Premio Racconti nella Rete 2022 “Tindara, una ragazza del sud” di Moreno Mojana
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2022Tutto cominciò quel giorno in cui la storia di Tindara cambiò a causa di una banale coincidenza. Se non si fosse trovata, quel giorno, in quel luogo, precisamente a quell’ora e con quelle persone, probabilmente tutto sarebbe andato diversamente. In realtà la sua storia era cominciata circa venti anni prima. Lei era nata al nord, ma da genitori siciliani, e la Sicilia la portava non solo nel cuore, ma anche nei sentimenti e nei pensieri, anche perché, in Sicilia, aveva trascorso tante estati fin da quando era bambina. Era nata in una cittadina della Riviera Ligure di Ponente, vicino al mare che lei amava tanto, ma la madre l’aveva concepita e portata in grembo in un paesino in provincia di Cremona, immerso tra l’umidità del fiume Oglio e le nebbie della pianura padana.
E questo non è un particolare trascurabile, perché più volte la Lombardia entrerà, per svariati motivi, nella storia di Tindara. Se questo sia un caso o se nulla sia successo per caso, non ci è dato di saperlo. Possiamo solo ipotizzarlo. La vita di ognuno di noi è costellata di coincidenze ed eventi significativi che solo se sappiamo interpretare correttamente, conferiscono alla nostra esistenza un senso più profondo, rendendoci personaggi della nostra storia, e facendocene cogliere tutta la ricchezza esistenziale che ci appartiene.
Quel giorno Tindara si trovava a casa della sua amica Francesca, sua ex compagna di liceo ed ora studentessa universitaria. Le loro strade si erano divise dopo la maturità perché avevano scelto due facoltà diverse, ma erano rimaste amiche, perché erano state fin da bambine “amiche del cuore” e quindi continuavano a frequentarsi.
Quel giorno, per Tindara, fu uno di quei momenti “sliding doors”, in cui un particolare apparentemente insignificante, cambia la tua vita per sempre.
E fu così… per colpa di un banale mazzo di fiori, che la vita di Tindara, cambiò per sempre, facendole trovare l’uomo della sua vita. Francesca stava studiando con la sua compagna di corso Eleonora, che vivendo fuori sede, si era fermata da lei qualche giorno, per studiare insieme. Tutte e tre si erano prese una pausa, per chiacchierare un po’ di ragazzi ed amori fugaci, sorseggiando un tè accompagnato dai dolcetti della famosa Pasticceria Svizzera 1910, sita nel palazzo che ospitò il poeta Lord Byron a Genova, nell’elegante quartiere di Albaro, non lontano da casa di Francesca. Quei dolcetti erano una vera delizia per il palato, a cui soprattutto Tindara, non sapeva mai rinunciare.
Improvvisamente udirono il campanello suonare, ed alla porta trovarono un fiorista con in mano un bel mazzo di rose rosse. Le rose erano per Eleonora. Il suo ragazzo, Martino, sapendola lontana per qualche giorno, aveva pensato di mandarle dei fiori accompagnati da un bigliettino in cui era scritta una frase deliziosa e romantica. «Eh, si», commentò Francesca, «Martino è proprio un ragazzo romantico, dolce e sensibile». Tindara aveva già conosciuto Martino ad una festa universitaria, ma non gli era piaciuto granché, anche se il fatto che suonasse la chitarra, cantando un bel pezzo degli America, non l’aveva lasciata indifferente. Ovviamente, a quella festa, lui con la sua chitarra era stato per un po’ al centro dell’attenzione, e quindi Tindara, essendo rimasta senza fidanzato da qualche tempo, l’aveva osservato attentamente. Ma non gli piaceva proprio, come aveva detto alla sua amica Francesca «io, con uno così, calmo, tranquillo e razionale, non ci uscirei mai. Mi fa venire il nervoso!».
Ma ora, quel gesto del mazzo di fiori, l’aveva colpita particolarmente. A lei una cosa del genere non era mai successa.
E l’aveva impressionata ancora di più il fatto che Eleonora non fosse rimasta minimamente colpita da quel gesto, considerandolo addirittura banale se non quasi scontato. Forse ci era troppo abituata… E fu così, che qualche mese dopo, Eleonora lasciò Martino…
A Martino piaceva molto Francesca, ed ovviamente, appena poteva cercava di frequentarla. Martino e Francesca erano già amici da tempo, e lo diventarono sempre di più. Si volevano bene, si capivano al volo solo guardandosi negli occhi, e provavano un grande affetto reciproco. Una notte dormirono insieme, nello stesso letto, abbracciati, scambiandosi coccole e tenerezze, ma non successe nulla, come sempre accade tra un ragazzo ed una ragazza quando c’è un legame di amicizia troppo forte. Forse avrebbero voluto far l’amore, forse Martino avrebbe voluto farlo, forse anche Francesca avrebbe voluto farlo. Sta di fatto, che ancora oggi nessuno dei due sa come sarebbero andate le cose se qualcuno avesse preso l’iniziativa. Anche questo, fu per loro uno di quei momenti in cui una scelta banale, può cambiare la storia della tua vita, portandoti in una direzione piuttosto che in un’altra. Se avessero scelto di fare l’amore, magari avrebbero scoperto di potersi amare, forse di sposarsi ed avere dei figli. Chissà…
Tindara sa invece come andarono le “sue” cose. Francesca continuava a parlarle di Martino, dicendole che era un gran bravo ragazzo, sensibile e romantico, e Tindara col suo carattere impulsivo, quasi si arrabbiava, rispondendole «Ma smettila, che quello lì mi fa venire i nervi, figurati se mi metto con uno così!». Dall’altra parte, Francesca continuava a ripetere a Martino: «Martino, guarda che Tindara è libera…», finché un giorno lui, indispettito dalla sua insistenza, le rispose seccamente «Francesca, ho capito che Tindara è libera ma io voglio te!». Si guardarono negli occhi, e scoppiarono entrambi in una fragorosa risata. Era proprio una bella amicizia. Troppo bella per essere trasformata in un amore improbabile. Perché una bella amicizia, ha sempre scarse probabilità di diventare un grande amore. L’amicizia corre sui binari della similitudine e della razionalità, l’amore, solo su quelli della pazzia. Per questo amicizia e amore sono incompatibili. Ma Francesca, continuava ad insistere con Tindara, forse per levarsi di torno Martino, e per assicurarsi che la loro bella amicizia non si trasformasse in un amore improbabile. Alla fine Tindara, stufa di tutta questa insistenza, le disse «Francesca, sai che ti dico: facciamo una scommessa, scommettiamo che se voglio con quello ci esco? Io adesso, ci esco per scherzo, e tra una settimana lo mollo, vedrai che ridere». E fu così, che dopo pochi giorni, Tindara e Martino si misero insieme, “per scherzo”, almeno secondo quello che pensava Tindara. Per quanto riguarda Martino, forse anche lui non era troppo convinto, ma essendo senza fidanzata da un po’ di tempo, e poiché Tindara era un bel tipino effervescente, accettò la cosa di buon grado.
Il fatto è che oggi, dopo circa 40 anni, sono ancora insieme, perché il loro scherzo è diventato un grande amore.
In fondo è giusto così, se fossero stati troppo seri, non sarebbero mai riusciti ad amarsi. Perché nell’amore non c’è proprio nulla di serio. Solo tanta follia. Le strade di Francesca e Tindara, invece, si separarono per sempre, a causa di uno stupido litigio. Si laurearono entrambe, Francesca ebbe una figlia, Tindara un figlio. Furono entrambe due brave mamme. Ed è giusto che lo fossero entrambe, perché anche se le loro strade si separarono, sicuramente continuarono ad avere qualcosa di speciale in comune, perché l’essenza che ci accomuna in un’amicizia, dura tutta una vita. Da quel giorno della lite non si rividero mai più.
Chissà mai se un giorno, magari per caso, potranno rincontrarsi e perdonarsi, perché solo il perdono ci consente di scoprire quella verità che non siamo riusciti a capire, e che magari ha condizionato la nostra vita, le nostre scelte, portandoci in una direzione, piuttosto che in un’altra. Ma forse questo, è il bello dell’esistenza.
![]()