Premio Racconti nella Rete 2022 “Le Super C” di Irene Giacomelli (sezione racconti per bambini)
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2022C’era una volta, nella campagna toscana, un paese desolato: le case erano disabitate, la natura
aveva preso il sopravvento e vi si era stabilito, in pace e tranquillità, un insolito personaggio di
nome Chiapparello, il fratello sfortunato delle Tartarughe Ninja.
Vi chiederete perché? Beh, perché i suoi fratelli avevano tutti nomi importanti: Michelangelo,
Raffaello, Leonardo. Poi, quando arrivava lui a presentarsi e diceva di chiamarsi Chiapparello,
tutti ridevano. Per questo, dopo tanto vagare, si era ritirato in questo luogo, senza correre il rischio
che qualcuno lo potesse prendere in giro.
Un giorno, mentre se ne stava inoperoso nella sua vita da perpetua quarantena che tanto aveva
desiderato e con grande fatica si era costruito, si accorse di non essere più solo.
Infatti, sentì una vocina: «Quant’è bella gentilezza che si fugge tuttavia…»
E lui: «Bambina, che hai fatto? Hai perso la via?»
«No, no,» – rispose – «ripetevo una poesia.»
E lui, ancora: «Cerchi una birreria?! Eh no, sei troppo piccina per la birra e poi qui è tutto chiuso.»
La bambina iniziò a sentirsi presa in giro, ma rispose mantenendo la calma: «Non hai capito,
tartaruga, macché birreria, che cosa dici?»
Ma Chiapparello non si arrese e continuò: «Sei venuta in bici? E dove l’hai parcheggiata? Sai
te la possono anche rubare, se non la leghi…»
Questa volta la bambina iniziò ad indispettirsi e con tono deciso, esclamò: «Chiedo scusa, bevo
sempre acqua naturale, vado sempre a piedi e mi comporto sempre bene».
Poi, sollecitò l’estraneo alle buone maniere che, però, lui dichiarò di non conoscere, né di averne
mai ricevute in educazione. Con grande pazienza e gentilezza, la bambina provò a spiegare che,
prima di tutto, quando due persone si incontrano, si devono salutare e presentare. Lo invitò a
provare. La tartaruga, tuttavia, ebbe questa infelice uscita:
“Ehilà bbbella, come butta? Sono Chiapparello, il fratello sfortunato delle Tartarughe Ninja e tu
sei la Fata Smemoranda, la sorella sfortunata della Fata Smemorina?»
La bambina lo corresse, dicendo che avrebbe scelto un tono un pochino meno rozzo: «Sembri
un istrice a cui hanno pestato i calli dei piedi?!? Comunque, no, non sono la Fata Smemoranda.»
Chiapparello, abituato com’era a stare da solo, continuò con un atteggiamento alquanto gretto e
dozzinale e disse: «Ma tu mi nascondi qualcosa, hai l’aria da precisina, perfettina, chiccolina,
biscottina, ma non mi incanti, Fata Smemoranda, ora appena mi giro te… trac mi fai un
incantesimo! Perché non mi vuoi dire che sei la Fata Smemoranda?»
«Non te lo dico, perché non sono la Fata Smemoranda…» – la bambina esordì con grinta, poi
continuò: «Sono Rosa Cappuccetto.»
Chiapparello sudava, non riusciva a capire e le rispose di conoscere solo Cappuccetto Rosso.
Allora, Rosa Cappuccetto iniziò a raccontare: «Cappuccetto Rosso è la nostra mamma, mia e
delle mie sorelle: Gialla Cappuccetto, Verde Cappuccetto e Bianca Cappuccetto.»
Chiapparello, che era al limite della follia, esclamò: «Oh da dove saltano fuori tutti questi
cappuccetti, avete dato lascio ad una sarta impazzita??»
Con la sua solita calma e gentilezza Rosa Cappuccetto disse: «No no, stai calmo, ora ti spiego,
ma dimmi, tu dove vivi?»
«Qui.»
«Sì, ma viaggerai qualche volta?»
«Sì, certo, da qui a lì… un po’ più in là no, perché ho troppa paura!»
Rosa Cappuccetto era demoralizzata, la conversazione non andava avanti, ma non si arrese:
«Ah, capisco, ma ascolterai qualche notizia alla radio o alla tv, o leggerai qualche libro?»
«Macché,» – rispose Chiapparello – «sento solo il gazzettino della migrazione, due volte all’anno
quando partono e tornano le rondini e, quanto ai libri, non faccio in tempo, perché me li spediscono i miei fratelli, ma arriva sempre prima a sgranocchiarli Armando, il castoro.»
«Va bene,» – si arrese Rosa Cappuccetto – «non ci puoi conoscere, allora ti spiego: Gialla
Cappuccetto, Verde Cappuccetto, Bianca Cappuccetto ed io, Rosa Cappuccetto, siamo sorelle
gemelle e ci chiamiamo le Super C.»
«Le Super-C?» – interruppe Chiapparello – «Che nome è Super-C? Sembra il nome di una
medicina per l’influenza: ti comunico, bambina, che sto bene, sono stato al mare dieci anni fa ed
ho respirato lo uovo.»
«Avrai respirato lo iodio? Con l’uovo ci si fa la frittata…» – disse Rosa Cappuccetto, che riprese:
«Comunque son contenta che stai bene. Ti finisco di spiegare: Super-C sta per Super Cappuccetto, le super-eroine dalla parte dei bambini e ognuna di noi ha una divisa di un colore e una missione speciale; non abbiamo le ali, né i glitter, non siamo alte magre e belle…»
Chiapparello la interruppe: «Insomma allora vi manca tutto!»
Ma poi Rosa Cappuccetto continuò: «Ci accontentiamo e nel nostro piccolo salviamo il mondo:
Gialla Cappuccetto regala libri e giochi a tutti, fa divertire e per niente dormire: con Gialla si gioca
a palla, si rincorre la farfalla e si balla! Con Verde Cappuccetto non ci si perde, è appassionata
esploratrice e una naturalista campeggiatrice, ha una vita bio insieme al suo trio: cavalletta, gatto e
procione e quando arrivano fanno un gran ciclone; ama la natura e la raccolta differenziata, di aria
fresca dona a tutti una bella boccata! Con Bianca Cappuccetto la fantasia non ti manca, quando
soffia sugli occhi di qualcuno fa sì che viva un motoraduno, o che riscopra la bellezza d’immaginare straordinarie avventure in mezzo al mare, o che prepari incantesimi meravigliosi per personaggi davvero curiosi, o che intraprenda imprese coraggiose con principesse e piratesse graziose! E poi ci sono io, Rosa Cappuccetto di gentilezza assai contagiosa, dei modi educati vorrei tutti fidanzati e delle parole magiche vorrei le persone belle cariche. Ora hai capito?»
«E Cappuccetto Rosso??» – chiese, infine, Chiapparello.
«Lei,» – spiegarono le Super-C in coro – «è la nostra mamma, ci segue nelle nostre missioni,
sempre connessa con noi, e scrive i nostri articoli sul Giornale dei sogni dei bambini.»
A quel punto, Chiapparello non aveva più l’aria spavalda e si fece serio: «E chi non è più bambino
come me?»
Rosa Cappuccetto, con la sua impeccabile gentilezza, chiarì: «Dentro il cuore di ogni individuo,
c’è sempre un bambino. Scusa, Chiapparello, noi ti salutiamo, dobbiamo andare a salvare il
mondo!»
«Aspettate, ragazze!» – esordì Chiapparello – «Posso essere apparso antipatico, ma non lo sono e
vorrei tanto venire con voi per imparare a diventare migliore. Potrei essere il vostro tuttofare di
fiducia. Che ne dite?»
Le Super-C gli si schierarono di fronte a semicerchio e lo guardarono senza dire una parola.
Chiapparello, in realtà, temeva di essere stato così burbero e scortese di non meritarsi alcun posto
d’onore, tanto più a fianco delle super-eroine. Dopo un lungo minuto di silenzio, Rosa Cappuccetto prese il cellulare e compose un numero. Dopo tre squilli, qualcuno rispose e la bambina esclamò:
«Mamma, ti mando la posizione, vieni a prenderci con il furgoncino sette posti perché abbiamo
trovato un amico!»
Il team si strinse in un abbraccio affettuoso, in attesa di iniziare nuove avventure!
![]()
Trovare la propria unicità è un messaggio importante per i bambini.
Tutti diversi ma ognuno può donare qualcosa di sé utile agli altri.
C come…carino e colorato!!!!