Premio Racconti nella Rete 2022 “Emozioni” di Salvatore Sblendorio
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2022Dopo oltre sessant’anni di duro lavoro, finalmente vidi il mio viso disegnato da profonde rughe colorate da sembrare un manifesto del tempo.
Ripercorro le antiche strade consumate da viandanti e venditori di speranze.
Lo faccio ogni mattina di corsa per fare dieci chilometri.
Corro per vincere la solitudine e stare in compagnia dei miei pensieri.
– Un giorno però –
Correndo, ebbi modo di guardare diversi particolari; vidi un semplice sassolino, lo guardai con attenzione, mi sembrava un’opera d’arte.
Correvo su un viale coperto da tanta foglie ingiallite, mi sembrava un tappeto colorato.
Un pensiero si fa strada prepotentemente.
– Fotografare le mie emozioni –
In modo inconsapevole diventa una esigenza.
Se ero un poeta, potevo scrivere tante poesie, se ero uno scrittore potevo scrivere tanti racconti, ma, come un musicista si affida allo sparito per poter suonare, allo stesso modo le emozioni mi indicano cosa scrivere.
Purtroppo non so leggere l’emozione, quello che scrivo è privo di quella qualità letteraria per descriverla in modo accurato.
Scrivo parole, non so scrivere emozioni.
Ero al nono chilometro della mia corsa, mi apprestavo a fare un allungo quando vidi tra i cespugli un sacchetto bianco, chiuso accuratamente.
Spinto dalla curiosità, mi apprestai ad aprirlo.
Fui sorpreso nel vedere che conteneva posate d’argento di ottima fattura.
In fondo al sacco intravidi una busta sigillata.
Presi la busta con l’intento di leggerla, così da riuscire a rintracciare il proprietario.
Pensai che il sacco era stato perso durante un trasloco.
Improvvisamente arrivarono i carabinieri, mi colsero con le mani nel sacco.
Ero sudato per via della corsa.
Stavo correndo con la refurtiva.
Fu la logica conclusione dei carabinieri.
Fui arrestato.
Come dargli torto, avevano tutti gli elementi per incolparmi.
Non mi preoccupai, sapevo di essere innocente, credevo nella giustizia.
Passai la prima notte in carcere, in attesa di essere interrogato.
Mi ricordai della busta che trovai nel sacco, che misi in tasca.
Mi affrettai a leggerla.
Erano lettere scritte da un bambino abbandonato.
Erano bagnate dalle lacrime, asciugate dal vento e sbiadite dal tempo.
C’era scritto:
– Cara mamma, perché mi hai abbandonato?
La mia infanzia è stata bruciata, a causa della tua assenza.
Mi bastava una carezza, l’emozione mi avrebbe fatto gioire.
Vivo in una casa famiglia, vedo tante mamme, ma non la mia.
Un assistente oggi mi ha regalato una chitarra dandomi alcune lezioni.
Cerco di trovare l’emozioni nella musica, per poter sopperire anche in minima parte alla emozione di una tua carezza.
Il tuo caro figlio Renato Cassanelli
– Nove Gennaio 1945 –
– Sono trascorsi 76 anni.-
Chissà, sarà in vita? mi chiesi.
Cercai di addormentarmi ma senza successo.
La mattina non mi fecero il solito interrogatorio in quanto, avevano già arrestati i ladri.
Ripresi le mie attività amatoriali di scrittore e atleta.
Durante la corsa ebbi modo di meditare sull’accaduto e desideravo trovare l’autore della lettera.
Passarono diversi mesi, lasciai perdere ogni speranza di rintracciare Renato.
La corsa cominciava ad affaticarmi sempre più, gli oltre sessant’ anni cominciavano a farsi sentire.
Dopo una lunga salita mi fermai per prendere fiato.
Vidi una panchina, sembrava mi invitasse a sedere.
Accettai l’invito, per la prima volta cominciai a guardarmi intorno.
Guardai il sole, intravedevo la luna, non vedevo le stelle, ma ero certo che ci fossero.
Ascoltai il silenzio della creazione, mi apparve come un libro mai letto.
Lo aprii a pagina 1978
– Brigate rosse, la morte di Aldo Moro, gli esami di stato, un bambino caduto in un pozzo, giro pagina, mia madre che asciugava le mie lacrime
Pensai a Renato, privo dell’affetto della madre, poi pensai alla nascita di mia figlia.
Le emozioni mi prendevano prima a pugni, ma poi mi accarezzavano.
Vidi svolazzare gli uccelli che costruivano il nido.
Il fruscio dell’acqua del fiume attirò la mia attenzione.
L’acqua del fiume scorreva verso il mare, come il tempo scorre dal presente verso il futuro.
L’acqua non si fermava davanti allo scoglio, ma lo raggirava e continua la sua corsa.
– Pensai ai miei ostacoli, come potevo superarli?-
Rallentai la corsa della vita, mi soffermai sui dettagli di ciò che appariva.
Alzai la testa e vidi per la prima volta le mura di Lucca.
Mi alzai e cominciai non più a correre, ma a camminare, oltrepassai le imponenti mura, non potei fare a meno di ammirare e provare nuove emozioni.
Mi inoltrai in Via dei Cervi, lessi sul muro <vicolo della felicità> alzai la testa e vidi la vecchia torre dei Guinigi, mi resi conto di non averla mai visitata.
Continuai a camminare posando lo sguardo su imponenti palazzi storici.
Mi fermai per guardare la piazza anfiteatro.
Abitando nelle vicinanze la conoscevo bene, ma non avevo mai notato la sua grandezza.
Immaginavo i vari personaggi, attori romani, che facevano sfoggio delle maschere nel recitare.
Mi incamminai sul viale per visitare i due ettari dell’orto botanico.
Passai davanti al museo di Puccini e arrivai al Duomo di San Martino.
Stavo per entrare nel bar per prendermi un caffè, quando mi resi conto che ero zuppo di sudore e decisi di rientrare a casa farmi una doccia; per poter poi continuare a fare il turista.
Mi vestii in modo classico, ero un patito delle scarpe lucide, la cravatta intonata al vestito, e una macchina fotografica per immortalare paesaggi particolari dalla giusta luce e angolazione.
Dopo aver fatto una decina di foto, si fece sera.
Decisi di andare a prendermi un caffè, ma passando davanti a un ristorante decisi di prenderlo dopo aver cenato.
Entrai nel ristorante e fui scambiato per un turista.
Mi immedesimai nella parte .
In sostanza era la prima volta che vedevo la zona in cui abitavo con gli occhi di un turista.
Mentre il cameriere mi portò il menù, sentii una musica che mi riportava indietro nel tempo.
Era la mia musica preferita, poi sentii un assolo con una chitarra elettrica, non feci caso che il cameriere mi aveva portato l’antipasto, mi alzai per andare a complimentarmi con il chitarrista.
– Mi chiamo Roberto Visani, lei è molto bravo con la chitarra gli dissi
– Grazie del complimento, io mi chiamo Renato Cassanelli.
Per poco non cascai per terra, mi afferrai alla sedia e balbettando dissi:
– Ha detto Renato Cassanelli? Certo ribatte’
– Ho una lettera da consegnargli, non so però se è proprio lei Renato Cassanelli che cercavo.
– Mi scusi ma come mai non mi ha consegnato a casa la posta, visto che fa il postino?
Non riuscii a rispondere, misi le mani in tasca presi la lettera e la consegnai.
Renato prese la lettera, appena lesse le prime righe, cominciò a piangere come un bambino abbracciandomi tanto da farmi male.
Compresi che era lui quel bambino abbandonato.
Presi il fazzoletto e gli asciugai le lacrime.
Chiesi al cameriere di aggiungere un posto al mio tavolo.
Avevamo tante cose da dirci, ma non riuscimmo a parlare, consumammo la cena quasi in silenzio e con un nodo in gola in seguito Renato sfogò la sua gioia con la chitarra elettrica.
Tutto nacque da una semplice emozione, un semplice sassolino che mi sembrava una opera d’arte.
Da allora le emozioni mi fecero compagnia.
Giro fra le strade di Lucca non più come residente, ma come turista.
Una semplice emozione ha scatenato il desiderio di osservare quello che non vedevo e udire quello che non sentivo.
Un’emozione! Scaturita quasi dal nulla mi ha riportato a correre di meno e osservare di più.
Un’emozione, non è stato un grido nel deserto, ma un grido per svegliare sentimenti nascosti.
Mi rendo conto che tutto quello che scopro, era coperto da un modo di vivere distratto.
Un’emozione, mi ha fatto scoprire il valore della comunicazione, non solo con i paesaggi che mi circondano, ma anche persone come Renato.
Un’emozione ha creato una bella opportunità: asciugare due lacrime dopo oltre sessant’anni e accorgermi che vivo in una splendida città circondato non solo da storici paesaggi, ma anche da gente semplice e meravigliose.
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La storia è davvero molto bella, mentre ho trovato in alcuni punti un po’ zoppicante la narrazione. Mi è parsa poco scorrevole la scelta delle brevi frasi una dopo l’altra, e poco precisa, per il mio gusto, la consecuzione dei tempi verbali.Consiglio di rivedere il tutto, perché può diventare un gioiellino.
Grazie Laura del suo pensiero, è il mio primo racconto che faccio per mettermi in gioco. Non ho la esperienza per raggiungere traguardi per soddisfare i vari gusti letterari. Certo che ricevendo consigli potrei migliorare. Grazie di cuore