Racconti nella Rete®

25° Premio letterario Racconti nella Rete 2025/2026

Premio Racconti nella Rete 2022 “I tre scrigni” di Anna Bani (sezione racconti per bambini)

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2022
A Greta Thumberg

Un giorno Padre Inverno fu convocato d’urgenza dai venti del Settentrione.
Egli, allora, fece chiamare Autunno, il più assennato dei suoi tre figli, e gli disse: “Principe Autunno, ti affido le tue sorelle, Estate e Primavera, veglia su di loro e, soprattutto, bada che nessuno entri nella stanza dei tre scrigni”.
Dopo di che, salì sul suo cocchio trainato da  Nevosa e Bianchina, le sue gru siberiane, e si librò così in alto nel cielo che nessuno poté più seguirlo con lo sguardo.
All’alba giunse nel cuore della Siberia, ove era il quartier generale dei venti,  ed essi, dopo averlo accolto nel salone delle stalattiti, così gli parlarono: “Padre Inverno, noi che siamo le sentinelle del tuo regno, non possiamo chiudere gli occhi sui mali che lo affliggono.  Gli uomini sembrano aver dimenticato i più elementari doveri verso la terra e ogni tentativo di accordo tra loro si risolve in contesa.  Intanto, ogni giorno si sciolgono nuovi ghiacciai e gli orsi bianchi languiscono; i grandi pesci vanno a morire sulle rive dei mari e il popolo degli uccelli, non riconoscendo più le correnti dell’aria, smarrisce la strada, gettandosi sulle scogliere. Tutto vacilla e la catena che trattiene il mondo sta per cedere!”.
“Quante storie!” esclamò Scirocco che era arrivato in ritardo “voi, venti del Nord, avete il senso del tragico e, come sempre, mostrate di non apprezzare le dolcezze della vita. Che male c’è se le nevi si sciolgono troppo presto o la terra fiorisce prima del tempo? Finalmente gli uccelli canteranno tutto l’anno e gli animali non dovranno più rinchiudersi in gelide tane per attendere la fine del letargo!”
“Sei il solito sciocco” commentò Tramontana “si vede che il caldo del deserto ti ha dato alla testa! Tutto avviene nel mondo secondo un’esatta misura e non v’è un solo granello che possa cadere nella stretta cavità  di una clessidra prima o dopo del suo tempo!”.
Nel palazzo di Padre Inverno, intanto, i tre bimbi giocavano ai pirati e principe Autunno, brandendo una spada di legno, rincorreva le sorelle che, vestite di stracci sgargianti, fuggivano strepitando per le  immense e gelide stanze. Gira che ti rigira, fuggi che ti rifuggi, alla fine giunsero davanti  alla porta della  stanza  che custodiva i tre scrigni.
“Io so dove nostro padre tiene la chiave!” esordì Estate.
“Dovresti vergognarti!” esclamò indignato Autunno abbassando la spada “ Meriteresti davvero di essere messa ai ferri!”
“Quante storie… io dico che se diamo solo una sbirciatina a quella stanza non succederà niente di terribile!” ribatté Estate  e, così dicendo, infilò la mano nella tasca dei suoi larghi pantaloni ed estratta la chiave corse ad aprire.
“Fermati subito!” intimò Autunno tornando a brandire la spada e la corsa ricominciò, finché i tre scrigni,
travolti dalla lotta furibonda, precipitarono a terra. Subito, un profumo inebriante riempì la stanza, sconvolta da un improvviso turbine di vento e, un attimo dopo, uno scroscio di pioggia precipitò dal soffitto. Le due bambine avevano  cercato riparo sotto il mantello del fratello e tutti e tre insieme erano corsi fuori della stanza, richiudendo la porta a chiave.
“Bel guaio hai combinato!” gridava Autunno infuriato. 
“Sei stato tu a rincorrerci, la colpa è tua!” si difendeva Estate, mentre Primavera piagnucolava.
Intanto le tre forze, che avevano trovato una via di fuga dalla finestra della stanza, libere di espandersi e di andare a zonzo per il mondo, si erano separate, seminando guai ovunque. Un  tranquillo pescatore delle Bahamas, per esempio, aveva assistito esterrefatto allo spuntare improvviso di un monte scuro dalla superficie delle acque, la cui cima aveva cominciato a sputare fuoco e lapilli incandescenti, mentre in Germania, migliaia di topi, alla ricerca di un riparo dal freddo eccezionale, si erano riversati nel Parlamento, invadendo le poltrone dell’aula delle riunioni e facendo oscillare pericolosamente persino i lampadari.
Anche padre Inverno, che, pensieroso, aveva da poco lasciato il quartier generale dei venti, si era accorto che qualcosa di diverso si stava agitando nell’aria e spronava Bianchina e Nevosa affinché si affrettassero sulla via del ritorno.
Appena ebbe superato la soglia del suo palazzo, un insolito silenzio lo accolse e benché avesse chiamato a viva voce i tre ragazzi, nessuno si era preoccupato di rispondere.
Zitto zitto, in punta di piedi, allora, era salito in solaio e lì, alla fioca luce di una candela, aveva sorpreso i tre principi che, parlando a bassa voce tra loro, stavano riparando i tre scrigni, cercando di far combaciare i loro pezzi.
“Cosa state combinando?” alzò la voce Padre Inverno alle loro spalle, facendoli sobbalzare tutti e tre per lo spavento.
“Padre” cominciò a balbettare Autunno impallidendo.
“Filate immediatamente tutti e tre nelle vostre camere!” tuonò poi, mentre Primavera ricominciava a piangere.
Una volta rimasto solo, scese di nuovo nelle scuderie dove riposavano Bianchina e Nevosa, staccò dalla parete un gigantesco corno d’avorio donatogli da Eolo e , soffiandovi  dentro con tutte le sue forze, chiamò a raccolta i venti.
Giunsero dopo pochi secondi ad uno ad uno ed egli li mise subito al corrente della situazione.
“Non temere, padre Inverno” rispose Aliseo, il più gentile dei venti “ti riporteremo le stagioni smarrite e il mondo tornerà a contemplare la tua giostra!”
Intanto padre Inverno, nel suo laboratorio sotterraneo, si accingeva a fabbricare i nuovi scrigni: alito di drago e chicchi di grano adoperò per il primo, destinato a custodire l’ardore dell’estate; petali di rosa e gocce di pioggia per il secondo, destinato a proteggere la dolcezza della primavera, nebbia e foglie d’oro per il terzo, che avrebbe racchiuso la malinconia dell’autunno.
Ben presto ritornarono i venti, conducendo ciascuno un elemento smarrito: Scirocco riportò estate, Zefiro ricondusse Primavera, Tramontana  Autunno.
Subito Inverno, sollevando la destra, creò un turbine che li sollevò in alto, poi di colpo ricaddero, risucchiati ciascuno dallo scrigno predestinato.
“Sembra che gli uomini abbiano appreso la lezione, padre Inverno” disse quindi Tramontana “i principi della terra si sono riuniti in assemblea; uno dopo l’altro sono giunti sulle loro macchine lucenti ed io, che ero lì di passaggio, ho udito il discorso del più potente di essi, discendente da un’antica stirpe. ‘La terra non appartiene all’uomo, ma l’uomo alla terra’ ha detto!”
“E io ne ho ascoltato un altro” intervenne Scirocco “dalla pelle color ambra e gli occhi a mandorla. ‘L’uomo non tesse la trama della vita, l’uomo non è che un filo’ ha detto!”
“Noi dobbiamo essere i custodi della terra: la sua salvezza è la nostra salvezza, ha detto un terzo e tutti hanno applaudito!” concluse Zefiro.
“Tutto è bene ciò che finisce bene!” esclamò allora padre Inverno soddisfatto mentre i venti si inchinavano per salutarlo. 
Rimasto solo, trasse un profondo sospiro di sollievo e, badando a non fare rumore, salì la scala a chiocciola che conduceva alla stanza dei tre principi e in silenzio spiò al suo interno: Primavera, Estate e Autunno erano ciascuno nel loro letto, ma non dormivano.
“Ascoltatemi bene, sembra che l’incidente da voi provocato sia servito a far ragionare quella razza indocile che abita la terra . Anche in considerazione di questo, ho deciso di perdonarvi!”
Subito Estate scivolò giù dal suo  letto e corse ad abbracciarlo; il calore di quell’abbraccio sciolse i ghiaccioli della lunga barba di padre Inverno.

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