Racconti nella Rete®

25° Premio letterario Racconti nella Rete 2025/2026

Premio Racconti nella Rete 2022 “Amae” di Gilda Cinnella

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2022

“Amae è una emozione giapponese, non c’è un equivalente nella nostra lingua. Significa affidarsi a un altro, abbandonarsi nelle sue braccia per un po’, cessare di controllare il territorio.”

Amae è provare o desiderare?

Caro Flavio,

ho ricopiato questo brano per darmi il coraggio di scriverti una lettera che forse non ti spedirò, ma che ha girato nelle mie viscere per giorni e notti, come un globulo rosso che, felice, regala ossigeno al cuore per farlo vivere ma riceve in cambio anidride carbonica e torna mesto da dove è venuto.

Poi riparte per un altro giro, e continua, continua finché dura la sua breve vita.

Il globulo rosso sa che il suo girare serve a mantenere in vita il corpo in cui sta vivendo, e le parole che vorrei donarti speravano che, girando in me a lungo come hanno fatto, avrebbero ottenuto di farmi tornare a vivere. Ora però sono giunte al termine del loro ciclo vitale.

Noi “scientifici”, come mi chiamavi un tempo, scherzando sulla tua formazione (non umanistica ma “umanica” la definivi), parliamo di apoptosi, morte programmata. Oltre non si può andare.

Ecco, l’apoptosi del nostro amore era stata programmata prima di quanto noi pensassimo, ma tu l’hai capito e io invece ho cercato di rimandarla, come le signore che si affidano a lifting e silicone per cancellare i segni del tempo. E come loro, alla fine l’amore è stato solo mostruosamente deturpato dalla chirurgia estetica dei sentimenti.

Ora le parole stanno uscendo da me per raggiungere altri lidi, e io non avrò più nulla da dire.

Amae, dunque. É stato su un banchetto di bouquiniste, a Parigi, sulla Rive Gauche, che ho adocchiato un libretto dall’apparenza scialba. Un Dizionario delle Emozioni. Ne elencava decine e, sfogliandolo, ne ho lette diverse di cui non sospettavo neanche l’esistenza, ma che già dal nome mi sembrava di capire cosa fossero, piccoli neurotrasmettitori che avevano raggiunto il recettore specifico, mediatori di un burst dell’anima.

Riuscire a trovare tante parole diverse per esprimere la molteplicità delle proprie emozioni è come descrivere una per una le piccolissime rughe intorno agli occhi di chi ci ama quando sorride: il loro numero non sarà mai tanto grande da non far percepire la peculiarità di ciascuna.

Chi potrebbe aver bisogno di un simile dizionario? E su quali basi possono essere definite le emozioni che catalogherebbe? Sempre il mio taglio da uomo di scienza e di misurazioni. Tu avresti probabilmente bollato il problema con una alzata di spalle e saresti passato oltre, senza degnarlo di ulteriore attenzione, col disprezzo tipico del tuo arrogante senso di superiorità intellettuale.

Io l’ho aperto, invece, e mi sono imbattuto in Amae.

E improvvisamente, dopo mesi in cui mi sentivo guarito, ti ho rivisto, lì sulla stessa Rive Gauche, anzi sul Pont des Arts più esattamente. Lì dove amavo fotografare la punta dell’Île de la Cité, con la statua di Enrico IV e gli alberi della Place Dauphine di Maigret. E tu, ridendo, improvvisamente entravi nel campo, e rovinavi l’inquadratura della foto. E io fingevo di arrabbiarmi.

Forse mi sono anche incazzato davvero una volta. Fu quando la luce era talmente bella, il grigio di Parigi talmente perfetto, che sentivo di poter fotografare un sentimento. Ma la foto poi mi permettesti di scattarla come volevo, l’abbiamo stampata ed è stata la prima decorazione delle pareti della nostra casa.

Sono stato felice che tu mi abbia chiesto di prenderla quando sei andato via. Felice come si può esserlo quando si perde tutto e si spera ancora.

Ecco, ho sentito di dover condividere con te questa ultima cosa. Una emozione. Ma anche un sogno.

La felicità nelle parole nuove.

Tuo Marco

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1 commento »

  1. Bella l’idea di poter definire con precisione, chiarezza i nostri sentimenti: in una sola parola trasmettere la varietà, la complessità di un sentimento. Di questo racconto apprezzo molto questa idea. E anche il tuo fotografare l’atmosfera di Parigi, la sua luce particolare.
    Maria Nives Pasqualini

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