Racconti nella Rete®

23° Premio letterario Racconti nella Rete 2023/2024

Premio Racconti nella Rete 2021 “Amore a tempo di virus” di Laura Zona

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2021

Si incrociarono davanti alla bilancia del banco di frutta e verdura. In mano un sacchetto di arance da pesare.“Prego, passi pure…” disse l’uomo con galanteria. La voce velata dalla mascherina. “No, no, è il suo turno, ci mancherebbe…” rispose la donna. Gentile, ma risoluta. Per un istante, gli occhi neri e profondi di lui pervasero quelli verdi e dolci di lei e, repentina, fu la sensazione di conoscersi da sempre.

“Insisto!” ribadì lui, ridendo.                          

“Se insiste, allora passo… Grazie…” disse lei, le labbra distese in un sorriso conciliante mentre raccoglieva l’etichetta e l’incollava sul sacchetto.

“Buona giornata…”. L’uomo si congedò con una leggera esitazione, quasi a cercare ancora un appiglio alla conversazione.

“Altrettanto” ricambiò la donna, allontanandosi.

“Strana sensazione…” fu il pensiero che attraversò la mente di entrambi, mentre scorrevano ciascuno la lista della propria spesa.

Una voce femminile alle sue spalle catturò l’attenzione dell’uomo che, distrattamente, stava scaricando nel bagagliaio le borse della spesa: “Credo abbia dimenticato il suo sacchetto di arance”.

Si voltò e la vide, sorridente, con il sacchetto in mano: “Sono tornata indietro perché avevo dimenticato i limoni e l’ho trovato. Ho pensato fosse suo…”

“Sono proprio sbadato…” rispose lui, felicemente sorpreso. “Mi dia il tempo di indossare la mascherina. L’ho tolta perché non mi fa respirare, ma sono raffreddato e non vorrei contagiarla”.

“Ho già superato l’influenza, non c’è problema…” disse lei, tendendogli il sacchetto.

“Vorrei stringerle la mano per ringraziarla, ma è meglio di no, vero?” rispose lui, facendo l’occhiolino.

“Meglio mantenere la distanza di sicurezza” concluse lei, ridendo.

“Ma… è solita fare la spesa il martedì a quest’ora?” azzardò lui, sperando di non essere troppo invadente.

“Dipende dal mio lavoro. Se posso sì” rispose lei.

Con coraggio, lui continuò: “Posso chiederle il suo nome?…Se non sono troppo curioso…”. 

“Valeria. Lei come si chiama?” gli tenne testa la donna.

“Alberto. Lo sa, Valeria, che per combattere il virus basta la vitamina C? Vale la pena di replicare la scorta di arance. Che ne dice? Ci troviamo la prossima settimana? Stessa ora? Stesso posto?” disse Alberto, con gli occhi che brillavano, speranzosi.

“Mi pare una buona idea la scorta di arance! È un bene di assoluta necessità e la spesa si deve per forza fare… Alla prossima, allora…”.

Valeria aveva risposto con allegria, salutandolo con un cenno della mano.

In altre occasioni, fiutando il pericolo, la sua mente sospettosa sarebbe subito intervenuta, imponendole una veloce ritirata. Da quando era finito il suo matrimonio, aveva posto un deciso stop a qualsiasi tipo di relazione. La scelta di dedicarsi ai suoi genitori, rappresentava un’isola di comfort. Vi si era rifugiata per proteggersi dal pensiero di una nuova storia d’amore e dalla paura di un possibile fallimento.

Questa volta, non poteva fare a meno di riconoscere che Alberto, lo sconosciuto, in pochi istanti e con un futile pretesto, era riuscito a farla sorridere come da tanto tempo non accadeva.

Alberto, a malincuore, l’aveva accompagnata con lo sguardo, mentre si allontanava. Negli occhi di Valeria riconosceva una luce indecifrabilmente familiare, uno strano senso di “deja vu”.

Qualcosa che non aveva mai riconosciuto in nessuna delle tante donne frequentate, come un incallito Dongiovanni, nel tentativo di colmare il vuoto lasciato da Paola, sua moglie.

La settimana dopo, si ritrovarono davanti al solito bancone della frutta.

Alberto era lì, preciso e puntuale come promesso, senza mascherina, il raffreddore ormai risolto, due sacchetti di arance in bella vista sul carrello. Valeria arrivò trafelata: un contrattempo al lavoro le aveva fatto temere di perdere, all’ultimo, l’appuntamento.

“Credevo di non trovarla più” disse Valeria, raggiungendolo.

“L’avrei aspettata fino all’ora di chiusura!” la apostrofò Alberto felice. “Le arance sono troppo importanti per la salute”.

“Può giurarci!” rispose Valeria tirando un sospiro di sollievo.

“A proposito, ecco qua il suo sacchetto. Mi sono permesso di prepararglielo.” Disse lui premuroso.

“Grazie per il pensiero”. Valeria lo ripose nel cestino sorridendo. ”È guarito… Vedo che non ha più la mascherina…”.

“Sì: ho rispolverato la cura delle tre elle che la nonna mi propinava. Da bambino era una rottura di scatole. Avrei preferito uscire a giocare piuttosto che essere confinato a letto con un libro. Stavolta ha funzionato alla grande. Ora sono come nuovo” raccontò Alberto, entusiasta.

“Mai sentita la cura delle tre elle… Come sarebbe?” domandò Valeria incuriosita.

“Letto, latte, libro. Molto semplice, non trova?”

“Semplice e assolutamente efficace dal momento che la trovo in gran forma” confermò Valeria “Cosa ha letto di bello?” chiese interessata.

“Il libro più ovvio da leggere in questo tempo L’amore al tempo del colera. Lo conosce?” rispose Alberto.

“Ho visto il film… Bellissimo!” disse lei.

“Sono spesso deluso dai film tratti dai romanzi ed ho preferito non vederlo. Comprai il librovent’anni fa e ne rimasi folgorato”. Spiegò Alberto.“È stato un piacere rileggerlo in questi giorni di isolamento. Vivo da solo e mi ha fatto buona compagnia”.

“Ha ragione, dipende dalla chiave di lettura del regista. Non sempre il film rende giustizia al racconto da cui è tratto. Cercherò il libro e lo leggerò senz’altro. Grazie per il suggerimento” replicò Valeria.

“Se ha piacere glielo porto la prossima volta che ci incontriamo…” aggiunse Alberto.

“La prossima volta? Magari allo stesso posto?” domandò lei, facendogli l’occhiolino.

“È l’unico che possiamo permetterci in questo tempo di restrizioni” rispose Alberto.

Scoppiarono, contemporaneamente, in una sonora risata: era bello sentirsi leggeri in un tempo così pesante. Fu spontaneo per entrambi continuare a farsi compagnia fino a raggiungere la cassa.

“Le pago il sacchetto di arance” Valeria aveva estratto il portafoglio dalla borsa per dare i soldi ad Alberto.

“Vorrà scherzare! Lo metta via subito! Sono io il debitore del sacchetto che ha recuperato la volta scorsa. Poi i soldi sono la cosa più sporca che esista, in tutti i sensi… Ma non si fermano mai e continuano a circolare, anche in questo periodo sospetto” disse Alberto, pagando con il bancomat.

“Concordo… Ma non doveva sentirsi obbligato a ricambiare… Comunque la ringrazio, è molto gentile”. Valeria lo aiutò a riporre i cestelli sulla pila a lato della cassa, mentre Alberto recuperava le borse della spesa.

Si avviarono verso l’uscita, ma, di fronte alla porta spalancata, per un attimo rimasero fermi, in silenzio, a guardarsi. Nel cuore la sensazione di vago malessere all’idea di doversi di nuovo salutare.

“È ora di tornare a casa, vero?” concluse Alberto con ironia, rompendo l’aura malinconica che li aveva avvolti “La cena ci aspetta…”

“Ehm, sì… Mi ha fatto davvero piacere incontrarla…” disse Valeria, tentennando.

“Assolutamente, un vero piacere anche per me. Beh… Nessuno ci vieta di darci un altro appuntamento… che ne dice?”.

Valeria, improvvisamente, si illuminò e, con entusiasmo, disse: “Sa che le dico Alberto?…Questo è il mio numero di cellulare…” la donna gli porse un bigliettino da visita e continuò: “Quando è stufo di leggere e ha piacere di fare una chiacchierata io ci sono…Sembrerà meno lungo il tempo fino al prossimo incontro, vero?”.

”Sicura che posso disturbarla?” domandò lui con gli occhi pieni di gioia.

“Assolutamente! Se le va, può leggermi qualche pagina del romanzo. Sarebbe bello condividerlo con lei…”.

Improvvisamente, Alberto si bloccò: nel giro di pochi secondi un mondo di ricordi invase la sua mente. Si era visto seduto sul lettino di Alessandro, intento a leggere una favola per intrattenerlo durante la lunga malattia…poi la voce di Paola, che gli annunciava la decisione di andarsene dopo il funerale del loro bambino…

Valeria notò che un velo di tristezza aveva offuscato gli occhi di Alberto e, preoccupata, chiese: “Tutto bene? Ho forse detto qualcosa che non va?”.

Scosso dalla voce di Valeria, Alberto si riprese immediatamente, allontanando i ricordi: Alessandro e Paola avevano fatto parte della sua vita e, mai, avrebbe dovuto cancellarli dal suo cuore, ma era arrivato il momento di voltare pagina. Il passato era “passato”.

Notò il turbamento sul viso di Valeria e provò un improvviso moto di tenerezza: da tanto tempo non si lasciava andare a quel sentimento. Si sentì dire, spontaneamente: “Stavo semplicemente pensando al fatto che mi sembra di conoscerla da sempre… Le leggerò con piacere tutto quello che desidera. Posso darle del tu, Valeria? Così mi sento più a mio agio…”.

Valeria si illuminò, rasserenata dalle sue parole: “Certo! Volevo chiedertelo, ma temevo di apparire sfacciata…anch’io provo la stessa sensazione e per tutta la settimana ho continuato a domandarmi dove ti avevo visto”.

Le misteriose maglie del tempo, con flessibilità, aprono varchi in cui possono accadere gli incontri. In realtà, è l’amore che muove le fila degli eventi con imprevedibile precisione.

Un oscuro virus, che sembrava dividere le persone, li aveva avvicinati, complice un banalissimo sacchetto di arance.

Sorrisero entrambi, felici di essersi riconosciuti. Gli occhi neri di Alberto finalmente potevano fondersi in quelli verdi di Valeria. Avevano ritrovato l’amore …un amore a tempo di virus.

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1 commento »

  1. Delicato, dolce e semplice questo incontro, due persone sole si trovano a fare la spesa, l’unica attività consentita a causa del virus… l’amore vince, sempre!

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