Racconti nella Rete®

23° Premio letterario Racconti nella Rete 2023/2024

Premio Racconti nella Rete 2022 “Salvo” di Simona Ubertini

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2022

Un palcoscenico, la tenda rossa che si apre, la platea rimane in silenzio, tutti gli occhi sono puntati su di me…
Magro, giovane e solo…ah, già,  dimenticavo sono anche completamente nudo.
“Buonasera a tutti!!!!”….faccio una lunga pausa, so bene che mi stanno guardando incuriositi.
“Mi presento….Io sono il cattivo della storia”, allargo le braccia compiaciuto e sorridente; poi un rumore d’ossa rotte mi riporta alla realtà, con la punta del naso fra le foglie, sdraiato sulla pancia, mentre un anfibio sta stritolando il mio avambraccio; nessun mago sarebbe riuscito a farmi sparire, primo perché non mi trovo in un circo, secondo perché sono troppo alto da nascondere, il mio metro e ottanta sarebbe una missione impossibile anche per Houdini.
Scappare! Unica via d’uscita!
Sapevo che la mia potenza fisica da invertebrato non sarebbe stata d’aiuto…eppure quando vieni messo alle strette, anche l’ultima delle “cose improbabili da fare per salvarti” diventa una possibilità e tenti disperatamente, sperando che la sfiga abbia altro da fare. Ondeggiando a saltelli fra cielo e terra, con le braccia che annaspano nell’aria, i miei piedi da Bigfoot si annodano facendomi finire clamorosamente a terra! Un tonfo sordo, tutti ridono a squarciagola, non alzo neppure gli occhi, riconosco a chi appartiene ogni singola risata; vorrei piangere ma riesco a trattenermi.
“La prossima volta che ti chiedo di legarmi le scarpe, devi obbidire”, sento il suo piede affondare con forza sulla mia carne;
“Hai capito?”,  soddisfatto come il torero vittorioso, guarda trionfante i suoi compagni.
Addio sogni di gloria, con un filo di voce rispondo “Sì “, un sì arreso che fa lasciare la presa e rilassare l’aguzzino.
“Salve,  il mio nome è Salvo,…non sempre direi…e credo di avere un braccio rotto”…
Giro per il paese con il gesso che arriva fino alla spalla, fa caldo e mi pizzica da morire, il ferro da calza di mia nonna è diventato un fedele alleato, all’occorrenza lo infilo dal buco della mano e gratto pianino, che brividi di piacere e che puzzo di marcio, orrendo l’odore, eppure, ogni volta, rimango stregato e non riesco a fare a meno di annusare quell’attrezzo.
La nonna racconta spesso il giorno che sono nato, un marzo caldo, con forti raffiche di vento e la sabbia del deserto che bucava gli occhi; i dottori ripetevano continuamente che non era ancora il momento del parto e mia madre, con la pancia enorme, si trascinava a lavoro tutti i giorni, nella pasticceria di famiglia.
Sarà stato il tepore di quel nido, la sensazione di protezione, che io, di uscire, non avevo proprio voglia!!!
Erano passati 10 mesi e le gambe della mamma si erano trasformate in enormi cilindri, (forse era un elefante e non lo sapeva);  fu un dottorino giovane a salvare me e lei,  il mio cuore si sentiva a fatica e non ero il solo a patire.
Un taglio verticale sotto l’ombelico e dal buio la  luce era arrivata tutta d’un botto.
“Suo figlio sarà un bambino speciale” e con questa frase ci aveva rimandato a casa…chi sa quali super poteri avrà sto picciriddu e intanto gli anni passavano, con progressi lenti ma continui. La scuola elementare fu il mio debutto;
“Salvo, vieni alla lavagna a risolvere il problema”; la mia mano impugnava il gesso ed i numeri il loro ordine, senza dover pensare, la soluzione usciva da sola come i corpi dal marmo per Michelangelo.
Forse i miei pensieri erano infantili e lo sono tutt’ ora,  forse tutto quel vento lo avevo sentito bene anch’io prima di nascere, eppure la matematica parlava un linguaggio che conoscevo da sempre, come la ninnananna che mi cantava la mamma accarezzandosi la pancia.
Sono nuovamente nudo in quel teatro…
“Mi presento…io sono il cattivo della storia”…
I polmoni si gonfiano dentro il torace, vorrei essere un pavone, la mia coda colorata sarebbe adesso una ruota perfetta!
Sembra impossibile, ancora lui, dietro di me, lungo il corridoio durante la ricreazione, lo sento che mi afferra per il cappuccio della felpa e strattona così forte da farmi cadere la bottiglietta che sto bevendo.
“Sfigato, pulisci subito per terra…guarda che casino hai fatto” , mi tiene schiacciato sul pavimento come fossi uno straccio…devo smettere di fantasticare …come cito la frase “Mi pres…..”
Il ragazzo, rincara la dose dandomi un colpo sulla testa…ecco per l’appunto….scuoto il capo non per la botta, ma per quella coincidenza che sembra risvegliare il torero.
Pulisco, non ho voglia di discutere…sì,  a chi la racconto…volessi farlo rischierei l’ennesimo gesso, io sono un pacifista per natura e poi, questo è l’ultimo anno di medie, per fortuna.
È novembre e lo Scirocco è tornato a fischiare, sono giorni che insiste con concerti improvvisati, la gente è stufa ed anche un po’ allarmata.
Il freddo ha allentato la morsa lasciando un tepore quasi primaverile, come sempre la sabbia è arrivata da lontano e senza chiedere il permesso ha invaso le strade,i tetti, i vetri delle auto, le case ed i nostri banchi di scuola.
La campanella sta suonando per la seconda volta, professori e studenti sono già  in classe per l’inizio lezione.
Mi scappa la pipì , sento pungere la vescica…
“Professore, posso andare in bagno?”
“Certo”, non si gira neppure, quello di tecnologia mi vuole bene ed accoglie sempre le mie richieste.
Cammino a gambe strette, con la mano premura sulla cerniera dei pantaloni, ho con me il kit di sopravvivenza, mutande, salviette e copriciambella, poco avventuriero, lo so… ho forse mai parlato di viaggi nelle foreste Amazzoniche?
Entro nel bagno, sono già con i pantaloni abbassati, non chiudo neppure la porta, sento il corpo perdere la tensione iniziale, un brivido di piacere mi scorre lungo la schiena ed un sibilo lunghissimo provenire da qualche bagno più in là.
Mi affaccio sporgendomi indietro…perfetto!…ho fatto un macello.
Non vedo nessuno.
Pulisco per terra con la carta igienica, tiro lo sciacquone e vado a lavarmi le mani, non sento più niente ma cerco con gli occhi qualcosa intorno a me.
Lo vedo, il torero è violaceo in volto, ha gli occhi cerchiati, appoggiato fra il muro ed il gabinetto, non ha più forza, allunga la mano verso di me….
Le luci mi accecano,  sono io il protagonista, sento tanti occhi che mi fissano.
“Mi presento…io sono il cattivo della storia”
Chi sa se può bastare a rianimarlo…lo guardo immobile, mentre il suo, sta perdendo potere…
Frugo nel sacchetto delle mie cose utili, prendo la pompetta  per l’asma ed una pasticca di cortisone….riconosco quel viso…la mancanza d’aria….
Quando arrivano a soccorrerlo,  il torero ha ripreso colore….
Le tende si aprono…faccio un inchino verso il pubblico…
“Mi presento ….io sono Salvo e sono nato in una giornata di Scirocco”.

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1 commento »

  1. Racconto intenso, di calde emozioni come un vento di scirocco, che mette in luce come le umane fragilità e diversità possono essere potenti armi del “bene” per tutti.
    Il migliore di quelli pubblicati qua dall’autrice a mio parere.

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