Racconti nella Rete®

25° Premio letterario Racconti nella Rete 2025/2026

Premio Racconti nella Rete 2022 “Non sono Damiano” di Miriam De Marco

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2022

Scendo alla fermata Spagna e respiro l’odore metallico della metro. Indosso una coppola di velluto, uno zaino di pelle e un cappotto lungo fino ai piedi che tengo ben stretto, tipo l’incarto del Mc Chicken.  Mi muovo come Super Mario fra la folla e imbocco le scale mobili. Ho fretta: alle otto devo trovarmi sul quinto gradino della scalinata di Trinità dei Monti. Allungo il braccio per guardare l’orologio: un quarto alle otto. Stringo di nuovo il cappotto, ma dallo sguardo strabuzzato di una vecchia dal lato opposto intuisco il peggio: abbasso gli occhi al ginocchio e vedo spuntare dall’apertura uno stivalone di latex, un merletto di pizzo bordeaux con gancetto e una sensualissima autoreggente a rete incollata ai peli della mia coscia. Lancio alla signora un’occhiataccia da macaco. Lei guarda altrove, il viso fra il disgustato e il compassionevole, come a dire: “Ma dove arriveremo!”. Io invece mi domando fin dove scivolerà la giarrettiera. Speriamo non sul tacco a spillo altrimenti un giro dall’ortopedico è sicuro…

 Prima che pensiate male lasciatemi spiegare, non sono un maniaco sessuale. Mi chiamo Remo Speranza e sono un magnifico artista. Non esagero: sono ma-gni-fi-co! Ho il graffio di Fausto Leali e la potenza vocale dei tre de Il Volo messi assieme. Scrivo testi commoventi, compongo musiche sopraffine e suono di tutto, anche le caffettiere. Da anni invio brani ovunque, faccio provini per ogni factor possibile e cerco di partecipare ad Amici. Sarei felicissimo di dimostrare a Belén quanto valgo, ma nessuno mi richiama. Sarà forse per la faccia paffuta e le maniglie dell’amore? Ok, lo ammetto, maniglioni antipanico… sarà perché sono alto un metro e settantatrè o per l’accento vibonese che mi fa aspirare pure quando mastico? D’accordo, non sono esattamente quel che si definisce “figo”, ma sono terribilmente bravo, porc…! Eppure sono costretto a guadagnarmi da vivere lavorando all’Irish pub sotto casa mentre in TV si esibiscono degli incapaci. Tipo quei quattro lì, quelle cartine geografiche con le gambe. Come si chiamano? Manziskin, Manzotin, la Berti li chiama Naziskin… insomma, quella banda di scappati dal circo che imperversano ovunque, da Sanremo alle discoteche. Questi soggetti con le loro tutine rosse hanno vinto addirittura l’Eurovision! Capite? E ora di più! Sono stati nominati best rock band agli MTV EMA di Budapest. Che vergogna!

É per colpa loro se mi trovo qui. Quando è arrivata la notizia della vittoria ero al lavoro e borbottavo guardando le immagini del TG sugli schermi del locale.

 «Io non capisco perché ce l’hai con loro!», mi fa il mio collega Alberto mentre spilla una pinta. Siamo dietro al bancone e fra i tavoli gremiti di gente riecheggia “Mammamia”.

 «Perché ci vuole rispetto per la musica! Giarrettiere, tacchi a spillo, trucco. Ma dove siamo?». Strofino nervosamente un bicchiere con uno straccetto.

«Dai Remo! Senti che ritmo pazzesco!», replica lui. «È potente, penetrante!»

«È una tua opinione!», asciugo un altro bicchiere, sdegnato.

«Sei solo invidioso!», ribatte lui, servendo un cliente.

«Invidioso io?», lancio lo straccetto infuriato, tremano anche le noccioline nella ciotola. «Io questa canzone la canto come niente! Faccio venir giù Piazza di Spagna!»

«Allora fallo!», mi guarda con aria provocatoria sotto al cappellone da Leprecauno. «Fra due giorni, alle otto di sera, sul quinto gradino della scalinata!»

«Mi sfidi? Certo che lo faccio!»

«Si, ma devi andarci vestito come Damiano: mascara, minigonna, tacchi alti, reggicalze e un bel perizoma!»

«Tu sei fuori!»

«E tu sei solo fuffa!».

Al pensiero di vestirmi come una drag queen vomito. Sono un artista serio! Ma forse i discografici cercano questo. Quei ragazzi a vent’anni hanno sfondato. Io ne ho ventinove. Dicono che se non trovi la tua strada entro i trenta sei un fallito. Una zaffata d’orgoglio mi sovrasta.

«Fra due giorni alle otto in punto sarò lì! Io Damiano me lo mangio a colazione!». Un gruppo di ragazzi mi applaude, non mi ero reso conto di urlare. Alberto mi sorride sornione.

«Hai già il tuo pubblico a quanto pare! Ti aspetto lì, rock star!».

Così eccomi qua, dopo aver saccheggiato di nascosto l’armadio di Greta, la mia coinquilina, nonché proprietaria di casa. Fra i suoi vestiti ho trovato un completino intimo di pizzo rosso, una giarrettiera e una minigonna. Le calze a rete stile capicollo le ho comprate dal cinese sotto casa assieme agli stivali da battona. Ho indossato il tutto davanti allo specchio e osservato il risultato: il look sarebbe stato perfetto se Greta non fosse magrissima e io un’arancina al burro; forse ho cerchiato troppo gli occhi con l’eyeliner, perché il contrasto con le sopracciglia folte mi fa assomigliare al gorilla del bioparco; a completare il tutto una vagonata di gel, per un lucidissimo effetto leccata di vacca.

 Sono uscito di casa alle 18:30. Ora sono le 19:55 e sono sotto la scalinata di Piazza di Spagna piena di turisti e avventori. Alberto non si vede. Sento il perizoma dividermi il sedere come Mosè le acque del Mar Rosso. Guardo il fatidico quinto gradino e vado nel panico. Ho una voglia matta di tornare indietro, ma sono un artista e gli artisti devono mettersi in gioco. Salgo lentamente: uno, due, tre, quattro…chi me l’ha fatta fare… cinque. Mi fermo e tolgo lo zaino, lo apro e tiro fuori delle casse per smartphone e un microfono. Guardo l’orologio: le sette e cinquantanove. Dove diavolo è Alberto?

Le otto in punto. O la va o la spacca!

Lascio cadere il cappotto e rimango in minigonna e reggiseno. La base parte fra gli sguardi stupiti della gente. Sento ridere fragorosamente ma lo ignoro. Chiudo gli occhi e inizio a cantare:

«Oh mammamia ma, oh mammamia ah!»

 Ci prendo gusto! Sono un creme caramel che ondeggia a tempo. Do un’occhiata al pubblico e vedo finalmente Alberto… aspetta un attimo, non è solo! No! Non può averlo fatto: è con Stella, la ragazza che mi piace da pazzi e che mi sta guardando a bocca spalancata! La gola si secca e la voce si ferma. Riesco a malapena a dire“‘cause I’m Italiaaano!” che la gonna esplode, lanciando i bottoni come missili in atmosfera e lasciandomi in perizoma. Stella inorridisce e io mi blocco. La musica va avanti fra scrosci di risate, anche di Alberto. Ci sono cascato.

«Scusi», dice qualcuno dietro di me. È un carabiniere, accompagnato da un collega.

«Dovrebbe seguirci in caserma… vestito!»

Gli sono quasi grato.

«Certo…», bisbiglio, e mi piego per recuperare il cappotto sbattendogli il sedere in faccia. Il mio viso trasuda vergogna mentre intorno lampeggiano i flash dei cellulari. La dignità ormai è un vago ricordo. Mentre li seguo vedo avvicinarsi di corsa una ragazza e un cameraman:

 «Siamo de “La vita in diretta”, ci dice cosa stava facendo?»

 La manderei a quel paese ma ci ripenso: che ho da perdere? Con lo sguardo da Jocker urlo:

 «Io sono Damiano! Forza Måneskin!»

Mi ficcano nella volante che parte fra due ali di folla.

Sapete, tutto sommato sono soddisfatto: volevo la mia chance di diventare famoso? Eccola! Domani in TV parleranno di me! Già vedo i titoloni dei giornali e gli inviti nei salotti televisivi, e poi Ballando con le stelle in coppia con la Ermachkova! Mamma preparati!

FAN DEI MÅNESKIN SI DENUDA IN PIAZZA DI SPAGNA

Roma: ieri intorno alle 20:00 è andato in scena uno spettacolo a dir poco “originale”. Un fan dei Måneskin si è denudato sui gradini della celeberrima scalinata e ha iniziato una personale esibizione di “Mammamia”, ultimo successo della rock-band romana, davanti a una folla stupita e divertita.

Il giovane Remo Speranza, trentenne di origini calabresi, mediocre strimpellatore in cerca di fortuna, è stato tratto in arresto pochi minuti dopo e tradotto nella più vicina caserma. Damiano David, frontman del gruppo, si è detto colpito e commosso da una tale dimostrazione di stima, al punto da offrirsi di pagare al ragazzo tutte le spese legali. “È il minimo che io possa fare!”, ha dichiarato, ringraziando sentitamente Speranza.

Sono un “mediocre strimpellatore in cerca di fortuna” … un poveraccio praticamente! E anche un senzatetto, considerato che Greta mi ha sfrattato dopo aver riconosciuto le sue mutande sul giornale. Il proprietario dell’Irish pub invece è contento: sono la sua attrazione, le prenotazioni sono triplicate appena hanno scoperto che lavoro lì. La gente vuole vedere il “Dam-aniaco”: entrano quatti quatti e spiano dietro al bancone, mi studiano… credo che fra un po’ mi lanceranno le banane. Lo stipendio però è sempre lo stesso.

Mia madre non esce più di casa, ogni volta che le telefono squittisce: “Figghiu meuuu!”, e la sento battersi i pugni in petto come una prefica. Mio padre invece si nega, sentenzia da lontano: “É quello? Non me lo passare”.

Nessun invito nei salotti televisivi, nemmeno da Giletti.

Alberto esce con Stella. Mi ha detto: “Potevi dire di no!”, e sapete cos’è peggio? Che ha ragione, potevo dire di no. Il buono in tutto ciò? Che dal fondo si può solo risalire.

Ripongo l’ultimo boccale e mi tolgo cappello da elfo e grembiule. Saluto i colleghi, esco dal locale e mi avvio verso la pensioncina dove alloggio temporaneamente. I miei passi frettolosi risuonano sul marciapiede quando sento vibrare il telefono nella tasca del bomber. Guardo lo schermo: è un numero che non conosco. Sarà il solito scherzo serale – mi perseguitano da quando sono diventato “famoso” – ma rispondo lo stesso, almeno mi faranno compagnia lungo la strada:

«Pronto?»

«Pronto Remo! Sono Damiano!»

«Damiano chi?»

«Damiano David, quello dei Måneskin!»

«E io sono Cristiano Malgioglio!»

Sto per riagganciare ma lui mi blocca:

«Aò, ma nun me riconosci?», e lancia un acuto da perforazione con acufene. Cavoli, ma è veramente lui?

«Adesso mi credi?»

«Si… piacere…», il fischio persiste.

«Remo, non ci siamo scordati di quello che hai fatto. Daremo un concerto a Roma la settimana prossima. Volevamo invitarti ufficialmente a cantare con noi.»

Sono senza parole.

«Ao, ce sei?»

«Niente tacchi alti!», è l’unica cosa che riesco a rispondere.

Ride a crepapelle: «Ai tacchi ce penso io! Allora domani ti chiamerà il nostro agente per organizzarci! Ciao Remo, t’aspettiamo!»

Riaggancia.

Cavoli, questi Manzoskin non sono poi così male! C’è altro oltre al latex, al nastro adesivo sui capezzoli, ai testi spinti. Ci sarà un motivo se hanno vinto l’Eurovis…

Il telefono squilla di nuovo, è sempre lo stesso numero. Rispondo a razzo:

«Dimmi Damia…»

«PRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRR!».

Ok, ho capito. Pensate che io sia un illuso, un credulone, che il talento sia solo nella mia testa. Prendetemi pure in giro! Farò anche l’elfo in un Irish pub, servirò birre e mi farò respingere ai provini, ma non mi arrenderò mai! Ride ben chi ride ultimo! Perché non sono un Damiano qualunque… io sono un magnifico artista! Ma-gni-fi-co!

Loading

22 commenti »

  1. Finalmente un racconto degno di nota: originale, trascinante, con ottimi dialoghi e scritto molto molto bene. Complimenti!

  2. Grazie mille, davvero! Mi fa piacere che sia stato apprezzato e spero di averti regalato una risata.

  3. Condivido il parere di chi ha già commentato: racconto decisamente originale! Scrittura molto fluida e accattivante, non sono riuscita a staccarmi fino all’ultimo! Complimenti.

  4. Grazie per le parole dedicate al mio racconto! Ho lavorato sul ritmo della narrazione, sono contenta che questo arrivi…e spero anche tu abbia divertito!

  5. *ti

  6. Originalissimo! MI ha fatto dapprima inquietare (come l’anziana dei primi paragrafi), poi ridere, e poi anche piangere. C’è del vero umorismo pirandelliano in tutto questo e, sinceramente, penso che ciascuno di noi nella propria vita sia un po’ illuso come il nostro Remo Speranza… provate a negarlo!

  7. Ti ringrazio tantissimo per la definizione ” umorismo pirandelliano”. Davvero un gran complimento!

  8. Ma che bello! Divertente e tenero. Bella descrizione del personaggio e bel ritmo nella narrazione. Complimenti!

  9. Ti ringrazio molto! 🙂

  10. Molto divertente e originale, sicuramente più del mio commento! Però mi intristisce il finale: il protagonista è un antieroe fino in fondo, che non ha speranza di uscire dal suo fallimento. Un po’ come i grandi classici comici, Fantozzi, Mr. Bean e via dicendo.

  11. È un finale tragicomico che riflette la circolarità delle azioni: sopravvalutare le proprie capacità spesso impedisce di riconoscere i limiti, e non riconoscere i limiti non permette di raggiungere i propri obiettivi, nonostante le grandi capacità… Grazie per il commento ( per niente banale) e per l’occasione di riflessione.

  12. Super in tutto, anche nelle risposte ai commenti, complimenti.

  13. Gentilissima davvero <3

  14. Molto originale, complimenti! Dialoghi ben scritti. L’avrei reso più conciso e serrato all’inizio, giusto per aumentare il ritmo, ma ottimo lavoro!

  15. Ti ringrazio, anche per la critica costruttiva.

  16. Un altro me potrebbe benissimo essere quel papà!

  17. 😀

  18. Divertente, scritto bene, ottimi dialoghi… è uno dei miei preferiti!

  19. Proprio bello, ben scritto.complimenti!

  20. Bello e ben scritto, complimenti!

  21. Grazie mille

  22. Grazie mille Benedetta e Paola <3

Lascia un commento

Devi essere registrato per lasciare un commento.