Premio Racconti nella Rete 2022 “Passo e chiudo” di Cettina Ragusa
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2022Nessuna fine è preferibile ad un’altra, ma la mia in un certo senso ha creato una sorta di continuità tra la condizione di vivo e di morto. La mia vita è finita nel liquido, si è dissolta in quello stesso elemento naturale in cui è cominciata.
La mattina del mio ultimo giorno, mi alzo, e come sempre, per prima cosa, spalanco la portafinestre, anche perché oggi non filtra neanche un filo di luce dalle persiane.
Il cielo è coperto da nuvole grigio scure che si stanno spostando dal mare.
Prendo il cellulare e mentre mi avvio in cucina lancio una sbirciatina al meteo.
Leggo ad alta voce: “Un uragano con venti capaci di raggiungere i 170km orari si sta formando nel bacino del Mediterraneo e nel giro di poche ore dovrebbe impattare l’isola, con un forte rischio idrogeologico. Si raccomanda di non uscire di casa e di sbarrare porte e finestre”.
Controllo un’altra app. Uno dei giornali locali descrive il fenomeno con poche parole.
“Condizioni meteo avverse. Si raccomanda prudenza”.
Tolgo la caffettiera dal fuoco, mi verso il caffè e mi spalmo una fetta biscottata, facendo attenzione a ricoprirla bene fino ai bordi. Una bella doccia calda lava via la pigrizia del mattino ed eccomi pronto con valigetta professionale e giubbotto impermeabile nuovo.
Una pioggia battente ha cominciato a riversarsi sui tetti, si infrange sui vetri e fuoriuscendo dalle grondaie, scorre a fiumi sui marciapiedi.
Le auto in fila proseguono a rallentatore. Piove da appena mezz’ora e già si sono creati ingorghi ad ogni incrocio. I tombini sono otturati, per via della cenere vulcanica, caduta in abbondanza negli ultimi mesi, e l’acqua anziché defluire, ritorna in superficie e rigurgita, creando vortici.
I clacson impazziti e le quattro frecce segnalano che diverse auto sono rimaste in panne.
La fila non si muove. Le auto galleggiano, intralciando la circolazione. Anche la mia auto ondeggia e traballa come un cocktail dentro uno shaker. Un vigile mi fa segno di proseguire in un’altra direzione.
“Sì, ha scoperto l’acqua calda, quest’imbecille!” E provaci tu a svoltare! Testa di…”
Una scarica elettrostatica squarcia il cielo fendendo le nuvole. Un susseguirsi di lampi mi dà l’impressione che da un momento all’altro debba spaccarsi il parabrezza e d’istinto mi porto la mano davanti agli occhi. L’acqua viene giù come un lenzuolo. Il vento si è rafforzato ed un cartellone pubblicitario finisce sul tetto di un’abitazione con un frastuono di lamiere accartocciate.
Guardo il cellulare , la connessione va e viene.
“Non posso neanche avvisare che ritardo…oddio stavolta dovrebbe crederci…guarda un po’ che si è combinato… Ma è pazzesco!”
Un’altra sferzata di vento ed un’impalcatura viene giù fracassando i vetri di un’ auto parcheggiata. L’acqua continua a salire. Ha raggiunto quasi lo sportello. Il cuore inizia a pomparmi terrore. Riafferro il cellulare. “Mannaggia” e lo lancio sul cruscotto.
“Ma che ha? Si sente male? Oddio, ma ha la macchina invasa dall’acqua! E’ un anziano…qualcuno lo aiuti!” Grido a squarciagola e faccio gesti con le mani indicando il conducente che si è accasciato nella vettura che mi sta di fronte. Ma nessuno sembra badare a me o a lui.
“Cristo santo, devo scendere…non posso lasciarmelo morire davanti!”
La vettura del poveretto si è infossata in una depressione della strada che ovviamente l’acqua ricopre.
La portiera della mia auto si è incastrata. “ Apriti, maledetta!”
Sarà la forza della disperazione, ma riesco a svincolarmi, solo che una valanga d’acqua non mi fa muovere neanche un passo. Cerco di far aderire le suole al terreno, ma è inutile. Qualcosa mi risucchia verso il basso. Pochi secondi e diventa tutto acqua. Fuori e dentro di me. L’acqua invade le fibre del mio essere, annacqua i neuroni, fa galleggiare gli organi vitali, dilaga e spezza connessioni e circuiti, offusca la memoria, cancellando le diapositive dei ricordi. Eccomi qua, riassorbito dal mio brodo primordiale. Non mi resta che attendere e lasciarmi trascinare dalla corrente verso nuove possibilità esistenziali. Per adesso passo e chiudo.
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Una morte orribile e imprevedibile. Ricorda purtroppo tragicamente scene viste alla tv. E come una persona possa, fino alla fine, credere di riuscire a salvarsi malgrado il disastro.
Maria Nives Pasqualini