorante
influenza di quella donna era talmente forte da poterlo manovrare e condurre in situazioni senza
senso.
Francesca si sentì profondamente ferita e offesa e l’eroe cessò di essere.
Questo fatto passò in secondo piano quando le situazioni di ricovero ospedaliero cominciarono a
divenire frequenti.
Il fegato aveva sviluppato danni irreversibili a cui si aggiunse alla fine alla fine il disturbo
anamnestico da alcool per cui dimenticava volti, nomi e situazioni e appariva delirante e confuso.
Il tredici Febbraio Aldo entrò in coma. Francesca rimase tutta la notte al suo capezzale.
La mattina, decise di recarsi velocemente a casa ma lungo il tragitto squillò il telefono.
Aldo, lasciò andare via tutti spirando, il quattordici Febbraio, lontano da occhi familiari: sembrava
aver calcolato tutto come a provare vergogna per lo stato in cui si era ridotto.
Il dolore per il distacco che provai all’inizio quando se ne era andato da casa venne meno ma
grandissimo fu il dispiacere e il rimpianto per non essere riuscita a fare nulla per lui per
tirarlo fuori dall’ alcolismo, certa che se se fosse riuscito a metterci un’altra delle tante pezze
avrei sicuramente agito diversamente con lui.
Esattamente nove mesi dopo, nacquero Giorgia e Camilla: Aldo avrebbe ricoperto in modo
perfetto il suo nuovo ruolo di nonno e avrebbe vestito i panni di un nuovo eroe.
Dopo la sua morte, nessuno si degnò di lasciarmi un suo piccolo ricordo.
Un anno dopo scomparve per un tumore anche la seconda moglie.
Qualche anno più tardi, una vigilia di Natale, uno zio paterno mi telefonò dicendomi che papà,
secondo fonti certe, avrebbe avuto moltissimi debiti. Pur non essendone certa poteva anche
essere vero. Si riaprì una ferita e dovetti ricorrere ad un notaio per la rinuncia di un’eventuale
eredità che mai presi in considerazione fino ad allora.
Alla fine il notaio mi ricordò, formalmente, che rinunciando all’eredità cessavo di essere, a tutti gli effetti, la figlia di
Aldo.
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Amaro ritratto di una disgregazione familiare, condizione purtroppo molto frequente nella società italiana di oggi. Racconto che fa riflettere e spaventa, anche per gli effetti nichilistici e autodistruttivi sulla psiche di chi si trova preso in questo vortice di precarietà esistenziale. Complimenti
Molto profondo, interessante