Racconti nella Rete®

25° Premio letterario Racconti nella Rete 2025/2026

Premio Racconti nella Rete 2022 “Lapo o la quercia di Pinocchio” di Stefano Facciolo (sezione racconti per bambini)

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2022

Fu nell’anno del signore 1430, che Lapo realizzò il suo sogno: divenne l’arbusto di una quercia.

Suo padre e sua madre, contadini che vivevano in una capanna nella campagna toscana in provincia di Lucca, lo misero al mondo dieci anni prima, e gli dettero il nome di Lapo. Appena partorito, i suoi genitori si accorsero subito che non era un bambino robusto, anzi tutt’altro: Lapo ero di poco più grande di una lepre. Pensarono che sarebbe morto di li a pochi giorni. Si affrettarono a farlo battezzare da un frate che passò a chiedere questua nella loro povera abitazione, in cambio di quelle poche noci e qualche uovo che gli dettero.

Lapo non morì, ma continuava a crescere poco, mangiava quasi niente e non parlava. Era molto ammirato dalla natura che lo circondava: sia gli animali che le piante rapivano la sua attenzione quotidiana. A causa della sua gracilità non poteva essere impiegato nel lavoro dei campi, e quindi il padre che lo vedeva come un mangiapane a tradimento, sempre intento a star seduto nullafacente, lo cacciò di casa.

Lapo si ritirò nel bosco limitrofo, e lì, mentre cresceva sempre più magro e stortignaccolo nutrendosi di erbe e radici, fu colpito dalla bellezza e dalla mestosità degli alberi. Volle capire come facessero quegli esseri maestosi che pure erano fermi e ben piantati a terra, ad essere sempre in quelle condizioni di rigogliosità e forza. E scoprì le loro radici. Scavando il terreno, soprattutto di piantine piccole, vide che avevano alla loro base questa peluria che se rimaneva nel terreno le faceva crescere, altrimenti si seccavano e morivano.

E fu così, che gli venne l’idea: fece una buca e ci mise i suoi piedi dentro.

“Anche io diverrò forte, alto e robusto come uno di questi alberi” pensò dopo aver coperto ben bene i suoi piedini nella buca. E si addormentò.

Oggi, lungo una strada che da Pescia conduce a Capannori, in provincia di Lucca, vive una delle più spettacolari querce d’Europa, un’enorme roverella. Il possente albero, a seguito di studi sulla sua datazione, sembra che viva da 600 anni. I suoi rami si estendono per 40 metri e cadono pesanti verso il basso.

Carlo Collodi, che sembra abbia passato le sue vacanze di bambino in questo luogo, rimase così colpito dalla maestosità di questa quercia, che volle inserirla nel suo capolavoro “Pinocchio”; da questa quercia arriva il ciocco da cui viene costruito il burattino. E’ sotto questa quercia che Pinocchio incontra il Gatto e la Volpe e dove poi viene impiccato ai suoi rami.

Le persone del posto la chiamano Lapo per la sua capacità di protegge chi vi si ripara; per i visitatori è “la quercia di Pinocchio”.

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1 commento »

  1. molto carina questa “ricostruzione” fantastica che ha radici nella letteratura e nella tradizione. Bravo!

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