Racconti nella Rete®

23° Premio letterario Racconti nella Rete 2023/2024

Premio Racconti per Corti 2010 “Cattive Presenze” di Alessandro Musella

Categoria: Premio Racconti per Corti 2010

La sistemava e la aggiustava continuamente : un po’ più a destra, un po’ più a sinistra, la alzava leggermente per poi ruotarla nuovamente verso il basso. Poi saliva al piano di sopra, dava uno sguardo al monitor e riscendeva per ritoccarla ancora.

Lara stava cercando di trovare la posizione perfetta per la sua webcam, in modo da inquadrare bene il divano e il tappeto davanti. Voleva riuscire a tenere d’occhio la sua bimba di nove mesi passare il tempo con i suoi giochi mentre lei poteva stirare i panni al primo piano della sua casetta indipendente.

Certo, la casa era vecchia, gli spazi non erano certamente molto ampi e la posizione era isolata rispetto al paese, però era una soluzione indipendente e la aveva scelta perché la sua bambina potesse correre e strillare quanto poteva senza il timore di scontri con i vicini.

Così quella sera, prima di coricarsi, aveva approfittato di uno dei rari momenti di pace che Alice le concedeva abbandonandosi al sonno, per posizionare la telecamera.

La prese delicatamente e gli fece fare un mezzo giro a destra, poi salì le scale per andare a dare un’ennesima occhiata al monitor. Ma proprio nel momento esatto in cui fissava l’immagine sullo schermo, d’improvviso le parve di notare un’ombra attraversare la parete della sala in una frazione di secondo.

Lara si spaventò, brancò il telefono senza fili posto sulla scrivania e iniziò a scendere le scale dirigendosi verso la sala, accendendo tutte le luci che man mano si presentavano : corridoio, bagno, scale, ingresso, sala.

Una volta scesa, trovò la porta d’ingresso chiusa e la finestra leggermente aperta, ma la cosa non la sconvolse in quanto era stata proprio lei ad aprirla quella sera stessa per l’afa che attanagliava l’aria. Coraggiosamente analizzò la sala scrutando con lo sguardo tutti gli angoli, ma tutto appariva in ordine.

Si voltò e aprì la porta della cucina accendendo simultaneamente la luce. Tutto era in ordine. Entrò in cucina, scrutò pareti ed angoli ma senza notare nulla di insolito.

Ad un tratto un rumore proveniente dalla sala la fece sobbalzare. Lanciò un urlo di spavento e si voltò. Vide un moscone uscire dalla finestra passando davanti alla lampada a stelo posizionata accanto al divano e disegnando la sua ombra fugacemente sulla parete della sala.

Lara sorrise, poi spense la luce della cucina e serrò la porta. Chiuse la finestra della sala, abbassò la tapparella e tornò al piano di sopra spegnendo le luci dietro di sé.

Entrò nella sua camera da letto per controllare Alice che dormiva serena, poi andò nel bagno di fronte alla camera, lasciando la porta aperta.

Si lavò denti e faccia, poi spense la luce e tornò in camera. Ma uscendo vide un chiarore con la coda dell’occhio, si voltò ed era la luce dell’ingresso accesa che illuminava le scale. Il ventre le si contrasse d’improvviso, lei con le gambe tremanti si diresse nuovamente verso le scale accendendo ancora tutte le luci che incontrava e dicendo ad alta voce e con tono alto che forse l’aveva lasciata accesa.

Una volta giù la situazione era esattamente come l’aveva lasciata : tutto in ordine, tutto chiuso.

Spense la luce dell’ingresso, poi premette nuovamente l’interruttore ma la luce non si accese. Riprovò più volte senza successo poi finalmente la lampada si illuminò. Spense di nuovo e poi tentò ancora di riaccenderla ma la luce rimase spenta. Fece ancora un paio di tentativi, ma questa volta la luce non si accese più. Spense quella della sala e si incamminò verso la camera da letto, ma dopo due passi la luce dell’ingresso si accese da sola.

          Contatto di merda…

disse voltandosi. Poi spense per l’ultima volta la luce dell’ingresso e finalmente tornò in camera.

Accarezzò il visino di Alice, che dormiva serena nel suo lettino, le rimboccò il lenzuolo poi si sdraiò nel letto e spense la luce.

 

Dopo alcuni minuti e qualche cambio di posizione, quando i suoi pensieri finalmente avevano iniziato ad andare lentamente alla deriva, il pianto di Alice squarciò il silenzio.

          Ssssshhhhhhhhhhh, amore. Fai la nanna piccola della mamma, fai la nanna dai.

ma Alice continuava a piangere.

          Ti prego Alice, fai la nanna, la mamma è qui

ma la bambina continuava a strillare sempre più forte.

Cercò a tastoni l’interruttore della luce, lo premette, poi scostò il lenzuolo che le copriva le gambe e si alzò per calmare Alice.

Ma il lettino era vuoto. Alice era per terra, fuori dal lettino, che piangeva fortissimo.

A Lara gelò il sangue.

          Aaaaaaaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhh!!!! Aiuto ! Alice ! Aiuto ! Che ci fai lì? Come sei scesa!!?

Prese in braccio la bambina, afferrò il cordless che aveva posizionato sul comò e tentò di prendere la linea, ma il telefono era muto. Premette più volte il pulsante ma non c’era linea.

Le ante dell’armadio ad angolo iniziarono a socchiudersi e richiudersi lentamente e continuamente.

Gridò aiuto come più poteva mentre Alice strillava, corse giù dalle scale ma le gambe le tremavano forte quindi scese reggendosi al passamano e gridando a squarciagola mentre la luce dell’ingresso era accesa.

Le mancò improvvisamente la voce. Ma forte dell’amore per la sua piccola accese la luce della sala senza guardare da nessuna parte mentre Alice piangeva sempre più forte, si fiondò sul mazzo di chiavi che era appeso accanto alla porta, lo prese mentre le mani le tremavano come foglie, lo infilò nella toppa, aprì la serratura, spalancò la porta e scappò fuori correndo.

In camera le ante iniziarono ad aprirsi lentamente. Si delineò la sagoma di un uomo vestito con abiti scuri e guanti neri che uscì dalla cabina armadio e si diresse verso la finestra della camera da letto.

Scostò la tenda e osservò giù l’auto mettersi in moto e partire.

           Vieni su scemunito!

Gridò l’uomo  continuando ad osservare l’auto allontanarsi.

          Facciamo in fretta che quella chiama la Polizia, abbiamo poco tempo, muoviti!

Mentre io cerco di aprire la cassaforte, tu fruga  in tutte le stanze, capito? Veloce!

Poi estrasse dal giubbotto gli attrezzi di scasso ed iniziò a lavorare sulla cassaforte.

          Hai visto, eh?

continuò rivolto al compagno e staccando dalla parete il quadro che copriva la cassetta.

          Se non era per me oggi non la facevamo sta minchia di casa.

Tu che non lo volevi fare perché eravamo senza narcotico, eh?

E’ bastato farla spaventare ‘sta fimmena per avere la casa vuota, hai visto o no?

e nel frattempo continuava ad armeggiare con un arnese nella serratura della cassaforte.

Ma mentre era intento ad aprirla dietro le sue spalle la porta si chiuse di colpo sbattendo come se fosse stata mossa dalla corrente d’aria.

L’uomo si voltò e disse :

          Che minchia stai facendo? Ti metti a scherzare deficiente!

ma vide la chiave nella toppa della porta ruotare da sola chiudendolo a chiave in camera.

          Allora! La vuoi finire o no? Che minchia fai, apri sta porta.

ma non ebbe risposta. La chiave uscì dalla toppa e cadde sul pavimento.

L’uomo mollò l’attrezzo con rabbia e  girò attorno al letto dirigendosi verso la porta.

Ma appena fu di fronte ad essa vide una macchia di sangue proveniente da dietro la porta scorrere lentamente sotto di essa. Guardò in basso e vide nella pozza di sangue la chiave della porta.

Poi la luce della camera si spense e lui rimase al buio.

L’uomo in preda al panico aprì la finestra, si mise a cavalcioni sul davanzale mentre si sentiva la porta vibrare come sotto forti colpi che si susseguivano. Fece per voltarsi nel tentativo di aggrapparsi alla grondaia ma perse l’equilibrio e cadde nel vuoto. Poi un tonfo muto sul terreno. L’uomo rimare immobile al suolo mentre iniziò a uscire del sangue da sotto il suo capo.

E dall’esterno, alla finestra della camera, si stagliava in controluce la sagoma di una donna.

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1 commento »

  1. Il thriller regge fine alla fine, si fa apprezzare senza fatica… anche se la trama si presenta articolata più in un aspetto narrativo che in quello di un soggetto.
    Mi piace la chiusura, permette di concepire, ciascuno, il finale che si vuole e si crede.
    Mi spiace, invece, ritrovare disegnati i malviventi come i soliti siciliani, ma questo è un appunto dettato dalle mie origini 🙂
    Ottimo livello, ad ogni modo, nella sezione corti. Bella gara.
    “La scatola di cartone” la puoi aprire qui di seguito se hai qualche minuto prezioso a disposizione:
    http://www.raccontinellarete.it/?p=4010

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