Racconti nella Rete®

25° Premio letterario Racconti nella Rete 2025/2026

Premio Racconti nella Rete 2022 “Podonza, la treppiedi” di Laura Minguell Del Lungo (sezione racconti per bambini)

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2022
C’era una volta in Giordania, e più precisamente nella parte nord del Governatorato di Madaba, una bambina molto speciale, che si chiamava Podonza. Podonza, aveva i capelli ricci e castani, due occhi luminosi e sorridenti. Aveva due braccia, due orecchie, un naso una bocca e tre piedi. La mamma e il papà di Podonza gestivano un ristornate sulle rive del Mar Morto.

La loro casa era proprio al lato del ristorante, in modo tale che mentre la mamma e il papà erano occupati a cucinare e servire i clienti, Podonza ogni giorno, a qualsiasi ora, scivolava lungo la scarpata che separava la casa dalla riva e si infilava quatta quatta dentro l’acqua. Adorava galleggiare sull’acqua salatissima del Mar Morto. Passava ore e ore galleggiando sdraiata senza nuotare, perché appena ci provava, i suoi tre piedi si impigliavano e cominciava a vorticare in cerchio senza riuscire a spostarla. A dir la verità, passava quasi tutte le ore del giorno nell’acqua. Usciva solo per i pasti e per dormire.

Accanto al ristorante c’era una piccola spianata arida e terrosa, riarsa dal sole giordano, dove si raggruppavano i figli dei clienti del ristorante per giocare mentre i loro genitori finivano di mangiare e chiacchierare. Da lì, una bimba di nome Sofia, bassina, con i capelli lunghi e castani come il grano maturo, osservava spesso Podonza e i suoi lunghi galleggiamenti, perché i suoi genitori mangiavano al ristornate ogni giorno a pranzo. Podonza, dal canto suo, sbirciava i giochi dei ragazzini accanto al ristornate, sentendo un po’ di invidia ma anche un po’ di timore all’idea di giocare con loro.

Non aveva infatti nessun amico, e non aveva mai giocato con nessun altro bambino perché i genitori temevano che gli altri bimbi non avrebbero accettato tra loro una bambina con tre piedi e tre gambe. Quando un giorno però Podonza si stufò di galleggiare tanto, andò dalla sua mamma, che stava cucinando, e le disse: “Mamma, voglio degli amici.”La mamma impallidì e chiese: “Ne sei proprio sicura, cara figliuola mia?” Podonza subito disse, un po’ impaziente, aspettandosi una risposta affermativa: “Sì, sì: voglio proprio degli amici”. La Mamma, un po’ pallida, disse: “Ok, figliuola, se proprio vuoi…” Podonza corse allora verso la spianata e quando arrivò cadde a terra come sempre le capitava: si era impigliata con i suoi tre piedi. Si rialzò e chiese: “Posso giocare con voi?”Tutti i bambini si voltarono a guardarla e dopo qualche secondo cominciarono a ridere, dicendo: “Noi non giochiamo con i bambini e le bambine che hanno tre piedi! Ah! Ah! Ah!”  Ma tra tutti i bambini, Sofia, osservata la scena, non rideva affatto. Anzi: molto indignata si fece avanti in mezzo al gruppo di bambini sbruffoni e disse: “Ma tu sei quella bambina che galleggia ogni giorno nel Mar Morto?” Podonza, con le lacrime agli occhi per l’umiliazione, rispose: “Sì, sono io. Sono Podonza”.

Il gruppo di bambini scoppiò in un’altra sonora risata, urlando: “Podonza la Treppiedi! Podonza la Treppiedi!” Allora una voce tonante si alzò su tutte con un imperativo: “Silenzio! La state spaventando! Io vorrei tanto avere tre piedi come Podonza”. Era Sofia, che con quelle parole aveva fatto intorno a sé un silenzio di tomba. Tutti i bambini si erano girati a guardarla. Anche Podonza la guardava esterrefatta. Allora lei continuò: “Pensateci: se aveste tre piedi nuotereste più veloce di chiunque; arrivereste primi a ogni gara di corsa; fareste i salti più alti della storia dei salti; potreste saltare la corda all’infinito; a nascondino arrivereste alla tana prima di chiunque altro! Sarebbe magnifico avere tre piedi!”I bambini continuavano a guardare Sofia poco convinti. Però almeno ora nessuno rideva più. Un bambino, più teppista degli altri, esclamò: “Ma Podonza cade quando corre: ti prenderebbero tutti in giro se avessi tre piedi come lei!” I bambini annuirono. Podonza allora si sentì in dovere di giustificarsi con Sofia: “È vero! Io non so fare tutte le cose che dici tu. Se provo a correre, a saltare, a nuotare… i miei piedi si impigliano!” Sofia le si avvicinò e disse dolcemente: “Questo è perché nessuno ti ha insegnato come fare. Vieni, ti insegnerò io!” La prese per mano e aggiunse: “Mi chiamo Sofia, e da oggi sono la tua amica. Guarda: per correre devi mettere un piede davanti all’altro, così…” Sofia si mise a correre lentamente per far vedere alla bambina come dovevano essere i movimenti“. Solo che tu devi mettere un passo in più: devi seguire sempre lo stesso ordine. Prima il destro, poi quello in mezzo, poi il sinistro: è come fare una treccia!” concluse Sofia con entusiasmo contagioso.

Un timido coro di voci si alzò dal gruppo di bambini: “Sì! Proprio come fare una treccia!” Podonza allora provò e riprovò, fino a che non riuscì a fare una piccola corsetta. “Bene!”, esclamò Sofia, “Ora corri più veloce che puoi! Ah, aspetta. Tom!”, esclamò rivolta al bimbo teppista, “tu che sei il più veloce di tutti: fai una gara con Podonza. Arrivate fino al parcheggio e tornate indietro. Pronti, partenza via!” I due bambini partirono e quando Tom stava per arrivare al parcheggio, Podonza era già di nuovo al punto di partenza. Tutti i bambini rimasero a bocca aperta. Sofia, soddisfatta, incrociò le braccia e disse: “E siamo solo all’inizio! Ora proveremo con la corda, poi ci tufferemo in acqua, poi giocheremo a nascondino, poi faremo i salti e ogni volta insegneremo a Podonza a usare i suoi tre piedi per essere imbattibile in tutti i giochi!” Tutti i bambini esclamarono allora con gioia: “Brava Podonza! Viva Sofia!” Quando la mamma di Podonza, sbirciando dalla finestra della cucina, vide come i bambini abbracciavano sua figlia, ebbe un moto di gioia, si mise a piangere e nella distrazione bruciò lo stufato. Dopo mezza giornata Podonza era diventata la più forte in tutti i giochi.

Persino Tom si era rassegnato a far giocare Podonza nel gruppo. Giocarono fino a che non si fece buio, e quando i genitori dei bimbi li chiamarono per rincasare, la mamma di Podonza disse: “Per festeggiare i nuovi amici di Podonza  vi invitiamo tutti a cena gratis!” Ma Podonza rispose: “Non lo so se vogliono davvero essere miei amici…” Poi rivolta agli altri chiese: “Volete essere miei amici?” Tutti in coro cominciarono a pronunciare: “Sssssss…” Ma intervenne prontamente Sofia dicendo: “Certo che vogliono essere tuoi amici, perché ora tu sei la più forte! Ma prima di dire di essere tuoi amici lo devono dimostrare…” Podonza chiese: “E come?” Sofia, con un sorrisino sornione, esclamò: “Chiedendoti scusa!” Tutti i bambini si fecero rossi di vergogna e, uno dopo l’altro, chiesero scusa a Podonza. Da allora Podonza giocò felice con i suoi amici, e nel gruppo furono benvenuti bambini di tutte le forme e le dimensioni.

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2 commenti »

  1. Il racconto mi è piaciuto, soprattutto per il tema scelto e trattato, e per la semplicità del linguaggio usato. Complimenti

  2. Grazie, Alice, mi fa piacere, è una delle tante storie che invento per le mie figlie la sera, nel buio per la stanza. Poi le riscrirvo insieme a loro, che mi aiutano a ricordare i dettagli che io dimentico!

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