Racconti nella Rete®

25° Premio letterario Racconti nella Rete 2025/2026

Premio Racconti nella Rete 2022 “Il Bove” di Lucia Marsili

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2022

Recentemente ho acquistato un nuovo telefono cellulare perché il vecchio mi faceva i dispetti e, per “configurarlo”ho dovuto rispondere ad alcune domande cosiddette di sicurezza,una delle quali chiedeva il mio soprannome da bambina. Dopo aver riflettuto un attimo ho esclamato-“BOVE”!-
Me l’ero proprio scordato ma davvero, per la mamma e per i fratelli,io ero il BOVE !
Il motivo di tale nomicchioro è semplice: qualsiasi cosa mi capitasse io non mi scomponevo e se qualcuno cercava di attaccar briga rispondevo con l’indifferenza( non ero però un don Abbondio,i problemi veri li ho sempre presi di petto!).
Tutti questi pensieri si assembrano nella mia mente mentre sto osservando il ritratto del mio nonno paterno ,dipinto a olio su tela,da mio padre. “Ecco a chi assomiglio!”
Già ,non potevo essere l’unico BOVE in una famiglia di “..creativi agitati”.Il mio nonno Emilio, infatti ,era la mitezza personificata.
Ricordo bene quando,rientrato dall’ Argentina,vedovo e senza aver fatto fortuna,si adattò facilmente a vivere con noi facendosi servo di una famiglia numerosa,rumorosa e con tanti problemi contingenti.
Erano i primi anni del dopoguerra , io ero piccolissima e non rammento molto di quel periodo,tuttavia non ho dimenticato che la nostra stanzina
dei giochi in cui troneggiava anche una monumentale macchina da cucire ,” Singer”usata dalla mamma e dalle sue amiche,fu velocemente sgombrata per diventare la camera da letto del nonno sconosciuto.
Non la occupo’ per molto però ,per via che la mia famiglia cresceva di numero a ritmo serrato ed i tre fratelli maschi,ultimi arrivati,non si sapeva dove metterli! Così fu deciso di trasferirlo giù al primo piano(il nostro appartamento era sottotetto) dove già avevano una camera riservata i suoi cognati (lo zio Galliano e la zia Anto’,fratelli della nonna Ro’,la moglie morta) .
Si adattò ancora silenziosamente alla nuova sistemazione ed anche ad ogni tipo di lavoro; lo rivedo nella nostra grande soffitta dove sotto l’unica finestrella era posto un vecchio tavolino da calzolaio:lui stava lì a giornate ,seduto su un minuscolo sgabello,sempre chino con la sua sproporzionata gobba sulle spalle,mentre cercava di aggiustare le nostre scarpe o qualsiasi altra cosa , con uno strano martelletto,purtroppo andato perso.
Quella sua posizione costituiva però un appetitoso invito al dispetto , soprattutto per il mio fratellino Andrea,un Attila in miniatura che,un giorno,girottolandogli intorno,penso’ bene di imitarlo,cercando di aggiustargli la gobba con una martellata.
Ben presto,comunque il nonno dovette abbandonare anche questa postazione perché la polleria della zia Anto’stava aumentando velocemente le sue vendite (era il tempo della ripresa economica) e lui si trovò a dover collaborare diventando l’ “assassino” ufficiale di polli e conigli.
” -ASSASSINOOO! “- era l’epiteto che noi numerosi nipoti gli lanciavamo dall’alto delle finestre della corte ,mentre lo guardavamo pelare i polli e spellare conigli.
L’unica sua risposta :-“OBLIGATOOO! “-
Quando mangiavamo tutti insieme nel cucinone del piano terra,Emilio aveva il vizio di dondolarsi sui gambi della sedia aspettando il suo turno di essere servito ma,ogni tanto,sbilanciandosi troppo, lo vedevamo sparire sotto l’enorme tavolo,tra le risate di noi bimbetti ed i rimbrotti della zia Anto’.
La zia Anto’. “sbottava”spesso con lui,specialmente quando lo sentiva brontolare fra se’ e se’.
-“E’ inutile che tu bugni,la bistecca e’ per Galliano,noi si mangia quel che c’è “-
Lo zio Galliano era ritornato a piedi dalla Germania come reduce di guerra portandosi dietro una grave malattia polmonare e sua sorella lo curava a suon di bistecche suscitando l’invidia e la giusta voglia del cognato che aveva la colpa di essere sano come un pesce.
Quando,pelando i polli,ci raccontava stranissime fiabe di fantasmi,assassini,anime del purgatorio in pena ecc…,noi bimbetti lo ascoltavamo per ore a bocca aperta; (ancora oggi ogni volta che percorro il viale alberato che porta a Nocchi,continuò ad immaginare la voragine che in una notte tempestosa si aprì nell’asfalto sotto i piedi di un uomo molto cattivo,catturato dal diavolo ed inghiottito nell’inferno) ,e la nostra fantasia correva mentre le piume dei volatili ondeggiavano nell’aria soffermandosi e appiccicandosi sulla sua testa pelata.
Sono contenta di assomigliarti NONNO, anche a me piace il poncino come chiedevi tu da “Celero”! Sei stato un uomo piccolo …ma grande!

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2 commenti »

  1. Mi è piaciuto molto questo racconto. Dipingi bene la figura del Nonno, in ogni sua caratteristica, e leggendo il racconto sono riuscita a dargli vita, a vederlo. Mi sento di aggiungere che ho notato qualche erroretto di punteggiatura, così come qualche spazio mancante, forse passato inosservato. Consiglio una rilettura in più, non si sa mai! Nonostante questo appunto, il racconto mi è piaciuto! Complimenti.

  2. Concordo con le osservazioni di Alice Frisinghelli. A mio parere, il punto di forza di questo racconto è il personaggio del nonno che prende forma man mano che la storia si dipana. Infatti, è attraverso gli eventi, quelli di rilievo come
    pure quelli di minore importanza, che concorrono alla costruzione di questa breve narrazione, contribuiscono a rendere sempre più nitida ed efficace l’immagine di quest’uomo, mite e sfortunato, capace di adattarsi alle circostanze, anche alle più infauste. Mi è piaciuto anche il finale, in cui l’autrice testimonia l’affetto e la considerazione che l’ha legata al nonno compiacendosi della sua somiglianza a questo suo “antenato” un po’ speciale.
    Mi unisco ad Alice anche nel suggerire qualche rilettura in più. Purtroppo è molto difficile “sconfiggere” del tutto i refusi!

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