Racconti nella Rete®

25° Premio letterario Racconti nella Rete 2025/2026

Premio Racconti nella Rete 2022 “La bomba” di Angela Maria Giovannoni

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2022

  Quanti anni sono ormai passati da quel fatidico mercoledì di febbraio! Trenta, forse di più, ma l’anno esatto non ha importanza, l’eccezionalità è data dal fatto  che dopo tanti anni io ricordi con esattezza tutto ciò che avvenne, gli attimi che precedettero e i momenti, le ore, i giorni che seguirono “l’avvenimento”, e il caos addirittura che si scatenò, per dirla con il linguaggio di noi giovani di quei tempi ,un vero e proprio casino.

 Quel “fattaccio”, tanto per dargli un nome, mi permette ora  di rivedere in modo distinto tutte le facce dei presenti alla vicenda, alcune un po’ stralunate  e incredule, altre visibilmente irritate, poche timide e impaurite , due o tre  spavalde. Insomma per farla breve tutti i presenti avevano assunto una faccia nuova per l’occasione. La mia non la vidi, ma certo la posso immaginare attraverso il mio stato d’animo di quel momento e posso dire che era senz’altro con una espressione incredula e spaventata ed è immaginabile che il pallore che di solito segnava il mio volto si fosse accentuato tanto da darmi un’aria spettrale.  Però a “fattaccio” avvenuto ,  quando gli animi si erano fortemente surriscaldati  ed il dibattito ,il pettegolezzo ,le allusioni e le congetture incalzavano sui presenti ,il mio volto ,come quello di tutti i presenti ,si era fatto gonfio e rosso  come quello di chi bisticcia   ed era diventato addirittura paonazzo all’arrivo del 113 , la vecchia temuta e talvolta odiata   polizia, che aveva un certo appeal  su noi  giovani, per i loro modi di approcciarci  tanto da   generare   sospetto,  sbigottimento e  paura   su alcuni ,e  irriverenza e arroganza ,su molti altri.

    I tre poliziotti si erano fatti annunciare dalla sirena ed il loro arrivo, così strombazzato, dette ancora di più eccezionalità ed importanza a ciò che era successo.

   Il fatto era effettivamente   molto grave, occorreva far presto ma forse della sirena si poteva fare a meno perché fu proprio lei, insieme all’entrata un po’ alla pirata degli agenti a farci palpitare un po’ tutti. Il loro arrivo mi ricorda i tanti telefilm polizieschi americani   che a quel tempo guardavo con interesse alla televisione.

   Ma che cosa era accaduto di così tanto grave! Veniamo ai fatti. Una mattina come tante altre di un freddo inverno, un maledetto mercoledì di febbraio la mia classe la 3° G del liceo scientifico “Ulisse Dini” di Pisa aveva compito di matematica. Terrorizzati dalle fattorizzazioni e dalle equazioni  che pochi avevano capito e quasi nessuno sapeva risolvere attendevamo l’entrata dell’insegnante di matematica il  professor Capponi . Alle 8.10  il compito era già stato dettato e tutti eravamo  chini  sui fogli protocollo  con le mani nei capelli , presi  dalla disperazione, quando il professore, per caso ,aprendo il registro di classe  rinvenne un foglio siglato con una stella a sette punte ,scritto con pennarello blu a caratteri stampatello. Il foglio era un comunicato che, come quello delle Brigate Rosse, si suddivideva in vari punti e annunciava la presenza in classe di una bomba con timer innescato. Dava poi informazioni sul tipo di esplosivo, di come evitare una strage e veniva citato un misterioso accessorio della bomba il “Led “. Se non fossero stati seguiti i suggerimenti dati il Led avrebbe determinato lo scoppio della bomba. Non solo si richiedeva l’intervento degli artificieri ma bisognava anche portare ad una certa ora in un certo luogo della scuola una cifra importante tutta in pezzi da L.10.000.

  Perplesso ed incredulo il professor Capponi lesse ad alta voce l’avviso ridacchiando di quando in quando e commentando, ma terminata la lettura si cominciò a guardare intorno con sospetto rovistò qua e là con fare apparentemente disinvolto, apri i cassetti della cattedra, ma improvvisamente si fermò di scatto perché rovistando sotto alcuni fogli scoprì un pacchetto confezionato esattamente come era scritto sul comunicato, cioè ben legato e provvisto di un timer alimentato da una batteria .

Nessun dubbio era la bomba! Ce ne accorgemmo subito guardando il volto del professore perché a tale vista aggrottò le ciglia e i suoi grandi occhi azzurri si spalancarono, ci guardarono senza però vederci perché aveva una espressione assente, che guardava nel vuoto, tipica di colui che pensa intensamente e, dopo qualche attimo di esitazione, senza proferir parola scomparve dall’aula.

  Il finimondo accadde nel giro di pochi minuti, mentre noi approfittando dell’ assenza improvvisa ci consultavamo per la risoluzione degli esercizi la porta dell’aula ,rimasta socchiusa, si spalancò improvvisamente  ed il Preside seguito dal professore entrò, ci intimò il silenzio perché stavamo facendo confusione, si diresse verso il cassetto incriminato e stette alcuni secondi ad osservare il pacchetto misterioso che, secondo le istruzioni, non doveva essere toccato  se non da persone esperte .Ma ecco una sirena, prima lontana ,poi sempre più vicina, poi uno sbattere di portiere ed  infine l’entrata baldanzosa  dei tre  agenti. Nel frattempo eravamo stati   allontanati dalla classe e ci eravamo un po’ ammucchiati nell’ingresso antistante l’aula, alquanto sbigottiti e tutti in trepida attesa del responso degli esperti. Il fantomatico pacchetto da un esame sommario risultò un pacchetto camuffato. Era stato uno scherzo, uno stupido scherzo. Ma chi era stato? Ora cominciava il bello! Lo scherzo sarebbe stato fantastico se fosse stato organizzato da qualcuno della classe ma emerse subito tra di noi che nessuno sapeva niente e quindi chi poteva essere il geniaccio autore del misfatto? Devo dire che la classe era costituita da ragazzi pacati poco inclini agli scherzi, ragazzi vecchio stile, per niente contestatori e quindi chi si celava sotto una doppia personalità, chi era il dottor Jackye e Mr Hyde della situazione? Chi poteva avere agito nascondendo bene a tutti una birichinata così feroce? Fummo subito tutti sottoposti a perizia calligrafica ma niente emerse. Nel frattempo tra noi in classe si era creato un clima poliziesco ci sospettavamo a vicenda e ogni nostra azione o parola poteva incriminarci. Ci riunimmo più volte per parlarne ed esternare le nostre impressioni e sospetti ma fu tutta una perdita di tempo. Non riuscivano a trovare una logica un movente valido, ci affogavamo nelle supposizioni e ci trascinavamo in riprovevoli battibecchi. Le riunioni non portarono mai a niente per il caos che si creava e per le risatacce e gli urli, tutti volevano dire la loro gridandola. Dal canto mio ero amareggiata perché mi sembrava impossibile che qualcuno fosse riuscito a farcela sotto il naso senza lasciare traccia. Visto che tra di noi non si concludeva niente decisi di fare delle indagini personali annotando su di un taccuino tutto quello che si diceva in classe e  riportavo poi tutto a mio padre  che in quella occasione più che ingegnere si era dimostrato un eccellente discepolo di Sherlock Holmes. Mi dava le dritte mi consigliava cosa fare, come condurre gli interrogatori senza destare sospetto e questo paziente lavoro cominciò a dare  i suoi frutti. Emerse che Dario Albertazzi era assente il giorno del compito e qualcuno l’aveva visto nella scuola prima del suono della campanella, e si dice avesse un fare sospettoso perché evitava di parlare con chiunque. Guarda strano proprio lui aveva gravi carenze a matematica. Addentrandomi nelle indagini nel mio taccuino comparve un altro indiziato certo Francesco Rinaldi che, allorché fu proposta la perizia calligrafica disse che non poteva scrivere bene perché aveva un dolore all’indice, poi fu la volta di Carlini, altro furbastro ad essere sospettato perché quando furono richieste le impronte digitali uscì fuori dicendo che la scatola lui l’aveva vista il giorno prima frugando nel cassetto e l’aveva ripetutamente toccata. Tutti e tre erano delle frane a matematica. Le indagini filavano a gonfie vele .Alla fine di  Febbraio avevo raccolto prove schiaccianti  e quindi ero in grado di rivelare a tutti che i veri colpevoli erano……ma mio padre mi invitò alla calma ,all’attesa, disse che prima o poi il colpevole avrebbe colpito ancora  ed io potevo coglierlo sul fatto. Purtroppo mio padre sbagliava   perché il colpevole o i colpevoli non agirono più e le mie indagini si fermarono alla fatidica frase ,ora ci sono .

  Vennero le vacanze di Pasqua e non se ne parlò più ed in classe tornò a regnare la serenità. Io non avevo abbandonato il mio progetto di ricerca della verità e tenevo sempre in mente quelli da me indagati Rinaldi, Albertazzi e Carlini, prima o poi avrei rivelato tutto a chi di dovere babbo o no permettendo. Sui principi non si discute chi sbaglia deve pagare. . Improvvisamente in giugno, pochi giorni prima della fine della scuola, quando meno me l’aspettavo ecco un fatto sorprendente che dette una svolta alle mie indagini. Era mia consuetudine andare a studiare a casa di Capponi, figlio del mio professore di matematica era uno studente diligente, eccellente in matematica, gentile, serio ed amico di tutti che mi aveva spesso aiutata nelle indagini. Era l’unico che conosceva  quello che facevo con l’aiuto di mio padre e in più occasioni mi aveva dato una mano. Eravamo nello studio della sua casa intenti a fare un esercizio di matematica quando squillò il telefono. Alberto andò a rispondere e si trattenne un bel po’.Per ingannare l’attesa mi misi  a girellare nella stanza ,poi guardai la grande libreria piena di volumi; improvvisamente fui attratta da un grosso tomo nero intitolato :armi ,munizioni ,esplosivi; lo presi, lo aprii e quale sorpresa dentro vi trovai lo stesso foglio ,con la stella a sette punte con la stessa risoluzione strategica  identica a quella  trovata nel registro di classe ed era accompagnato da informazioni di come si confeziona una boma ,come si chiede un riscatto come si sviano le indagini .

Le mie indagini erano giunte alla fine, aveva avuto ragione mio padre quando mi aveva detto di aspettare. Mi venne un nodo alla gola, perché proprio Alberto perché proprio lui? Perché contro suo padre Se la sua era una azione incomprensibile contro la scuola perché aveva scelto quella occasione lui che a matematica era bravissimo, perché non aveva scelto il compito di latino  o di inglese? Imbambolata col  foglio  delle istruzioni sulla bomba in mano stavo vicino alla finestra con la testa tutta in subbuglio e non mi ero accorta che Alberto era  entrato, si era avvicinato in silenzio e aveva intuito che avevo scoperto tutto .Mi voltai di scatto, improvvisamente  richiamata dalla sua presenza ,la mia faccia era certamente un punto interrogativo,  feci per aprire bocca per dirgli :”perché Alberto” ?ma lui mi precedette ,mi appoggiò l’indice della sua mano destra sulla bocca ,come per farmi stare zitta e, rispondendo  alla domanda che io stavo per dire  con un filo di voce ,rosso in faccia come un peperone disse: “l’ho fatto per te …ricordi…eri così spaventata quella sera  da tutte quelle fattorizzazioni, dalle  equazioni di 2° grado  che mio padre avrebbe messo nel compito del giorno dopo”….Ascoltavo a bocca aperta e occhi sgranati .  “L’ho fatto solo per te”. aggiunse abbozzando un sorriso dolcissimo.

 Raccolsi i miei libri in silenzio, mi avviai alla porta, uscii lentamente, scesi le scale e giunta al portone prima di aprire mi voltai, Alberto era immobile sul pianerottolo sorridente e mi parve ripetesse sommessamente “l’ho fatto per te”.

Quella bomba era d’improvviso diventata il mio primo gelosissimo conturbante segreto.

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